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Bochesmalas

giovedì 6 novembre 2025

Brasile, prima parte: Rio de Janeiro

Dopo il post introduttivo sul Brasile in generale (vedi antblog: Brasile ) è giunto il momento di scendere nei dettagli con il primo di una serie di quattro post dedicati alle altrettante tappe del nostro viaggio in questo meraviglioso paese.


La prima tappa, come si evince dal titolo qui sopra, è la splendida Rio de Janeiro con i suoi panorami mozzafiato e le incredibili contraddizioni e contrasti che la caratterizzano. La città è ricca di fascino quanto di pericoli dietro ogni angolo, anche se a dire il vero prevalgono gli aspetti positivi. Le favelas sono le metastasi di un carcinoma che si è formato tanto tempo fa. Invadono, si arrampicano sulle colline e scorrono come fiumi inquinati sino al cuore della città. Alcune sono "pacificate" e quindi visitabili, altre sono off limits per tutti, gendarmi compresi. È notizia di pochi giorni fa l'irruzione della polizia in una di queste per stanare una banda di narcos e che, purtroppo, ha portato alla morte di ben 130 persone. Comunque sia quelle visitabili, dove scorre una vita relativamente normale, sia quelle impossibili possiedono una sorta di fascino, magari un pò sinistro, ma sicuramente molto particolare e pittoresco. Purtroppo la povera gente che abita questi luoghi è costretta in qualche modo a campare ai limiti della legalità, quindi si sguazza nella droga e nel malaffare e questo stile di vita bordeline porta poi a numerose scorribande nel centro della città per fare "shopping" ai danni soprattutto dei turisti. Perciò a Rio bisogna tenere un profilo basso; ci si deve mimetizzare tra l'umanità locale con infradito, canotte e pantaloncini e soprattutto si devono lasciare a casa monili, orologi e oggetti preziosi. Lo stesso dicasi per fotocamere e smartphone che vanno occultati adeguatamente onde evitare furti e aggressioni che possono costare anche la vita. Questi disperati, spesso minorenni o addirittura bambini, non hanno nulla da perdere e sono capaci di uccidere per due spiccioli. In ogni caso, come ho scritto nel post precedente, a noi non è successo assolutamente niente e anzi, abbiamo incontrato solo persone fantastiche. Tuttavia bisogna prendere delle precauzioni, oltre al look brasiliano, bisognerebbe fare a meno dell'abitudine italica di avere sempre il telefono in mano. Diciamo che una tasca ben chiusa potrebbe essere il suo luogo ideale per il soggiorno a Rio e da qui lo si può fare uscire, per una boccata d'aria, solo al momento del bisogno. Lo stesso dicasi per la fotocamera che va estratta solo in luoghi sicuri e risposta in un sacco una volta immortalato l'attimo fuggente. Infine sono da evitare, ovviamente, i vicoli e le stradine secondarie quando calano le tenebre. Per spostarsi sono da preferire i caratteristici taxi gialli di Rio, sicuri ed economici.


Comunque, bando alle ciance, Rio è una meraviglia: il Cristo Redentore sul monte Corcovado dal quale si può - o meglio, si potrebbe - godere del panorama più bello del mondo; il monte del Pan di Zucchero; le splendide spiagge di Copacabana e Ipanema o ancora la splendida scalinata Selarón. Poi c'è la più grande foresta pluviale urbana del mondo, il parco Nazionale di Tijuca, un grande polmone verde nel centro della città. Oltre questo è una metropoli piena di vita - e di simpatiche scimmiette - dove la gente si diverte e si sa divertire tra spiagge, balli sfrenati, calcio e attività fisiche di ogni genere e poi tanto cibo sfizioso sia da strada sia negli innumerevoli ristoranti tipici.

Ritornando all'ipotetico panorama visibile dal Corcovado ai piedi del Cristo Redentore, noi lo abbiamo solo immaginato perché l'umidità dell'oceano e i monti che circondano Rio ogni tanto triano qualche brutto scherzo e la nebbia può ricoprire tutto, ma veramente tutto. A noi è andata un po’ meglio - o forse è più corretto dire meno peggio - il giorno successivo sul cucuzzolo del Pan di Zucchero, dove almeno siamo riusciti a vedere in parte la splendida baia. Nonostante questo a Rio de Janeiro ci si lascia il cuore...










































































Un ringraziamento a Barbara, Umberto, Eleonora e Barbara 2.

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