Lasciate ogni speranza o voi che entrate

Bochesmalas

domenica 28 gennaio 2024

Il Giorno (dopo) della Memoria

 


Due righe per "ricordarsi di non dimenticare," sia cosa si sarebbe voluto ricordare ieri sia cosa è accaduto nelle nostre piazze. Ieri, 27 Gennaio 2024, Giorno della Memoria, migliaia di squadristi hanno manifestato in lungo e in largo per lo stivale in favore della Palestina e dei fondamentalisti islamici di Hamas, in favore dei macellai del 7 Ottobre. Senza pudore, senza vergogna, in sfregio ai 6 milioni di ebrei morti, con una violenza e una cattiveria incredibile, proprio in questa giornata. Il calendario è pieno zeppo di date libere (pare che ci siano altri 364 giorni) per manifestare liberamente, ma scegliere proprio il 27 Gennaio è solo l'ennesima dimostrazione che siamo un popolo razzista, antisemita e fascista sino al midollo (anche se ci si traveste da comunisti, attivisti, centro-socialisti o chissà cos'altro) rosso fuori e nero dentro, come un pomodoro marcio. Dopo l'allucinante decisione della Corte dell'Aja con l'assist ancora più allucinante del governo del Sud Africa che ha "ordinato a Israele di prevenire atti di genocidio," come se la risposta militare di Israele, dopo l'attacco del 7 Ottobre 2023 e con centinaia di propri cittadini ancora in ostaggio, c'entrasse qualcosa o fosse minimamente paragonabile con lo sterminio sistematico del popolo ebraico da parte dei nazi-fascisti, con la collaborazione - come adesso - di tanti comuni cittadini indifferenti o traditori e spie. Dopo che è stato scoperto che 12 membri dell'agenzia dell'ONU per la Palestina (l'Unrwa) erano implicati nella strage del 7 Ottobre, si continua schierarsi solo e sempre da una parte sola, ovvero quella che con qualsiasi mezzo vuole e desidera solo la distruzione di Israele. C'è da vomitare per l'ennesima volta...

sabato 27 gennaio 2024

27 Gennaio 2024, Giorno della Memoria

 


