Questo è il primo di una lunga serie di post sull’Ecuador e le Galapagos. Sono in ritardo sulla tabella di marcia prevista a causa della lentezza della mia ADSL in upload; caricare anche solo poche decine di fotografie sta diventando un’impresa titanica, noiosa e snervante. Se a questo si aggiunge la pigrizia cronica che mi affligge e il tempo sempre più esiguo da poter dedicare a questo blog famelico e anche un po’ cannibale, il risultato non può che essere la scarsa sincronia con il tempo reale e gli eventi in calendario.
Però, nonostante il testo in differita e le valigie già disfatte da un bel pezzo, devo dire che questo sorprendente paese merita due parole e un pizzico di attenzione.
A proposito di valigie iniziamo subito col dire che questo è l’aspetto più impegnativo per chi volesse affrontare un viaggio da quelle parti. Perché in Ecuador, in qualunque periodo si decida di andare, servono vestiti per tutte e quattro le stagioni. A distanza di pochi chilometri o poche ore, se si resta nello stesso posto, potrebbero servire abiti invernali, autunnali, primaverili o estivi nello stesso giorno. Si passa dal clima temperato di Quito a 2.850 metri di altitudine, dove si alterna caldo, pioggia e fresco pungente, al freddo bestiale del parco del vulcano Cotopaxi intorno ai 5.000, al caldo torrido con percentuali di umidità terrificanti di Guayaquil posizionata sul livello del mare.
A mio parere il meglio di sé l’Ecuador lo da sulle Ande, nella via dei vulcani, la laguna verde smeraldo di Quilotoa a 3.800 ma anche nella bellissima Cuenca. Il panorama è spettacolare con tutto un susseguirsi di vette innevate tra le nubi, coltivazioni verticali, bovini con l’impermeabile, foreste fittissime, laghi stupefacenti e sali scendi in stradine tortuose e affascinanti tra le montagne.
Per superare il problema dell’altitudine è utile affidarsi alle usanze locali, ovvero fare abbondante uso di Mate de Coca (infuso di foglie di coca) bere molta acqua ed evitare (quando possibile) sforzi eccessivi. Perché la carenza di ossigeno si fa sentire soprattutto oltre i 4.000, il fiato manca, le gambe si appesantiscono e anche una piccola pendenza può diventare un ostacolo insormontabile.
Per il resto bisogna prevedere scarpe da trekking, vestiti caldi e comodi con la possibilità di potersi sbucciare facilmente data la variabilità del clima. La pioggia e la nebbia sono sempre in agguato, ma anche il caldo improvviso all’equatore si fa sentire parecchio, e qui quando il sole picchia lo fa sul serio.
Quindi armati di valigione, creme solari, scarponi e kway si può affrontare questo paese veramente sorprendente. Le strade che corrono nel paese sono più che buone, quasi tutte nuove, di un livello superiore rispetto ai paesi limitrofi. Le città sono splendide, molto pulite e ordinate, oltre che sicure e tranquille a differenza di buona parte del sud America. La splendida Quito con la sua architettura coloniale e le splendide chiese con gli interni completamente rivestiti di foglia d’oro (dove purtroppo non si può fotografare). La moderna ed esuberante Guayaquil o la fascinosa Cuenca.
Ma scenderò nei dettagli delle città nei prossimi post. In questo caso mi limiterò a qualche cenno sulle mie impressioni su una nazione che in origine doveva essere solo un riempitivo che avrebbe dovuto fare da contorno alle Galapagos, e invece, già appena annusata l’aria di Quito, la situazione si è capovolta e il contorno è diventato il piatto principale.
L’Ecuador è un paese di una varietà entusiasmante ed è popolato da gente fantastica, sia che si tratti di indios che di meticci o bianchi. Si tratta di un popolo molto dignitoso anche nelle frange meno abbienti e fortunate. Nessuno chiede l’elemosina, la criminalità è molto bassa e di solito si tratta di persone laboriose, molto socievoli e ospitali.
