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Bochesmalas

martedì 1 dicembre 2015

L'uomo merda


L'uomo merda, un (non)racconto peristaltico, senza trama, né capo né coda:

La vita dell’uomo merda era complicata, molto più complicata di quella degli altri. Di tutti gli altri, esseri umani o animali, qualunque fosse la loro condizione sociale, il loro sesso o la loro professione, e ovunque fosse la loro residenza, in questo o in qualsiasi altro pianeta conosciuto e probabilmente anche in qualsiasi altra galassia non ancora esplorata.
La sua condizione rendeva difficoltosa la sua stessa esistenza per un insieme di fattori che spesso si sovrapponevano.
Innanzitutto l’uomo merda doveva affrontare quotidianamente il problema del tanfo immondo che emanava costantemente. Questo suo piccolo difetto gli rendeva praticamente impossibile frequentare posti chiusi, locali o uffici pubblici, o anche solo utilizzare i mezzi di trasporto. Aveva cercato di ovviare a questo inconveniente con i più potenti e costosi deodoranti disponibili in commercio, ma nessuno aveva soddisfatto pienamente le sue aspettative. Anzi, spesso la combinazione di profumi, sostanze volatili, alcol e antagonisti del sudore, in combinazione con il suo aroma naturale, creavano una miscela odorosa ancora più fetida e nauseabonda.
Ma non era solo questo il fardello dell’uomo merda, lui aveva un altro nemico da affrontare tutti i giorni, in tutte le stagioni: il caldo. Con il calore dei raggi solari il suo corpo subiva delle spiacevoli mutazioni che potevano variare in base alla temperatura e al tasso di umidità, ma erano sempre, inesorabilmente, inevitabili e tragiche. Con il caldo secco il suo corpo tendeva a irrigidirsi, la sua pelle a inaridirsi; i liquidi evaporavano in una nuvola di fumo aromatico e questo gli rendeva estremamente difficoltosi anche i movimenti più semplici e fondamentali per l’esistenza stessa. Le conseguenze relative a questa mutazione potevano condurlo alla morte per disidratazione nel giro di pochi minuti. Le possibilità di sopravvivere a un evento del genere dipendevano solo dal tempo di esposizione ai raggi solari; doveva fare in modo di stare il meno possibile sotto tiro di quei raggi nefasti. 
Se, invece, il tasso di umidità abbinato al calore era molto elevato il suo corpo si decomponeva, sciogliendosi gradualmente sino a mutare in uno stato melmoso e, a volte, semi liquido.
Lo stesso identico problema poteva verificarsi all’interno di locali chiusi riscaldati artificialmente. Quindi anche l’inverno, nonostante le basse temperature, poteva rilevarsi fatale per la sua esistenza. Ma oltre ai rischi dovuti al calore e agli sbalzi di temperatura doveva tenere conto anche degli altri agenti atmosferici quali il vento e, soprattutto, la pioggia. Quando pioveva, infatti, l’acqua trovava facilmente dei varchi nella sua cute porosa, s’infiltrava dentro il suo corpo, lo sfaldava e spesso le braccia o altre appendici gli colavano sui piedi, trasformate in liquame. Quando questo accadeva lui non poteva fare nulla, se non osservare le sue braccia che si dissolvevano nel terreno per poi scorrere lontano, trasportate da un rivolo d’acqua. Il suo corpo veniva sezionato, smembrato e sparso nei diversi canali di scolo lungo il ciglio della strada.
Per questo l’uomo merda era diventato un fanatico delle previsioni del tempo; trascorreva ore, se non intere giornate, a consultare il meteo su tv, giornali e finanche su internet. Una volta raccolti i dati, preparava uno schema preciso e ordinato su un foglio di carta suddiviso in colonne. Qui annotava a destra le varie fonti, al centro la previsione in dettaglio e a sinistra la percentuale di attendibilità della fonte in base alla sua esperienza e al feedback dei lettori e ascoltatori. In basso tirava le somme, facendo una media tra le differenti fonti e filtrando il risultato in base all’ordine di attendibilità.
Spesso era costretto ad arrivare tardi agli appuntamenti o sul posto di lavoro a causa di questa sua attività quotidiana, ma la prevenzione era fondamentale per la sua stessa sopravvivenza. 
Be’ si, l’uomo merda aveva un lavoro, anche lui, come tutti, doveva uscire tutte la mattine per recarsi in ufficio per guadagnarsi il pane quotidiano, e anche questo costituiva un problema. Per il resto dell’umanità la sveglia mattutina e tutte le attività connesse alla preparazione e al raggiungimento del posto di lavoro non creavano problemi insormontabili. Certo, c’era da considerare il traffico, gli strascichi del sonno e le intemperie ma, in fondo, non c’era nulla di irrisolvibile; per loro bastava solo un piccolo sforzo, un pizzico di pazienza in più. Per l’uomo merda, invece, anche quei momenti erano particolarmente delicati. Doveva attraversare un corridoio buio, umido e angusto ogni mattina, e infine doveva raggiungere l’esterno attraverso una piccola porticina che spesso si apriva con difficoltà. In alcuni casi doveva spingere con forza per smuovere la porta dai suoi cardini arrugginiti, ed era costretto a infilarsi di sbieco tra la parete e la porta socchiusa. A volte, invece, veniva letteralmente lanciato all’esterno con una potenza tale da sgualcirgli l’abito o da fargli perdere la borsa o il cappello, se andava bene. In ogni caso tutto il lavoro e il tempo impiegato per stirarsi la camicia e farsi il nodo della cravatta era miseramente vanificato da quel fatidico varco. Ma lui, anche se era ben consapevole di cosa accadesse ogni santo giorno che varcava quella soglia, non demordeva e si preparava in modo impeccabile, nonostante i minuti sottratti dalle previsioni del tempo e le inevitabili conseguenze del suo approdo all’esterno. Era faticoso e scoraggiante, ma doveva farlo per forza anche se era come se uscisse ogni mattina da un buco di culo.