Mai come adesso, in questi tempi di rigurgito antisemita, è importante ricordare e ancora più importante è fare di tutto perché non accada nuovamente. Anche se sembra una lotta senza speranza: i sopravvissuti piano piano stanno scomparendo, la memoria delle masse inebetite dai social non va più cosi a ritroso e la maggior parte dei giovani non sa neanche di cosa si stia parlando, ammesso che gli possa interessare anche sapendolo. Purtroppo l'antisemitismo che striscia come una serpe velenosa nel nostro DNA non si è mai sopito, ce l'abbiamo dentro il midollo sin dal medioevo e ora sta solo mostrando il suo volto allo scoperto con tutta una serie di scuse improbabili e impresentabili. Lo ritroviamo alla luce del sole in tutto il mondo musulmano anche in quello cosiddetto "moderato," in tutto l'Occidente ricco e imbolsito, sia sotto mentite spoglie, dietro la copertura della vere o presunte disgrazie del popolo palestinese e dell'anti-sionismo, sia apertamente, gridandolo nelle piazze nelle occasioni più disparate: dalle manifestazioni del 25 Aprile a quelle contro la violenza sulle donne e contro i femminicidi, come se le donne ebree stuprate, torturate e uccise, valessero meno delle donne palestinesi morte nei bombardamenti. Mi viene in mente anche, tra le migliaia di episodi che riguardano solo il nostro paese, la guerriglia urbana in occasione della fiera del libro di Torino quando Israele era stata invitata come ospite d'onore nel 2008 o ancora la strage alla Sinagoga di Roma con l'assassinio del piccolo Stefano Gaj Taché di 2 anni, passato nel silenzio assoluto. Per non parlare delle stelle di David scritte o incise nelle case di cittadini ebrei ad imitazione della "notte dei cristalli" dei nazisti, i cimiteri profanati o le pietre d'inciampo vandalizzate. Comunque di questi tempi sono pochi quelli che si dichiarano apertamente antisemiti; molti, moltissimi, si nascondono dietro l'anti-sionismo, come se non fosse la stessa cosa, come se la distruzione di Israele non significasse la fine degli ebrei che noi europei, collaborazionisti, spie dei nazi-fascisti o solo indifferenti, abbiamo costretto ala fuga. Israele in fondo esiste perché noi li abbiamo perseguitati, denunciati e infine cacciati dall'Europa. Non solo, dopo la liberazione dei pochi prigionieri sopravvissuti nei campi di sterminio nessuno volle farsi carico dei superstiti, tutti (e sottolineo tutti) gli stati negarono i visti nel dopo guerra e a loro non restò altro da fare che fuggire in medio oriente per riprovare a vivere. 
Adesso, in fin dei conti, mi pare che siano in moltissimi qui da noi a desiderare di più la fine e la distruzione di Israele che non dei regimi fondamentalisti islamici, cioè quelle "brave persone" che lapidano le donne, torturano chi è senza velo, impiccano chi è gay o massacrano ragazzi innocenti in giro per il mondo in nome di Allah. Siamo tornati indietro di 90 anni. L'unica differenza rispetto all'epoca del nazi-fascismo e che adesso l'antisemitismo riguarda solo in parte le sparute frange di neo nazisti ancora in circolazione, ora è più virato a sinistra e non solo a quella estrema, ed è un fenomeno in grandissima crescita in tutta Europa (Francia e Italia in testa) e in tutto il mondo. Pur di vedere la fine, la morte dell'ultimo ebreo nel mondo non abbiamo vergogna di schierarci con Hamas e con tutti i peggiori fondamentalisti islamici assetati di sangue e assolutamente privi di materia grigia di alcun tipo. La cosa allucinante e che più mi lascia perplesso è che i Centri Sociali, le femministe o anche i cosiddetti "antifascisti" pur di andare contro agli ebrei, pur di dar fuoco alle piazze, si schierino apertamente con i fondamentalisti islamici, ovvero quelli che fanno della privazione di diritti civili, dei diritti delle donne o degli omosessuali la loro bandiera.  Di questo passo, con le donne che in memoria di una povera vittima di femminicidio, inneggiano ad Hamas e sventolano bandiere palestinesi, non si andrà da nessuna parte. Il silenzio doloroso e umiliante del mondo civile, delle piazze e purtroppo anche della sinistra, dopo la terrificante strage del 7 ottobre è un segnale inequivocabile. Pochi, pochissimi, sono scesi in piazza per mostrare solidarietà ad Israele e alle migliaia di vittime, vecchi, giovani e giovanissimi e per giunta (penso ai partecipanti al rave, ma anche a chi viveva vicino al confine con Gaza) pacifisti e di sinistra. Pochissimi hanno protestato per i bambini squartati o rapiti in nome di Allah o per le donne vivisezionate nelle loro case. D'altro canto invece dopo la reazione di Israele - che ricordo a tutti ha ancora centinaia di propri cittadini ostaggio dei fondamentalisti palestinesi, chissà in quali terribili condizioni - in piazza sono scesi a migliaia e migliaia e continuano a farlo, senza vergogna, senza pudore. Non mi si venga a dire che i mostri responsabili del massacro del 7 ottobre hanno fatto quel che hanno fatto a causa dell'oppressione di Israele - che ha lasciato Gaza da decenni, tra l'altro - come invece ha scritto qualcuno. Le migliaia di bestie responsabili dell'attacco del 7 ottobre andavano a caccia di ebrei, uomini, donne e bambini, al grido di Allah u Akbar non "Palestina libera" o chissà cos'altro. Sono andati lì solo per uccidere e torturare chiunque, basta che fosse ebreo. I responsabili del massacro sapevano come sarebbe andata a finire, sapevano che Israele, come qualsiasi altro stato, avrebbe reagito così - e sicuramente non erano e non sono minimamente interessati alla vita e alla sicurezza dei cittadini palestinesi, bambini compresi - ma sapevano che avrebbero avuto l'appoggio oltre che dei paesi musulmani anche dei tantissimi occidentali antisemiti. Hamas sapeva che avrebbe trovato terreno fertile anche qui da noi. Lo sta a dimostrare anche la sentenza ambigua e molto discutibile della Corte dell'Aja - che ha ordinato a Israele di "prevenire atti di genocidio" - che può dare fuoco alle polveri e fa sicuramente gioire i fondamentalisti islamici che comunque avrebbero sperato anche in qualcosa di più in merito al presunto "genocidio" ipotizzato da quegli altri collaborazionisti del governo del Sud Africa. Nel contempo si viene a sapere anche che alcuni dipendenti dell'ONU, dell'Unrwa per l'esattezza, hanno partecipato alla mattanza del 7 ottobre. I terroristi sono stati licenziati solo adesso, ma chissà quanti ce ne sono lì in mezzo, pagati da noi, come sono pagati da noi (dall'Europa che elargisce fondi a cascata per fini "umanitari" e che i palestinesi usano per altri scopi) i tunnel usati da Hamas per gli attacchi ai civili israeliani. Tutto questo avviene in coincidenza con il Giorno della Memoria...