Il cibo è ottimo. Zuppe di ogni genere, molto pesce, gamberi in tutte le salse (l’Ecuador è uno dei maggiori produttori del mondo), carne, verdure, riso e tantissima frutta spettacolare da buttare giù a pezzi oppure sotto forma di succulenti spremute. Poi c’è da assaggiare il mitico cioccolato dell’Ecuador, l’ottimo rum locale e anche qualche discreta birra.
Rispetto ad altri paesi non c’è rimasto granché per quanto riguarda i resti delle civiltà precolombiane. Se si fa eccezione del sito di Ingapirca, interessante ma non troppo, non c’è praticamente nulla. Ma questa nazione riesce a compensare con i magnifici paesaggi, la natura rigogliosa e l’architettura coloniale dei centri urbani.
Non bisogna perdere assolutamente un giro sul vecchio trenino delle Ande che corre attraverso passaggi mozzafiato, sale e scende con continue inversioni di marcia per affrontare la forte pendenza. Si ferma alla Nariz del Diablo e risale lentamente tra fiumi, ponticelli poco rassicuranti e i lama al guinzaglio di donne dagli abiti coloratissimi.
Poi, vicino a Quito, si trova la “Mitad del Mundo” dove passa la linea equatoriale, sotto i cazzotti del sole, e si possono fare sorprendenti test per scoprire le differenti reazioni di acqua e oggetti sulla linea o a pochi centimetri da essa da una parte o dall’altra.
Per quanto riguarda il vil danaro bisogna tenere conto che la moneta ufficiale è il dollaro USA (che si trova anche in versione da un dollaro in moneta) quindi i prezzi non sono bassissimi (soprattutto alle Galapagos) ma sicuramente più abbordabile che da noi.
Insomma in Ecuador non ci si annoia. È veramente un gran bel paese adatto a grandi e piccini. Senza nessuna controindicazione, né troppi effetti collaterali (mal di altura a parte).
Buon viaggio.
Qui sotto troverete una serie di fotografie. Non necessariamente le migliori tra quelle scattate nel paese. Molte non le ho potute inserire per varie ragioni (la principale delle quali è la tutela della privacy degli altri partecipanti al viaggio), altre sono rimaste fuori perché non avevo voglia di spulciare l’enorme mole di materiale digitale, qualcuna mi è sfuggita, qualcuna si è persa. Altre ancora arriveranno in seguito con gli altri post.
In ogni caso nessuna foto (in questo e nei prossimi post) è stata ritoccata, aggiustata né ha subito alcun tipo di post produzione. Alcuni “effetti speciali” sono stati applicati al momento dello scatto, direttamente on camera. Per il resto, nel bene e nel male, le immagini sono naturali, dal produttore al consumatore, senza trucco, senza inganno.
Per gli scatti abbiamo utilizzato principalmente una mirrorless Fujifilm, la XT-1, con due semplici ottiche al seguito (un 18-55 e un tele 55-200), ma anche un iPhone e una compatta superzoom Canon. Quello che manca, come sempre, è il fotografo. Ma per questo “piccolo e insignificante” problema ci stiamo attrezzando.
Stiamo lavorando per voi…
Luoghi magici, per me, nel mio immaginario (anche per alcuni libri letti, ovviamente ambientati in altre regioni del Sud America XD l'immaginazione fa quel che vuole, spesso!) *_* Sogno di visitare quelle terre da non poco tempo, chissà!
RispondiEliminaIntanto grazie per aver condiviso racconto e immagini: ci sono molte foto stupende, tra le altre molto belle!
Ci sarò per i prossimi appuntamenti! Ciao e buona domenica ^_^
Ciao Giò, grazie mille! Che dire, il sud America ha un fascino unico; tante meraviglie incredibili. L'Ecuador in particolare si è rivelato molto meglio di quanto pensassi...Le foto non rendono giustizia alla bellezza di questo paese. Appena posso pubblicherò tutta la serie dedicata alle singole città e alle Galapagos.
RispondiEliminaBuona domenica a te! Grazie ancora. Ciao! :)
Ops scusami...è uscito Gio' anziché Glo'...la correzione automatica è un disastro
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