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Bochesmalas

lunedì 10 giugno 2013

The Virginmarys - King of Conflict


Finalmente il Rock'n'Roll si riprende il suo spazio. Il merito (o la colpa, a seconda dei gusti) è da attribuire al primo sensazionale album dei Virginmarys, terzetto inglese di Macclesfield (tra le altre cose città di Ian Curtis, ma in questo disco Lui non c'entra niente). Nei 12 brani, più uno, di King of Conflict il Rock, quello vero, chitarra, basso, batteria, energia e sudore che scorrono a fiumi, inonda il cuore e le orecchie dell'ascoltatore. Dentro c'è un bel po' di hard rock anni 70, rock blues, garage, psichedelia e amplificatori fumanti, ma con un suono moderno e attuale. Siamo più o meno sulla stessa strada dei primi dischi dei Kings of Leon, Jet, Danko Jones o Datsuns, tanto per dare un'idea. A me, in qualche passaggio, mi hanno ricordato anche il potentissimo hard-acid-rock dei grandissimi Motocaster di Stay Loaded, ma anche qui sono solo sensazioni. D'altronde nel rock non si può inventare più nulla, la formula è quella, e la differenza la fanno la capacità di scrivere buoni brani. E i Virginmarys questa capacità ce l'hanno, eccome se ce l'hanno. King of Conflict offre 12, anzi 13, brani eccellenti, in grado di risvegliare Lazzaro dal suo sepolcro. Dall'inizio alla fine della scaletta l'adrenalina è assicurata da riff potenti, cori trascinanti, ritmo bollente ad opera di una sezione ritmica rocciosa e ispirata, e la bellissima voce e la chitarra ruggente di Ally Dickaty a dirigere l'orchestra. 
L'inizio è esplosivo con Dead Man's End e Portrait of Red, due ottimi brani hard rock, caldi e trascinanti, che mettono subito le carte in tavola. E' qui che scocca la scintilla. Se il genere piace nulla può fermare questo disco (dal mio stereo non riesce più ad uscirne fuori) se, invece, le endorfine non si smuovono è meglio lasciare perdere e concentrarsi su qualcos'altro. 
Dopo le botte iniziali, si presentano i gioielli di famiglia: Just a Ride è a dir poco strepitosa; una delle canzoni migliori sentite in questa prima metà del 2013. Out of Mind, con il suo inizio che ricorda qualcosa degli AC/DC (Rock'n'roll ain't noise pollution?) e la sua coda psichedelica è deliziosa.
Bang Bang Bang mi ha fatto venire in mente i Jet de primo disco, un po' più ruvidi e caldi. La successiva Lost Weekend è un'altra meraviglia, melodica e trascinante, si contende con Just a Ride la palma della canzone più bella del disco. Il trio picchia a dovere. Tutto è al posto giusto e al momento giusto.
Sono degni di nota anche il rock della melodica Dressed to Kill, l'hard rock di Little Girl e Taking to Blame, l'hard rock blues di You've Got your Money e la meraviglia conclusiva Ends don't Mend, melodica e ruvida, con un lungo finale rock blues dal sapore Ledzeppeliniano, dove la chitarra di Dickaty può sfogarsi liberamente. C'è anche una traccia nascosta, lenta e ispirata, con solo voce e gli arpeggi della chitarra a creare l'atmosfera giusta.
Gran bel disco!


Tracklist:

01.Dead Man's Shoes
02.Portrait of Red
03.Just a Ride
04.Out of Mind
05.Bang Bang Bang
06.Lost Weekend
07.Running for my Life
08.Dressed to Kill
09.My Little Girl
10.Taking the Blame
11.You've got your Money, I've goy my Soul
12.Ends don't Mend
plus hidden track

2013 - Cooking Vinyl








Formazione:

Ally Dickaty - voce, chitarre
Danny Dolan - batteria, voce
Matt Rose - basso, voce

























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