Comunque la notizia più triste è che pare che proprio oggi qualche altro migliaio di esseri sfileranno a Roma e in altre città per la Palestina di Hamas in sfregio alla memoria di 6 milioni di ebrei sterminati dai nazi fascisti. Spero che ciò non venga permesso, almeno oggi, altrimenti sarebbe il punto più basso toccato dalla nostra debole e mediocre democrazia. Non si può lasciare infangare la memoria dell’Olocausto da questi novelli squadristi-fascisti-razzisti siano essi di sinistra o di destra. Ci sarebbe da vergognarsi di essere italiani.

Purtroppo solo qualcuno - sempre più pochi, ormai - continuerà a ricordare questa giornata ma sul fatto che questo possa servire a qualcosa o che non si possa ripetere ho più di qualche dubbio. La Shoah è un ricordo lontano, sempre più sbiadito e confuso...

giovedì 25 gennaio 2024

Dell'Ucraina, della pace e dei “pacifisti”


Vi ricordate l’Ucraina? Come? Non è più di moda? Ci ha stancato? Quindi non vi interessa sapere che gli ucraini stanno morendo sotto le bombe russe anche oggi? Ah si, è vero, sono loro che non hanno voluto la pace, la nostra “pace.”

Per PACE io intendo, immagino, persone libere, felici, tranquille, che vivono, lavorano, cantano, ridono e scherzano o corrono nei campi fioriti. Penso e ho sempre pensato alla PACE immaginando popoli liberi, con le porte aperte e preoccupazioni ben diverse da bombe, deportazioni, torture, uccisioni di massa o stupri. Invece il concetto di pace dei “pacifisti” che marciano nelle nostre strade, che vogliono impedire che gli ucraini si possano armare e difendere, che non vogliono che si reagisca a un’invasione o che preferirebbero che si aprissero le porte al nemico assetato di sangue, è ben diverso. Purché si finisca la Guerra tutto è lecito. L’invasione da parte di un esercito nemico, la privazione della libertà, l’occupazione e il massacro di civili inermi, secondo i “pacifisti” è questa la pace, l’unica pace, basta che tacciano le armi. Si deve porgere l’altra guancia - tanto non è mica la nostra - e aprire la porta di casa all’invasore, cedere la propria terra, le donne, i figli e i propri beni senza battere ciglio. Ormai parole come resistenza, partigiano o lotta per la libertà sono passate di moda, soprattutto se riguardano altri popoli. Per una vera pace bisogna calare le braghe davanti al nemico e porgere anche quelle di guance, tanto anche queste non sono nostre.

Qui da noi ci piacciono ben altre cose: i miliziani di Hamas che marciano incappucciati in fila, come i nazisti di una volta, nelle strade di Gaza, le purghe fasciste dello zar Putin e la polizia morale iraniana. Altro che Zelensky e la resistenza ucraina che ci fanno perdere tempo e denaro. Meglio il gas e il petrolio insanguinati dell’amico Putin, meglio le stragi in nome di Allah che almeno non ci fanno salire il prezzo della benzina.

La resistenza qui da noi, come in tutta Europa, è vista in maniera distorta e filtrata dal tempo, dalle ideologie, dal razzismo e dalla mistificazione della storia. Solo i combattenti comunisti hanno e avranno l'esclusiva della "resistenza" italiana, le persone comuni, i democristiani, i militari e men che meno i componenti della brigata ebraica non possono fregiarsi del titolo di partigiani, assegnato postumo da chi non c'era, ovviamente. Nel mondo poi il cerchio si restringe ancora di più riducendosi a pochi "eletti" che si possono fregiare del suddetto titolo: Che Guevara e i palestinesi e basta, gli altri non ci interessano. Poco importa che gran parte degli "eroici" palestinesi sono fondamentalisti islamici, terroristi o criminali che non hanno nulla a che fare con la lotta per le libertà di alcun genere. Comunque in tutto questo se non ci fosse stato Israele e gli ebrei e al posto di questi ci fosse stato un qualsiasi stato islamico, nessuno (e sottolineo nessuno) avrebbe preso così a cuore le sorti dei palestinesi. Sarebbero schiattati tutti nel silenzio più assoluto, come sempre. È il nostro profondo e radicato antisemitismo, il nostro razzismo di fascio-comunisti, che ci spinge a simpatizzare con Hamas e la Palestina. Altrimenti avremmo preso a cuore anche le vicende di tanti altri popoli "oppressi" o "invasi" dei quali a nessuno invece è mai fregato niente. Figuriamoci degli ucraini che hanno avuto la disgrazia di essere stati attaccati dall'amico Putin, con tutto il retaggio dell'ex URSS che si tira dietro. Poi, oltretutto, c'è l'aggravante di quella stronzata della de-nazificazione (vi ricordate?). Un ex comunista che vuole denazificare non può che avere la stima e l'appoggio di tutti. Peccato solo che il regime del dittatore Putin sia quanto di più simile a quello nazista degli anni 30: guerrafondaio, nessun diritto civile per minoranze, omosessuali e oppositori, omicidi di stato, nessuna libertà di stampa o di manifestare dissenso, nessuna elezione libera, nessuna democrazia. Eppure piace a molti, come mi sembra che non dispiacciono affatto il regime di merda degli ayatollah in Iran o la Corea del Nord di quel folle di Cicco-Kim e ho anche l'impressione che non ci dispiacciano addirittura i talebani o quei degenerati dell'Isis, e la cosa non mi meraviglierebbe affatto. Sono più simpatici perché non sono ebrei né americani né amici di nessuno dei due.

