Ci sono band che si distinguono dalla massa, alcune ci riescono bene e durano nel tempo, altre un po' meno ma, se non altro, possono dire di averci provato. Della prima categoria fanno sicuramente parte i Jesters of Destiny, attivi tra il 1984 e il 1987 sotto il sole di Los Angeles nella fertile California. Erano anni in cui si poteva osare e il fermento intorno alla scena metal e alternative consentiva dieci minuti di notorietà a tutti, anche a chi, come loro, proponeva sonorità fuori dagli schemi e, decisamente, avanti rispetto ai tempi.
Il disco oggetto di questo post è il primo e unico album dei Jesters of Destiny, ma se a molte band occorrono più dischi e tempo per mettere a fuoco la loro proposta, loro, invece, ci sono riusciti al primo colpo. Fun at the Funeral è un capolavoro, un gioiello raro di metal moderno che dal 1986 (anno della sua pubblicazione) non ha perso un colpo e quando si poggia sopra la puntina del giradischi riesce ad entusiasmare come allora. Il suono che ne scaturisce è attuale e moderno come se fosse stato pubblicato ieri e non una trentina di anni fa; sarà pure che nella musica non si può inventare più nulla e la cosa più importante è come si amalgamano le varie influenze, ma in questo disco l'alchimia sonora è assolutamente perfetta. Nei suoi solchi impolverati si trova heavy metal, punk, pop, hard rock, dark, doom, rock psichedelico, funky, i Beatles e brusche accelerazioni non molto distanti dall'hardcore. Il tutto è sapientemente miscelato e condito da massicce dosi di humor nero, geniali trovate strumentali e accostamenti azzardati.
La traccia di apertura, Diggin' That Grave, con il suo riff hard e le spezie elettroniche che la insaporiscono è uno di quei brani che se lo si ascolta anche una volta sola nella vita non lo si scorda più; entra in testa come un perfido tarlo e qui mette sù casa. Una canzone per la quale i Faith No More dei tempi d'oro (i primi due dischi, per quanto mi riguarda) avrebbero venduto le proprie madri, sorelle e quant'altro. La successiva, più oscura, melodica e malata, God Told Me è un'altra gemma che nel finale tira dentro qualche particella di Eleanor Rigby dei Beatles, tanto per confondere l'avversario.
Poi si presenta il primo dei tre intermezzi strumentali, anch'essi geniali e importanti quanto le canzoni vere e proprie, il malinconico e sognante Love Theme che introduce il metal screziato di pop anni 60, riff hard rock e sfuriate quasi hardcore che caratterizzano la tellurica I Hate Bruce. La successiva End of Time (presente anche nella compilation Metal Massacre V) è uno dei pochi pezzi in scaletta dove il metal non convive con altri corpi estranei, se non fosse per la sua intensa parte centrale rigogliosa di funghi psichedelici e sostanze sospette.
I lugubri archi e le tastiere di Attack of the Jesters introducono la splendida Incubus, oscura, intensa e melodica. Anche qui sono presenti inaspettate e brusche accelerazioni di origine punk. A questo punto l'ignaro ascoltatore può pensare che le sorprese siano finite e il disco abbia già mostrato gli stravaganti gioielli di famiglia ma, invece, i Jesters sorprendono con le meraviglie di Happy Times, puro pop anni 60-70; come una sorta di versione dei Beatles trattati con anabolizzanti e ormoni.
Dopo l'ennesimo colpo di scena, un basso minaccioso introduce un altro pezzo da novanta, la bellissima Crimson Umbrella, melodica e rockeggiante. La traccia successiva è un'altra meraviglia rock, alternative metal: Love Dust con il suo schizofrenico finale che sfuma nell'ancora più folle spezzatino swing della scheggia Ray's Theme, con la quale cala il sipario su Fun at the Funeral.
L'unico problema di questo album è che è praticamente impossibile da trovare se non in qualche remoto anfratto del web. Nel 2001 è stato ristampato dalla finlandese Ektro Records con l'aggiunta di 8 brani in più, che a onor del vero non aggiungono molto in termini di qualità al disco originale; i brani in più, pur interessanti e al di sopra della media, e in linea di massima più duri e metal, non hanno lo stesso fascino degli 11 capolavori in scaletta nel 1986. In ogni caso questa versione è ancora più difficile da trovare; nella ricerca che ho fatto sono riuscito a recuperare solo una (1!) copia in vinile sul sito americano di Amazon. Comunque io il disco originale ce l'ho e, fortunatamente, è ancora in ottime condizioni. Consiglio anche a voi di fare un salto in soffitta: non si sa mai, potrebbe trovarsi in mezzo a qualche scartoffia in un baule dimenticato.
01.Diggin' That Grave
02.God Told Me
03.Love Theme from Jesters on Parade
04.I Hate Bruce
05.End of Time
06.Attack of the Jesters
07.Incubus
08.Happy Times
09.Crimson Umbrella
10.Love Dust
11.Ray's Theme
Dimension - Metal Blade - 1986
amazon.com-jesters of destiny-fun at the funeral-vinyl
Bonus tracks Deluxe Expanded Remastered Edition CD - Ektro Records 2001:
12.Long Long Gone (In a No Man's Land)
13.Loving You is Hard (In the Year of the Plague
14.Another Angry Boy
15.Diggin' That Grave '87
16.Last Night
17.House on the Hill
18.No Laughing Matter
19.Electric Funeral (Black Sabbath).
ektrorecords.com/jestersofdestiny
Line up:
Bruce Duff - voce, basso
Ray Violet - chitarra, tastiere
Eric Carlson - chitarra
Dave Kuzma - batteria
L'altro dischetto, l'ultimo della striminzita discografia dei Jesters of Destiny, è un EP di sole cover: "In a Nostalgic Mood" pubblicato nel 1987 sempre dalla Dimension Records. Al suo interno rifacimenti di brani dei Black Sabbath (Electric Funeral) di Jimi Hendrix (Foxy Lady) della Elastik Band (Spazz) dei Creedence Clearwater Revival (Fortunate Son) e di Little Richard (The Girl Can't Help It). Sicuramente non si tratta di un'opera fondamentale, ma garantisce una ventina di minuti di piacevole ascolto.
Pazzesco, non avevo mai sentito questi tizi! Ottima recensione e grazie per il consiglio!!
RispondiEliminaGrazie a te! Beh questi sono un po' difficili tra trovare ma, secondo me, vale la pena di fare una ricerca in giro per il web.
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