Come se questo non bastasse aveva anche altri problemi da affrontare, e non si trattava di cosette di poco conto. Uno di questi era causato dalle mosche che, soprattutto d’estate, lo circondavano con stormi di decine di individui e lo attaccavano senza pietà, con una cattiveria indescrivibile. Durante questi attacchi non si limitavano a far saltare qualche pezzetto del suo corpo o ad assaggiare le sue carni, l’’evenienza più nefasta si verificava infatti quando i caccia bombardieri sganciavano i loro ordigni. Queste bombe superavano facilmente la barriera cutanea e si infilavano nella carne in profondità. Qui crescevano velocemente, nutrendosi del suo organismo, della sua carne, e poi, una volta giunte a maturazione, se ne uscivano fuori lacerando i tessuti e causando ferite devastanti.
Era difficile rimediare anche a questi danni perché di fatto per lui era un’impresa anche recarsi dal medico, fare una fila in una sala d’attesa o anche solo andare in farmacia. Di sovente, quindi, era costretto a leccarsi le ferite da solo, e anche questo poteva costituire un bel problema perché non avevano proprio un buon sapore. Però lui non si tirava indietro, un po’ perché costretto dalla situazione contingente e un po’ perché cercava di convincersi del contrario, principalmente pensando ai miliardi di mosche che non potevano essersi sbagliate tutte quante. Del resto, saranno pure mosche ma non necessariamente dovevano essere per forza di cose anche deficienti.

L’uomo merda viveva così. In molti lo consideravano uno stronzo, ma lui era solo una persona riservata, diffidente per natura, con mille grattacapi, mille problemi da affrontare quotidianamente, in totale solitudine. Non poteva avvalersi dell’aiuto di nessuno, perché era molto difficile stargli vicino. Per poterlo fare ci voleva un gran coraggio e questo non ce l’hanno tutti. Non lo si trova al market, o lo si possiede dentro, nell’armamentario in dotazione, oppure no. Non si può acquistare da nessuna parte e a nessun prezzo. Perciò l’uomo merda era costretto a fare tutto da solo, sempre e comunque da solo. Era talmente impegnato in ogni minuto di ogni singola giornata della sua vita da non avere neanche il tempo di trovarsi una merda di donna.
Non gli restava tempo per lo svago, il divertimento o per qualche hobby, la sua condizione di merda non gli permetteva niente altro che non fosse strettamente connesso alla sua stessa esistenza da uomo merda. Tutto il resto non aveva alcuna importanza. Per lui era già sin troppo difficile mantenere lo status quo e sopravvivere allo sciacquone, figuriamoci se poteva impelagarsi in altre faccende ben più complicate e rischiose.

Anche se non tutti ne sono consapevoli l’uomo merda vive tra noi e noi tra lui

Lo puoi incontrare in un angolo della strada, lo puoi vedere ogni giorno in tv, sui giornali o anche nella porta accanto, sul tuo stesso pianerottolo. in molte occasioni non viene riconosciuto, ma molto più spesso è lui che si spaccia volutamente per qualcos’altro. È un abile trasformista. Ma se guardate bene e, soprattutto, se possedete un buon olfatto, non dovreste avere difficoltà a scovarlo.



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