Intanto, mentre noi ci culliamo nelle nostre ideologie anacronistiche e ci sollazziamo nella nostra indifferenza atavica, in Ucraina si muore ancora...

mercoledì 24 gennaio 2024

Colpo di scena in casa Dinamo: via Bucchi arriva Marcovic

 


Clamoroso colpo di scena, alla Dinamo arriva Nenad Markovic, bosniaco di 55 anni proveniente dal campionato francese, come nuovo capo allenatore. Dopo due Semifinali scudetto consecutive che avevano piazzato la Dinamo-Banco di Sardegna per ben due volte al quarto posto, Piero Bucchi è stato esonerato. Questa stagione complicata necessitava di una scossa e come sempre accade, non potendo cacciare via mezza squadra, la soluzione più semplice per tentare di cambiare rotta è far fuori il timoniere. Dopo una serie incredibile di alti e bassi, l'eliminazione in BCL e il crollo clamoroso nell'ultima di campionato contro Treviso, serviva una mossa altrettanto clamorosa per destare gli atleti assopiti e scacciare i fantasmi. Dispiace per Piero (uno di noi, come sottolineato ogni volta dai cori del Commando nelle gare casalinghe) che aveva riportato in alto il Banco ed è indubbiamente uno dei migliori coach in attività in Italia, nonché il più esperto. Tuttavia questa tormentata stagione cominciata con una serie infinita di infortuni e qualche (imprevisto) acquisto sbagliato non è mai decollata; non c'è stata mai una svolta reale, solo qualche timido tentativo con un paio di risultati consecutivi subito spenti da innumerevoli prestazioni anonime, alcune veramente stucchevoli. Eppure gli uomini sulla carta ci sono, o meglio ci sarebbero, per risalire la china e scrollarsi di dosso la zona salvezza. Restano i nuovi misteri di un Treier sparito dalle rotazioni e di un McKinnie assolutamente inconsistente, chissà che il sacrificio del grande condottiero Bucchi serva a qualcosa. Speriamo, perché altrimenti sarebbe un disastro ancora peggiore.
Grazie Piero!

venerdì 19 gennaio 2024

La Dinamo saluta la Champions

 


Finisce l'avventura della Dinamo Sassari in BCL per questa stagione con una sconfitta in Gara 3 dei play-in, la bella, contro lo Cholet. Dopo una prima gara fantastica che aveva dato l'uno a zero agli uomini di Bucchi in Francia, la Dinamo aveva perso un po' a sorpresa il match point in casa nella partita di ritorno per poi cedere il passaggio al Round of 16 ai francesi nel terzo e decisivo incontro. Diciamo pure che non se ne può fare un dramma anche se la qualificazione agli ottavi stavolta sembrava alla portata dei sassaresi che comunque, nonostante le difficoltà, le assenze e qualche fantasma in campo, hanno disputato una discreta Basketball Champions League quest'anno. Con due vittorie strategiche era riuscita a passare come terza classificata nel Gruppo D per poi cedere solo contro i succitati francesi - che avevano già fatto fuori Varese e Brindisi negli incontri di qualificazione per accedere al girone - nei play-in. In ogni caso questa eliminazione non pesa e non può pesare più di tanto dato che la situazione in campionato non è ancora tranquillissima. La Dinamo infatti viaggia ancora nella parte destra della classifica, seppur a soli due punti dalle prime otto e in gran ripresa, e quindi il fatto di non disperdere energie con incontri ravvicinati e il potersi concentrare sul campionato è un'ottima cosa, a questo punto. Inoltre è ormai un dato di fatto che per affrontare una competizione europea è necessario avere una panchina più ricca sia di qualità sia anche di quantità. Non c'è niente da fare, a parte casi clamorosi (la vittoria in Europe Cup nell'era Pozzecco) ci vogliono budget consistenti e pezzi pregiati in gran quantità per lottare su più fronti.
Comunque, sogni a parte, ora è tempo di gettarsi a capofitto sul campionato, domenica c'è Treviso fuori casa e non sarà di certo una passeggiata.
Forza Dinamo!

