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Bochesmalas

sabato 19 aprile 2014

Inferno




Dell'Inferno, degli angeli caduti e delle anime dannate...ma anche no.

L’inferno. Beh, si fa presto a parlare dell’inferno; in ogni contesto, in ogni storia si trova un relativo inferno in varie forme, un girone infernale, un calderone infernale, una bolgia infernale e quant’altro. Ci sono le periferie degradate delle grandi città che vengono definite in questo modo, come anche le zone di guerra, gli effetti di alcune calamità naturali o anche la “piacevole” atmosfera che spesso si crea dentro le mura domestiche e così via, proseguendo lungo le vie affollate e festanti della sagra del Luogo Comune. 
In ogni caso l'Inferno è stato ridotto al rango di "sinonimo" o, al massimo, di simbolo di qualsiasi cosa che riguarda tormenti, sofferenze, malessere o perversioni; di tutto e di niente... Una specie di vestito per tutte le stagioni con il quale ci si può coprire in qualsiasi momento, spesso e volentieri in modo inappropriato. Non ci sono più le pene dell'inferno di una volta (e non mi riferisco a John Holmes).

Diavoli, demoni e fuoco sono stati relegati nel campo della fiction, ad uso e consumo delle masse come una qualsiasi bevanda gasata o uno snack farcito di OGM. Questo luogo di eterno non-riposo per anime immonde è stato declassato nel corso dei secoli; ha perso gran parte del significato per strada e ormai non è più in grado di incutere timore in nessun essere vivente provvisto di ram adeguata. Ma quello che non è riuscito a perdere è il fascino morboso che suscita in tutte le fasce di popolazione. Certo, se non ci fossero le religioni, soprattutto le tre grandi religioni monoteiste, non avrebbe ragione d’esistere. Eppure l’inferno continua a stimolare e fertilizzare le menti di registi, artisti, scrittori e musicisti non necessariamente credenti, anzi, spesso e volentieri, il maggiore successo lo riscontra soprattutto tra gli atei. Vi sono poi i simpatizzanti di Satana, e dei suoi parenti più stretti, che nelle fiamme infernali ci sguazzano come bimbi nella marmellata. Ma questo è un’altro discorso. 

Anche qui, in questo piccolo blog, brutto, sporco e nero, l’inferno è di casa. A cominciare dall’immagine che sovrasta queste righe deliranti, intitolata proprio “L'Inferno,” attribuita al pittore portoghese André Gonçalves (Lisbona 1685-1754). Per non parlare di titoli, testi e copertine di buona parte dei dischi che compaiono in queste pagine, soprattutto in ambito metal, estremo o no. Sono sicuro che parole come hell, devil o Satan siano presenti in qualche modo nell'80-90% dei dischi metal, se non in tutti. 
Ma anche l’arte ne ha ricavato un’ispirazione pressoché infinita. Sin da quando l’uomo ha scoperto l’uso del pennello (o giù di lì) il diavolo e la sua casa hanno iniziato a comparire su tutte le superfici e i materiali possibili e disponibili. Nessun altro luogo e/o padrone di casa può vantarsi di cotanta notorietà. L’unica differenza è che nei secoli precedenti i demoni e l’inferno venivano raffigurati in un contesto religioso da parte di artisti timorati di dio. In questo nostro secolo caratterizzato dalla contestazione e demolizione di dogmi e tabù, un tempo inviolabili, l’inferno e i suoi abitanti vengono visti da un’altra ottica. Il male ora è finalmente nudo è si può esprimere ed essere finalmente rappresentato anche al di fuori degli spazi ristretti che solo pochi decenni prima lo rinchiudevano. Non essendo più di proprietà esclusiva della Chiesa e di quei curiosi omini neri con il colletto bianco che lo utilizzavano a mo’ di minaccia per accaparrarsi le anime più deboli, salvo poi attingere loro stessi da quella stessa fonte (vedi l’Inquisizione o le più recenti epidemie di pedofilia che si sono diffuse tra gli omini succitati).
Ogni cultura lo interpreta, o lo interpretava, come più gli aggrada, ma il risultato, in fondo, è sempre lo stesso: una ridente località di villeggiatura dove, dopo aver vissuto una vita di stenti e sacrifici, si va finalmente a riposare…e si subisce tutto quello che è possibile e immaginabile in base a quello che si è combinato nel corso dell’esistenza terrena. Che culo…



Ora, invece, l’Inferno, che è stato finalmente sdoganato, può riprendersi il suo spazio in mezzo a noi, tra i comuni mortali. Non è più necessario attendere l’ultimo sospiro per godersi un bel bagno nella pece bollente o una passeggiata tra le fiamme (se non altro virtuali).
Tuttavia non è così dappertutto. Ci sono parti del globo e zone franche all’interno della nostra civiltà moderna dove i timori atavici hanno ancora il loro peso e le religioni continuano a dettare legge.


Per quanto attiene a questo blog che, come ben sapete non si occupa di guerre, violenza o cronaca nera, la presenza dell’inferno, o meglio di alcune sue rappresentazioni, è dovuta e giustificata da tanti capolavori dell’arte, sia antica sia contemporanea, e dalla musica rock.
Basta prendere un qualsiasi disco Black Metal (o anche Death Metal), per esempio “De Mysteriis Dom Sathanas” dei Mayhem, è l’inferno lo si porta a casa senza alcun problema, né dolore o tormento più o meno eterno. Non ci sono controindicazioni.


In questo caso non è necessario rincorrere le anime indisciplinate che non si fanno arrostire né sporcarsi le mani con torture e sevizie di ogni tipo. Ma allo stesso tempo si possono infrangere tutti i peccati capitali, uno per volta o tutti insieme in un’unica soluzione più vantaggiosa economicamente, senza rischiare la dannazione eterna.
Così tutto è più semplice. Il fascino oscuro e malefico resta intatto e il deretano anche.
La casa di Satana, in fondo, non è poi così male se la si vede nella prospettiva giusta (o forse solo da quella più comoda).

“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la dritta via era smarrita.”


P.S.: Siccome qui non siamo a Kazzenger ma neanche su Wikipedia, questo post è da intendersi semplicemente come una scusa per mostrare qualche opera d'arte a tema. Né più né meno.

I biglietti per la crociera con la barchetta di Caronte si possono acquistare più sotto.







































































Alcune varianti sul tema in ambito musicale e cinematografico:







Grazie Bart
























Buona espiazione dei peccati a tutti!




10 commenti:

  1. Ops...Hai ragione Bart.
    Mea culpa: un blues non può mancare in un post sull'inferno. hai qualche video da suggerire? Lo posso aggiungere...ehm...postumo.

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  2. Ottimo articolo e magnifica grafica, grazie per aver condiviso Cultura e follia.
    C'è un errore nella data del dipinto di "El infierno", attribuito al pittore portoghese André Gonçalves (Lisbona 1985-1754)
    La cosa giusta è Lisbona, 1685 - Lisbona, 1754) ... altrimenti tutto è perfetto, saluti dal Messico

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  3. Grazie mille!!!! Lo sai che non mi sono mai accorto dello stupido errore su quelle date? Ne approfitto per correggere e dato che ci sono elimino i video non più visibili. Grazie ancora. Un saluto dalla Sardegna

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