Lasciate ogni speranza o voi che entrate

Bochesmalas

martedì 29 novembre 2011

Il lager di Green Hill e le bestie in giacca e cravatta.



L’uomo, è risaputo, è la più crudele e sanguinaria tra le bestie: gli altri animali uccidono per sopravvivere, per cibarsi o per difendere sé stessi, l’uomo no, l’uomo è dotato di ”intelligenza superiore”, di armi e di codardia a sufficienza per uccidere per diletto, per noia, per incrementare ulteriormente il proprio strato di adipe o, ancora peggio, per riempire di quattrini le casse delle industrie farmaceutiche.  Le giustificazioni preferite dai mostri che vogliono sfogare il proprio istinto sadico sono il vil danaro, innanzitutto, e la “ricerca scientifica utile a salvare tantissime vite umane” (proprio tante...) perché è risaputo che amputare gli arti a un cagnolino senza anestesia o aprire la testa di una scimmietta sono operazioni realmente “utilissime” per il bene dell’umanità bisognosa...figuriamoci se non ne possiamo fare a meno, ci mancherebbe pure.


Purtroppo gli animali non hanno voce, sono prede indifese alla mercé di criminali feroci spalleggiati dai soldoni delle industrie della morte e dalla legislatura (vedi la recente, e ambigua, direttiva della comunità europea); perché da sempre su questo triste pianeta vige la legge del più forte.
In Italia, certo, non si massacrano a bastonate i cuccioli di foca, ma anche qui le bestie a due zampe, gli “uomini mannari”, non mancano di sicuro; ma questo massacro resta quasi sempre completamente occultato alla vista del “sensibile” pubblico italico, se non fosse per programmi tv come Striscia la Notizia o Le Iene, ma anche grazie a persone come la Brambilla, ex ministro del disastroso (per tutto il resto) governo berlusconi







A Montichiari, in provincia di Brescia, esiste un’azienda dal nome pittoresco (Green Hill) dove si allevano cani di razza Beagle da destinare ai bisturi in trepidante attesa dei laboratori di tortura. Qui i cani sono rinchiusi senza poter vedere la luce solare o uscire all’aperto; escono dal lager solo per essere condotti nei camion per essere trasportati ai laboratori di tortura, dove dei moderni Mengele li attendono per sfogare i propri bassi istinti.
Questo grazioso posticino “sforna” oltre 250 cani ogni mese da destinare alle sevizie e alla morte; quindi in laboratori delle industrie farmaceutiche in tutta europa o in centri di tortura come il terrificante e infame Huntingdon Life Sciences.
Gli uomini-mannari che ingrassano e intascano fior di milioni da quest’abominio sono quelli della banda Marshall Farm Inc, ditta americana specializzata nell’allevamento di cani da macello, con sedi in mezzo mondo.
A Montichiari, fortunatamente, la gente protesta, manifesta, crea comitati e raccoglie le firme contro questo campo di sterminio, ma dubito che possa cambiare qualcosa se non si agisce prima a livello di legislatura. In ogni caso bisogna pur fare qualcosa per rendere la vita difficile agli assassini di Green Hill (o Green Hell?) e per rompere il muro di silenzio e omertà che circonda queste attività abominevoli.





In Italia, si dice, si spendono pochi soldi per la ricerca, ma se per ricerca s’intende quest’infamia è molto meglio che si continui a “non ricercare”. 
Qui c’è qualche link utile, tra i quali Fermare Green Hill e quello del comitato Montichiari Contro Green Hill dove si può aderire alla raccolta firme per far chiudere il lager (stanno predisponendo una casella postale dove inviare le firme utilizzando i PDF scaricati dal sito) e si possono seguire le iniziative di protesta, tra le quali quella organizzata per il prossimo 2 dicembre alla sede dell’Asl.







Oltre alla vivisezione, nel mondo, Italia compresa, si perpetuano e tramandano di padre in figlio (come un’arte o un mestiere) innumerevoli altre meschinità ad opera dell’uomo contro animali indifesi, delle quali si parla troppo poco: come la caccia di frodo (o autorizzata) per le pellicce o altre futilità; l’abbandono degli animali domestici per partire in ferie, finalmente “liberi del peso” di un cucciolo-giocattolo cresciuto troppo; i canili terrificanti modello Auschwitz che incassano un sacco di soldi e poi li destinano all’apparato digerente dei proprietari e non di certo ai cani; il traffico clandestino di cuccioli di cane dall’est europa, molti dei quali muoiono dopo viaggi di dieci-dodici ore, stipati come sardine in piccolissime gabbie e allontanati dai genitori troppo presto.














Nel mondo esistono tante associazioni come la LAV, la Peta in America e tanti siti internet e blog che sostengono la causa di chi non può parlare e non può difendersi.





Nessun commento:

Posta un commento