martedì 16 gennaio 2024

13 anni di bloggin'

 Anche quest'anno è tempo di torta, candeline e spumante per "festeggiare" il compleanno di questo strampalato blog. Nonostante le profezie di Nostradamus e il moto astrale sfavorevole siamo ancora qui a spargere deiezioni al di fuori dell'apposito recipiente. 

Sono passati ben 13 anni da quando queste pagine brutte, sporche e cattive sono state aperte in quel gran calderone del web. Sono stati 13 anni di soddisfazioni, ma anche di ripensamenti e momenti bui. Poi è arrivato il 2023, l'anno più brutto di sempre nel mondo come anche tra questi bit e pixel confusi, ma siamo ancora qui, io e qualcuno di voi, sempre più pochi, sempre più soli, ma qualcosa c'è ancora. Il 2023 è stato l'anno più caldo di sempre, l'anno delle guerre sotto casa o giusto un isolato più avanti, l'anno delle schifezze più ignobili di cui è capace quel che resta del genere umano. In questo piccolo contenitore di immagini e parole c'è stato il calo più importante di lettori da quando questo e questi esistono. Un numero così basso di visualizzazioni non c'è stato neanche il primo anno, nel lontano 2011, quando ho aperto bottega a questo indirizzo che nessuno ancora conosceva, compreso Google Maps. Anche io ci ho messo del mio (solo 41 post, anche questo record negativo di sempre) cambiando rotta di continuo senza alcun filo logico: prima solo libri, arte e musica, poi l'arte è quasi scomparsa, dopo ho abbassato il volume dell'amplificatore quasi fino al silenzio assoluto e la musica è scomparsa anch'essa quasi del tutto, poi è apparso il basket e la Dinamo Sassari e si è inaridita la penna per scrivere racconti, dopo ancora è aumentato lo spazio della politica e dell'attualità che insieme alla fotografia hanno preso il sopravvento. Non so cosa potrà accadere tra un mese o una settimana. Insomma un casino, un continuo rimescolare e miscelare difficile da seguire o da capire. Quindi non mi meraviglia affatto il crollo del numero di visite, anzi sarebbe stato strano e preoccupante il contrario. In ogni caso ci sono sempre stati alti e bassi in questo senso, quindi non mi stupirei se l'anno prossimo - ammesso che questo blog esista ancora - ci sia una ripresa o un ulteriore crollo o anche il record di visualizzazioni in assoluto. La rete e i trend relativi sono difficili da prevedere e da capire come anche è difficile da prevedere in che mutazione possa incorrere questo blog nel corso di questo 2024 appena nato.







Le visualizzazioni rilevate oggi, 16 gennaio 2024, alle ore 11.00: 

2.809.407

Divise anno per anno:

2011: 141.175
2012: 411.393
2013: 227.782
2014: 220.348
2015: 207.583
2016: 278.441
2017: 282.256
2018: 241.666
2019: 155.086
2020: 151.176
2021: 163.693
2022: 191.096
2023: 133.730


Per quanto riguarda la nazionalità del pubblico la classifica è più o meno la stessa degli ultimi anni con l'Italia ovviamente sempre in testa sia durante l'annata in oggetto sia in senso assoluto, seguita da USA, Francia, Russia e Germania.

