Sono 16, le canzoni di True North e sono 16 gli album dei Bad Religion, molti dei quali rientrano di diritto in un’ipotetica antologia del punk rock e del rock indipendente (How Could Hell Be Any Worse?, Suffer, No Control, Against the Grain, Generator, Stranger than Fiction, The Gray Race...). I Bad Religion sono un’istituzione, un pezzo di storia ed è impossibile non parlarne bene, nonostante abbiano avuto anche loro qualche piccolo calo di tensione nel corso della loro brillante carriera ultra trentennale (gli appena sufficienti The New America e No Substance e, soprattutto, il cacofonico esperimento elettronico di Into The Unknown). Ma si tratta di episodi sporadici che non vanno a intaccare minimamente una discografia monumentale. Dopo il leggero calo d’ispirazione a cavallo tra la fine dei ‘90 e il 2000 c’è stata una forte e inarrestabile ripresa a partire dall’eccellente The Process of Belief del 2002 sino ad arrivare al bellissimo The Dissent of Man del 2010.
Nel 2013 arriva il sedicesimo capitolo, questo True North, che appena viene fatto ingoiare al lettore cd ti fa saltare giù dalla sedia. Il gran tiro punk rock-hardcore fa ritornare in mente la stessa materia della quale erano composti Suffer o No Control; 16 brani brevi, veloci e decisi in poco più di mezz’oretta al fulmicotone ma, se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, non tutti i brani sono all’altezza del compito e qualche piccola crepa fa capolino qua e la nella scaletta.
L’apertura delle danze è micidiale con la tiratissima titletrack ma, oltre questo brano, la prima parte del disco non offre grandi canzoni, eccetto Land of Endless Greed e l’ispirato mid tempo più rock che punk di Hello Cruel World. Per esempio un buon pezzo tirato e a tratti entusiasmante come Fuck You è rovinato da coretti (i mitologici “oozin’ aahs” brevettati dalla premiata ditta Graffin-Gurewitz e, di solito, loro arma vincente) incredibilmente poco riusciti e quasi irritanti, in questo caso.
Però c’è un lato B, e qui c’è proprio da divertirsi. La seconda parte del disco è a dir poco fenomenale, grazie a una serie impressionante di proiettili punk rock e hardcore melodico: su tutte In Their Hearts is Right, Crisis Time, My Head is Full of Ghosts, e ancora Dept. of False Hope, Nothing to Disamy, Popular Consensus e Changing Tide.
In conclusione True North è sicuramente un buon disco, anche se nonostante il gran tiro, è un po’ meno riuscito rispetto al suo predecessore. La prima parte è appena sufficiente, a causa degli alti e bassi che la caratterizzano, e la seconda, invece, rasenta l’eccellenza.
Se solo non ci fossero quei leggeri cali d'ispirazione in alcune tracce del disco si sarebbe potuto parlare di capolavoro.
Se solo non ci fossero quei leggeri cali d'ispirazione in alcune tracce del disco si sarebbe potuto parlare di capolavoro.
Da avere, in ogni caso…Si raccomanda di alzare il volume al massimo (vicini permettendo) e di dare un'occhiata ai testi, come sempre interessanti, acuti e intelligenti.
I Maestri sono tornati.
I Maestri sono tornati.
Tracklist:
01.True north
02.Past is dead
03.Robin Hood in reserve
04.Land of endless greed
05.Fuck you
06.Dharma and the bomb
07.Hello cruel world
08.Vanity
09.In their hearts is right
10.Crisis time
11.Dept. of false hope
12.Nothing to dismay
13.Popular consensus
14.My head is full of ghosts
15.The island
16.Changing tide
2013 Epitaph
prodotto da Evil Joe Barresi, Greg Graffin, Brett Gurewitz
voto: 7,5
Formazione:
Greg Graffin - voce
Jay Bentley - basso
Brett Gurewitz - chitarra
Greg Hetson - chitarra
Brian Baker - chitarra
Brooks Wakerman - batteria
Non li conosco benissimo, ma ho un loro disco, e non è affatto male; parlo di All Ages, che contiene ben 22 brani.
RispondiEliminaA presto =)
Si, quello è un buon disco per iniziare con i Bad Religion. Una raccolta fatta abbastanza bene.
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento.