Questo disco risale all'anno scorso e fa parte di una lunga serie di ottimi album che sono sfuggiti ai miei recettori, nonostante gli ascolti intensivi e l'esplorazione perpetua dell'underground a tutte le latitudini. Evidentemente, le mie capacità di "esploratore" non sono più quelle di una volta e sicuramente necessitano di una revisione profonda, perché i dischi persi iniziano a essere un po' troppi.
Ma veniamo al dunque, "Trenches" è l'album di debutto degli Stolen Apple, pubblicato a settembre del 2016 in collaborazione con la Rock Bottom Records e distribuito da Audioglobe.
La band fiorentina (eh si, in questo primo scorcio del 2017 qui stanno passando solo dischi italiani) è in pista dal 2008 e vanta una lunga esperienza sulla scena indipendente italiana: Riccardo Dugini, voce e chitarra, e Luca Petrarchi, voce e chitarra, facevano parte dei Nest; Alessandro Pagani, batteria, suonava nei Subterraneans e si occupava dell'etichetta Valvola - Shado Records; il bassista Massimiliano Zatini aveva già collaborato in veste di percussionista con gli stessi Nest.
I suoni che compongono il disco sono intrisi di anni 90, indie-alternative rock, garage, post rock, le atmosfere del vecchio, caro e indimenticabile, paisley underground e tutte le sfumature di colore della psichedelia. Gli umori e le sensazioni che scaturiscono dall'ascolto di questa musica non possono non aprire il cuore di chi è cresciuto a pane e Screaming Trees, Thin White Rope o Sonic Youth.
La band riesce a costruire architetture sonore complesse e stratificate eppure dirette e piacevolissime da sentire, grazie a un eccellente lavoro su suoni e arrangiamenti. Le chitarre si rincorrono, s'intrecciano, tessono delicati ricami, urlano e piangono, sostenute da un'ottima sezione ritmica e accompagnate da melodie decisamente riuscite.
In questo ambiente quantomai vario e ricco di sfaccettature gli Stolen Apple si muovono alla grande donando una mano di vernice fresca a sonorità prese in prestito dal passato. Infatti quest'album non difetta certo di personalità, non mancano gli spunti originali ma è tutto l'insieme a funzionare alla meraviglia.
Sono molte le tracce che s'insinuano nella mente con decisione. Tra queste voglio segnalare il ruvido post punk di Falling Grace, non distante dalle prime cose degli Iceage, l'irresistibile garage rock di Living on Saturday, l'energia malinconica della splendida Green Dawn, che pare figlia di un azzardato quanto riuscito incontro intimo tra i Church e The Fall, una sorta di post punk psichedelico che non fa prigionieri. Proseguendo nell'esplorazione dei solchi si trovano altre gemme che brillano di luce propria come avviene con gli sciami di note e voci che arricchiscono Fields of Stone, il delicato pop rock di Pavement, piacevolmente sporcato di rumori elettrici, e soprattutto la bellissima ballata In The Twilight che chiude nel miglior modo possibile un album notevole.
Giù il cappello.
Tracklist:
01.Red Line
02.Green Dawn
03.Fields of Stone
04.Pavement
05.Falling Grace
06.Living on Saturday
07.Mystery Town
08.Something in My Days
09.More Skin
10.Daydream
11.Sold Out
12.In The Twilight
2016 - Rock Bottom Records / Audioglobe
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