I post pubblicati nel corso di questi 13 anni sono stati 1975, tra quelli (pochi) pubblicati nel 2023 i tre più visti sono questi:

1) Censored Censored : 1.599 visite




2) Le mie macchine fotografiche Le armi del mestiere: due Leica e tre Fujifilm : 1.232 visite




3) Il cammino di Santiago Il cammino portoghese per Santiago : 1.018 visite


Quest'anno di vacche magre l'ha spuntata un post atipico sulla censura subita da questo blog per la prima volta nella sua storia, dopo alcuni tentativi subito rientrati. Al secondo posto si è piazzato un articolo sui mezzi meccanici per scattare foto, anziché sulle foto stesse, e anche questa è la prima volta. La medaglia di bronzo invece rientra in un ambito più classico per queste pagine dato che è stata assegnata dai lettori a un post sui viaggi, o meglio su l'unico viaggio di quest'anno di vacche magre, per non dire anoressiche. Tuttavia i post più visti durante il 2023 sono stati ancora una volta articoli vecchi riguardanti libri, musica, arte e miscellanea. Questi tre sono i più visti dell'anno, tutti con oltre 2.000 visualizzazioni nel corso dell'annata e qualche decina di migliaia dal giorno della pubblicazione.














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Il disco dell'anno 2023:


Protomartyr - Formal Growth In The Desert


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Ciao Nenne


24.10.2009 - 08.01.2024

R.I.P.




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domenica 7 gennaio 2024

Le migliori fotocamere del 2023

 

Questo blog, sin dai primi vagiti, si è sempre occupato di argomenti molto diversi tra loro e forse anche incompatibili. Spesso i post da queste parti sono stati buttati così, lasciati liberi allo stato brado, selvaggi e anarchici e senza alcuna coerenza. Abbandonati al loro destino. Qui si spazia dal black metal all'arte fiamminga del '500, dai viaggi al basket, dalla politica alla letteratura (o presunta tale) dal mondo Apple al Surrealismo, dal folklore alla fotografia. L'unico vero filo conduttore di questo minestrone folle e indigesto è un approccio rustico, grezzo, alternativo, atipico e anche un po' approssimativo, in parte voluto e ricercato, in parte naturale, come sgorga dalla sorgente. Quando si mette troppa carne al fuoco e non si hanno abbastanza denti per poterla masticare questo è il massimo che si possa digerire e quindi il massimo che si possa offrire ai lettori, come appunto avviene in queste pagine. Questo è uno dei rischi, o degli effetti collaterali se volete, di un approccio multitasking: si fanno, si pensano, si progettano tante cose ma nessuna di queste può riuscire bene. Con questo atteggiamento si disperdono le energie in mille rivoli che non portano da nessuna parte, ne sono pienamente cosciente. Sin da piccolo, o poco più in là, ho sempre provato a disegnare, suonare, scrivere, fotografare o dipingere, ma nessuna di queste arti ha avuto un qualche beneficio dal mio intervento. D'altronde art for the masses è sempre stato uno degli slogan di questo blog, nonché il titolo di uno dei post più visti e letti in queste pagine. Quindi, in buona sostanza, l'idea, lo spirito che anima questo blog è offrire arte e derivati al popolo, non agli intenditori che hanno ben altri canali, di ben altro spessore, dai quali attingere la conoscenza e coltivare il loro sapere.

Comunque, bando alle ciance, in questo caso l'intenzione è di inaugurare una rubrica più o meno fissa che riguardi l'attrezzatura fotografica e non solo la fotografia, che già dagli albori è sempre stata uno dei 4-5 pilastri fondamentali di questo sgangherato blog. Come già accade da oltre un decennio con l'appuntamento fisso con i migliori dischi dell'anno. Un primo approccio alla materia c'è stato con un recente post che trattava dei pregi e difetti (pochi) del mio parco macchine (Le armi del mestiere: due Leica e tre Fujifilm). In questo caso invece vorrei occuparmi di una sorta di classifica delle migliori macchine fotografiche uscite nel corso dell'anno appena concluso, o almeno di quelle tra queste che ho avuto occasione di provare sul campo. Ovviamente, non essendo il mio mestiere e non avendo le capacità tecniche adeguate per affrontare l'argomento in maniera seria, si tratta di valutazioni soggettive che lasciano il tempo che trovano e non hanno la pretesa di dare consigli o di influenzare gli acquisti dei lettori. Si tratta solo ed esclusivamente di una chiacchierata tra (pochi) amici nella quale ognuno può dire la propria senza la presunzione di essere più o meno esperti in materia.

