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Bochesmalas

lunedì 25 novembre 2013

Disappears - Era


I Disappears sono un quartetto di Chicago dedito a sonorità di matrice post punk, noise, shoegaze e kraut rock. Era è (scusate il gioco di parole) il loro quarto album dopo gli ottimi Lux del 2010, Guider del 2011 e Pre Language dell'anno scorso. Sicuramente non sono avari in fase di scrittura data l'abbondanza di materiale sfornato dal 2008 a oggi (hanno all'attivo anche un live e svariati EP). Sino a poco tempo fa avevano in formazione nientemeno che l'ex batterista dei Sonic Youth, Steve Shelley, ora sostituito da Noah Leger.
Questo non è un album facile, è carico di trovate sperimentali, tempi dilatati e un'incessante ricerca sonora che non rende semplice un primo approccio, ma che è in grado di offrire ottime sensazioni a un ascolto più attento. Il disco, infatti, cresce con l'incremento dei passaggi nel lettore cd e si fa apprezzare per le sue atmosfere cupe e opprimenti ma, allo stesso tempo, quiete e quasi oniriche.
Era si apre con l'ipnotica Girl, dilatata e carica di effetti, si poggia su una sezione ritmica monotona e martellante e può costituire un ostacolo oppure, al contrario, una porta spalancata per il proseguo dell'ascolto. Dipende dai gusti.
Un basso rotondo e un contorno post industriale arricchiscono l'ottima Power, traccia in grado di far decollare il disco. Il suono è puro post punk d'annata con richiami ai Wire, PIL o Joy Division, ma con gusto moderno e personale.
La lunga e ossessiva Ultra si snoda su un tappeto di rumori di fondo e chitarre nevrotiche e potrebbe risucchiare l'ascoltatore in un vortice dal quale non si esce più. Al suo interno compare l'ombra inquietante dei Bauhaus.
La pacata e oscura titletrack è trainata da un ottima linea melodica e da un eccellente lavoro delle chitarre e rappresenta uno dei vertici dell'album.
La seguente Weird House ha una ritmica più sostenuta e nevrotica, assolutamente irresistibile.
A questo punto dell'ascolto o si è deceduti sul campo di battaglia a causa della noia o, viceversa, si è colti dagli spasmi dell'entusiasmo.
Elite Typical si muove su ritmi white funk-new wave con eleganza e funge da antipasto al pezzo forte del disco: la conclusiva New House, lenta, tenebrosa e affascinante, con la voce cupa di Brian Case a declamare parole che si ficcano in testa come chiodi.

Ottimo disco, ma non per tutti.

Tracklist:

01.Girl
02.Power
03.Ultra
04.Era
05.Weird House
06.Elite Typical
07.New House

Kranky - 2013

Formazione:

Brian Case - voce, chitarre
Jonathan Van Herik - chitarre
Damon Carruesco - basso
Noah Leger - batteria e percussioni





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