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Bochesmalas

giovedì 17 novembre 2011

G.B.H






I Charged G.B.H fanno parte della seconda ondata di punk britannico dei primi anni Ottanta insieme con Exploited, Discharge, Vice Squad, Varukers, English Dogs e compagnia bella. Il sound della rinascita post 77 era più duro e violento e anche estremamente politicizzato, ma non nel caso dei G.B.H che, pur proponendo un veloce e aggressivo hardcore punk, si distinguevano dai gruppi dell’area anarco-crust come i Conflict, i Flux of Pink Indians o i Discharge per un’attitudine leggermente più “cazzona” e più vicina per tematiche al punk delle origini che non all’impegno sociale a tutti i costi e alla lotta senza tregua al sistema delle band crust.
L'acronimo G.B.H. significa “Grievous Bodily Harm” ovvero: gravi lesioni personali. L’aggettivo Charged (accusato) l’hanno aggiunto a causa dell’esistenza di un’altra band con lo stesso nome ma, una volta scomparsi nel nulla gli omonimi rockers, ritornarono a essere solo i G.B.H. senza aggettivi, punto e basta.
Nel 1979, a Birmingham, il cantante Col (Colin Abrahall) con il chitarrista Jock (Colin Blyth), il bassista Sean McCarthy e il primo batterista Andrew Williams diedero vita al gruppo. Due anni dopo pubblicarono il primo ep “Leather, Bristless, Studs & Acne” grezzo e potente punk rock che già conteneva le cellule staminali di quello che sarebbe divenuto il loro tipico sound.
Il primo album, “City Baby Attacked By Rats” del 1982, è uno migliori dischi di punk inglese di sempre: veloce e trascinante hardcore punk che lascia senza fiato e ancora adesso, a distanza di quasi trent’anni, riesce a trasmettere le giuste vibrazioni e la giusta scarica di adrenalina. Soprattuto la prima facciata del vinile presenta un’irresistibile sequenza di brani veloci e immediati (Time Bomb, I am the Haunted, Sick Boy, Gunned Down, Maniac, Slut...) caratterizzati dai riff eccitanti e trascinanti della chitarra di Jock, da una potente sezione ritmica e dalla voce di Col, sicuramente il miglior frontman della scena hardcore punk britannica negli anni Ottanta. Il disco è un piccolo grande successo in ambito underground forse anche grazie al look dei quattro (chiodo, jeans e spiked hair) a un’attitudine nichilista ma non troppo, ma soprattutto grazie alla qualità delle loro canzoni, perché di canzoni rock nel senso classico del termine si tratta (solo "leggermente" più veloci): intro in crescendo, strofa e ritornello relativamente orecchiabile.
Il secondo disco, City Baby’s Revenge, è leggermente meno irruento e veloce del primo e anche i suoni (e la produzione) sono più puliti ed elaborati; la sensazione è di un maggiore peso della componente rock’n’roll e qualche riferimento ai Motorhead. Anche questo disco è uscito per la Clay records di Mike Stone (Stoke-on-Trent, UK) etichetta per la quale hanno pubblicato i Discharge, gli Abrasive Wheels e gli English Dogs. L’album contiene numerosi classici dei G.B.H (Vietnamese Blues, Womb with a View, Forbidden Zone, Valley of Death, Christianized Cannibals) e forma una coppia formidabile con il disco d’esordio.
Dopo il buono, ma interlocutorio, Midnight Madness and Beyond del 1986 arriva il terzo capolavoro: No Need to Panic edito per la Rough Justice nel 1987; un disco potente ad alto contenuto di energia, ma anche di grandi canzoni punk veloci, grezze e trascinanti (Makin’ Whips, To Understand, Avenues and Alleyways, Hit the deck...) con un vago retrogusto di ’77 e un Col in gran forma al microfono.
Il successivo A Fridge Too Far, invece, sposta il baricentro verso certo thrash metal creando un esplosivo ibrido punk-metal ad alta gradazione. Il disco contiene riff granitici e canzoni potenti, abbastanza distanti dalla loro produzione precedente, ma sempre di ottima qualità (la title track, Captain Chaos, Checkin’ Out, Go Home, Crossfire, Pass the Axe, See you Bleed ). Con questo lavoro inizia la parabola discendente dei quattro di Birmingham: il disco non viene “capito” dai fans e dalla critica musicale e cominciano a perdere consensi e a vendere meno copie. Eppure si tratta di un lavoro di ottima qualità; uno di quegli album che crescono con il tempo e con gli ascolti e, ancora adesso, suona che è una meraviglia.
Sulla stessa falsariga viaggia anche il sesto sigillo From Here to Reality, solo leggermente inferiore al suo predecessore ma, in ogni caso, un buon disco punk-metal con un lieve spostamento verso la componente punk rock.
Church of Truly Warped del 1992 è, invece, nuovamente orientato verso l’heavy metal, ma il problema di questo disco non è di certo il genere musicale proposto, bensì è la qualità delle composizioni il suo punto debole. Il disco è poco ispirato, le canzoni sono anonime (si salva solo la title track e poco altro) e si fa molta fatica ad ascoltarlo tutto senza subirne gli effetti collaterali.
I successivi Punk Junkies e Ha Ha, pur non eccelsi, segnano un ritorno al punk rock e un’apprezzabile ripresa dall’aridità dell’ispirazione.
L’ultimo lavoro, Perfume and Piss del 2010 pubblicato dalla Hellcat records di Tim Armstrong dei Rancid, registra un bel salto di qualità rispetto ai suoi deboli predecessori. Certo non siamo ai livelli dei primi 5-6 dischi, ma è più che sufficiente per strappare qualche sorriso e riportare i G.B.H nel posto che gli spetta di diritto: tra i grandi nomi del punk rock.
La discografia:
1.City Baby Attacked By Rats - 1982 - voto: 10



2.City Baby’s Revenge - 1984 - voto: 9



3.Midnight Madness and Beyond - 1986 - voto: 7



4.No Need to Panic - 1987 - voto: 8



5.A Fridge Too Far - 1989 - voto: 8



6.From Here to Reality - 1990 - voto: 7



7.Church of the Truly Warped - 1992 - voto: 3



8.Punk Junkies - 1996 - voto: 5



9.Ha Ha - 2002 - voto: 5



10.Perfume and Piss - 2010 - voto: 6,5







Qualche singolo ed Ep:
1.Leather, Bristless, Studs & Acne - 1981 - Il primo mitico 12”



2.No Survivors - 1982




3.Sick Boy - 1982



4.Give Me Fire - 1982




5.Catch 23 - 1983





6.Oh no, it’s GBH again - 12” - 1986



7.Wot a Bargin’ - 12” - 1988



8.Cruel & Unusual - 2004







Qualche dvd:


Qualcosa per cominciare a fare conoscenza con i G.B.H: alcune compilation con i pezzi più significativi, soprattutto “The Clay Punk Singles Collection” (voto: 10) è praticamente imperdibile e irrinunciabile.

























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