In ogni caso l'idea è di scrivere due righe per presentare le tre migliori macchine uscite nel 2023 secondo il mio modesto parere. Prima di procedere però vorrei precisare che le vincitrici le ho selezionate tra un gruppo di macchine dal look vintage, perché da sempre ho un debole per le ghiere old style e al contempo sono affetto da una sorta di allergia al sistema PASM che non riesco a superare neanche con l'aiuto dei farmaci, droghe o terapie di gruppo. Quindi difficilmente troverete su queste pagine le fantastiche Sony o anche le meravigliose Canon, quindi mancheranno le macchine più vendute e rinomate e forse anche le migliori. Tuttavia essendo questo un blog alternativo, underground e quindi atipico, qui voglio inserire solo le macchine che io comprerei, a torto o a ragione. Dei due grandi marchi storici giapponesi da sempre in vetta alle preferenze dei fotografi di tutto il mondo (oltre alla succitata Sony in grandissima ascesa, come terzo incomodo) solo Nikon soddisfa le mie esigenze di foto amatore "old style" con le due mirrorless per nostalgici Zfc (APS-C) e soprattutto Zf (Full Frame) oltre a gran parte del catalogo Fujifilm, da sempre le mie preferite, le mitiche Leica e qualche pezzo della Olympus e poco altro. Quindi devo ammettere ad onor del vero e in tutta onestà che questa presunta classifica viene falsata in qualche modo già in partenza dall'esclusione forzata della grande famiglia PASM, ovvero delle macchine più diffuse. Allora potreste chiedervi che senso ha tutto questo? Potrei rispondere: nessuno, come sempre, ma in effetti è così davvero. Del resto non potrei mai scegliere come fotocamera migliore dell'anno una macchina che non userei mai né vorrei neanche in regalo, anche se avesse il sensore migliore del mondo. Comunque non sarei obiettivo nel giudicarla e poi, diciamocela tutta, mica sono un fotografo...


Qualcuno potrebbe obiettare che le succitate Nikon si avvalgono anche loro del sistema PASM, ma nel loro caso è presentato "sotto mentite spoglie" e si può aggirare tranquillamente posizionando l'apposito cursore su M e ruotando così, finalmente, la rotella metallica degli ISO oltre che dei tempi e della correzione dell'esposizione. Ebbene sì, sono un ruotatore di rotelle seriale, mi piacciono gli oggetti vintage e quelli nuovi che si richiamano a quello stile, alle vecchie macchine fotografiche a pellicola di una volta.


Per quanto non penso possa interessare a nessuno, io ho iniziato ad affrontare maldestramente l'affascinante mondo della fotografia con una Minolta a pellicola, poi con l'avvento del digitale sono passato a una piccola compatta Nikon da 3 MPX, qualche piccola Canon, poi tutta una serie di Panasonic della serie TZ e infine sono approdato con grande soddisfazione nel mondo Fuji, prima con la XT-1, poi la XT-3, la X100T, la X-E4, la X100V e la XT-5 per chiudere il cerchio (per il momento). Nel contempo non ho resistito al fascino Leica, prima con la piccola D-Lux 7 poi la splendida Leica Q e poi c'è quella meraviglia che è la Nikon Zf...



Non so se si è già capito, ma le vincitrici (sempre a mio modesto, e assolutamente opinabile, parere) della classifica delle Migliori Fotocamere del 2023 sono tre e sono la FUJIFILM XT-5, nonostante sia uscita a fine 2022, la LEICA Q3 e la NIKON Zf. Tre splendidi oggetti dal look vintage e dal cuore tecnologico all'avanguardia. Perché ho scelto queste tre? Perché non una sola? Beh, è facile rispondere: primo perché non è ancora uscita né una nuova X-Pro 4 né la sostituta della X100V, poi perché sono tre macchine fantastiche che hanno o potrebbero avere un campo di utilizzo differente. 

La prima, la XT-5, è una macchina tuttofare, robusta e brillante, da poter abbinare sia a un'ottica Macro sia a un grande tele per immortalare i peli dell'orifizio anale di un bradipo assopito a trenta metri di altezza. Un'ottima impugnatura, un peso più che accettabile anche per lunghissimi appostamenti ma anche dimensioni e maneggevolezza adatti allo street, ai viaggi o all'uso quotidiano. Sensore APS-C da 40 MPX, qualità dell'immagine fantastica soprattutto se abbinata all'ultra nitido Fujinon XF 23mm f/1.4 LM WR per tutti i giorni, in interni, esterni, con o senza luce, o al 100-400 f/4.5-5.6 per i succitati peli del bradipo. Poi ci sono tante altre piccole grandi meraviglie come le fantastiche simulazioni pellicola Fuji, il tasto menù rapido Q, tanti tasti personalizzabili e un'ergonomia a mio modo di vedere assolutamente perfetta.

La Leica Q3 è invece la migliore fotocamera compatta premium di sempre. È vero che ha ben poca concorrenza (praticamente solo la succitata favolosa Fujifilm X100V) ma è un'autentica meraviglia della tecnologia, oltre ad essere uno degli oggetti più belli di sempre. In questa terza versione il sensore FF è cresciuto a ben 60 MPX con un processore nuovo potentissimo, un sistema di autofocus ibrido e finalmente all'altezza della situazione, uno schermo finalmente basculante e il solito fantastico obiettivo Summilux 28mm f/1.7. Questo gioiello è perfetta per viaggi, reportage e street, ma si presta a molte interpretazioni grazie anche alla possibilità di trasformare il suo 28mm con un piccolo clic in un 35mm, 50mm, 75mm e finanche 90mm, con il crop si ottengono files rispettivamente a 39, 19, 8 e 6 megapixel perfettamente utilizzabili. Poi c'è la possibilità di usare lo switch "macro" per passare da una capacità normale di mettere a fuoco da 30 cm a 17 cm in un attimo. Infine molto invitante mi è parsa la novità del controllo prospettiva, in pratica quando attivato questo sistema ti consente di vedere, attraverso un rettangolo nello schermo, se le linee sono divergenti o convergenti e quindi eventualmente di correggerle. Un piccolo grande aiuto quando si fotografano edifici.


Ultima, ma non ultima, la meravigliosa Nikon Zf, la sorella Full Frame dell'amatissima Zfc (con sensore APS-C). 24.3 megapixels FF di assoluto piacere. Bellissima, corposa e ben pesante tra le mani, eh si perché si deve tenere con tutte e due le mani in quanto come tutte le macchine che si ispirano ai vecchi modelli a pellicola degli anni 70-80 ha un grip praticamente inesistente, solo una leggerissima sporgenza. Ad onor del vero è disponibile lo smallrig che si può richiedere gratuitamente nel sito Nital una volta registrato il prodotto. A questa macchina si possono abbinare tutti gli obiettivi della serie Z, originali e compatibili. La casa madre ha anche rivisto un paio di lenti (la Serie SE) dal look vintage che ben si adattano alla macchina, seppur molto "plasticosi" e senza anello dell'apertura: l'ottimo 40mm 2.8 (disponibile anche in bundle al momento dell'acquisto) e il meno riuscito - e meno nitido - 28mm. Questa macchina è disponibile oltre che nella classica colorazione nera anche in altri colori molto piacevoli, molto old style, tra i quali spicca il verde oliva assolutamente fantastico. Inoltre possiede alcune peculiarità molto originali e utilissime come lo schermo che si richiude, proteggendo così il display, un accorgimento perfetto per quanto mi riguarda perché uso quasi solo esclusivamente il mirino; poi c’è un apposito commutatore per passare alla modalità bianco e nero senza bisogno di accedere al menu. Infine è presente un piccolissimo display sulla parte superiore che mostra l’apertura, anche questo può tornare utile perché molti obiettivi Nikon non hanno l’anello per gestire il diaframma, compreso il 40mm in dotazione.

Tutti e tre questi gioielli sono stabilizzati e resistenti alle intemperie. L'unica ad avere un buon grip invece è la XT-5 le altre sono praticamente lisce o quasi, ma se la Leica, più leggera e compatta, ha un utilissimo (e geniale) incavo per il pollice nella parte posteriore e si può tenere saldamente con una sola mano, la Nikon necessita di una decisa presa a due mani. Comunque se la Q3 l'ho scelta come migliore compatta FF a ottica fissa, le altre due, oltre a essere abbastanza simili esteticamente, sulla carta potrebbero svolgere gli stessi compiti, ma anche no. La Fuji è più leggera e maneggevole e si può dotare anche di obiettivi pesanti e lunghi tele, e poi può andare bene per tutti i giorni. La Nikon invece è più pesante, senza grip e a mio parere non la vedo (e non la sentirei) bene con lenti ingombranti come anche per l'uso quotidiano in quanto decisamente più impegnativa della Fuji. La vedrei meglio per un utilizzo per le grandi occasioni o le gite della domenica o, perché no, per stupire gli amici e fare una gran bella figura. Poi c'è da dire che la Fuji essendo un APS-C può avere qualche problema di rumore digitale agli alti ISO in condizioni di scarsa luce e la Zf invece con il suo 24.3 Full Frame invece no.

In conclusione tre fotocamere eccellenti, se non addirittura eccezionali, adatte a diversi scopi ma che, in fin dei conti, si prestano bene a fare un po' tutto, e a differenza di tante altre macchine riescono a farlo maledettamente bene. Tutte e tre, tenendo conto dei limiti e difetti di ognuna si prestano benissimo a svolgere il compito di primo o anche unico corpo, a patto che si sappia cosa fare.