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Bochesmalas

sabato 22 febbraio 2020

Nuoro, il declino e la decadenza di un paesone mai cresciuto...


Non è affatto bello destarsi e rendersi conto che la propria città non è più quella di una volta, e chissà da quando. Qualcosa, in questi ultimi anni mi (ci) è sfuggito di mano; non abbiamo visto cosa stava accadendo alla nostra città, o forse non abbiamo voluto vedere. 
I luoghi, è vero, dovrebbero crescere ed evolversi, se possibile migliorare o al limite - se questo non fosse possibile - almeno restare uguali per conservare quanto di buono è stato offerto ai propri figli nel corso della storia. Invece no, Nuoro, la mia amata Nuoro, non solo si è fermata, è anche regredita e ora appare come una vecchia signora tossica, piena di vizi e manie, acciacchi e turbe di ogni genere. Una vecchia male in arnese che cerca di stare al passo con i tempi ma non ci riesce per niente e, anzi, non ci va neppure vicino. Questo paesone non cresce, anzi regredisce come numero di inquilini, come un qualsiasi piccolo paese isolato e invecchiato male, come ce ne sono tanti nella nostra provincia. Al contempo però si sollazza con tutti i vizi delle grandi città senza esserlo neanche un po'. Infatti i centri commerciali presenti in città sono talmente tanti da far impallidire Tokyo; la droga serpeggia come un fiume in piena tra i vicoli e nei cortili del centro e delle periferie; branchi di ragazzini nullafacenti e nullapensanti, spesso mono-neurone, cercano di imitare le baby gang delle grandi città e nessuno, dico nessuno, glielo impedisce o glielo può impedire. Per anni è stato permesso a questi branchi di ultraminorenni, praticamente bambini, di abbandonare la scuola, drogarsi tranquillamente alla luce del sole davanti a tutti e di dedicarsi al più puro vandalismo a tempo pieno. Sono decine, forse centinaia, i piccoli tossici teppisti che invadono impunemente le nostre strade e i nostri pianerottoli, a suon di rap, trap, schiamazz e cazz, tra una dose e l'altra, magari fornita dagli stessi genitori, a volte ignari dei rischi e pericoli conseguenti, a volte consapevoli e fieri delle epiche gesta dei propri pargoli degenerati.
Non dico che prima non ci si faceva le canne, anzi tutt'altro: quasi tutti a quell'età le hanno provate. La differenza è che prima il rito prevedeva un po' di pudore, di segretezza, di privacy, un certo contegno e una certa atmosfera. Ora, invece, c'è la necessità di gridarlo forte e farlo vedere perché la consapevolezza dell'impunità e l'accondiscendenza dei genitori sono bandiere da mostrare a tutti gli altri, una sorta di balentìa 2.0. Un'altra sostanziale differenza rispetto al passato è che ora è molto più alta la percentuale delle rappresentanti del gentil sesso, mentre prima c'erano si, ma non così numerose e soprattutto non così piccole (alcune di queste nuove tossiche superano di poco il metro di altezza e forse hanno ancora il pannolino).
Ma prima, ripeto, era diverso: si usciva tutti, sempre e comunque, al Corso Garibaldi, con la pioggia o con il sole, ci si incontrava e si interagiva con gli altri faccia a faccia, non con uno smartphone. Si era connessi con il mondo reale, in carne e ossa, acqua, aria e terra, e fortunatamente non c'erano i social. Ora il centro di Nuoro è deserto, al Corso passano solo poche decine di persone e questo avviene al massimo sino alla chiusura dei negozi, quando invece prima era ricoperto da un tappeto umano composto di centinaia di persone di tutte le età. Sempre. 
Probabilmente, oltre a essere cambiata la fisionomia della città che è cresciuta a dismisura in estensione (viceversa proprio per niente come numero di abitanti, anzi si sta spopolando alla grande), sono cambiati anche gli umani che la popolano e, di certo, non in meglio. L'umano nuorese 2.0 è di una specie diversa rispetto al suo diretto discendente, soprattutto quello più giovane. Certamente non sono tutti così gli adolescenti, ci mancherebbe pure, ma buona parte delle nuove generazioni locali è un brutto mix tra i tossici-spacciatori delle periferie delle grandi città, qualche scoria male assortita - e male interpretata - della tradizione etnico-folkloristica autoctona buttata un po' a caso qua e là, un look ripreso dai reality show di tendenza, dai vari influencer e rapper milionari italici e tanta, tanta, ma proprio tanta, ignoranza. Nonostante gli smartphone perennemente connessi. 
Non parliamo poi del nuovo trend cittadino in puro New Nuoro Style in merito alla potatura delle piante che decorano (o meglio decoravano) la città. La nuova moda prevede che gli esperti giardinieri locali si dilettino a tranciare gli alberi di netto, a pochi centimetri dal suolo, provocando una serie infinita di morti vegetali, non so quanto consapevolmente. La nuova moda partita a cavallo tra la fine del 2019 e questi primi mesi del 2020 prevede un taglio netto di piante anche con mezzo secolo di vita, così un po' a caso, a partire dal centro della città sino ad arrivare fuori dai confini. Forse per farsi un po' di legna? Forse solo per impiegare in qualche modo (un po' a cazzo) gli operai del comune? Non saprei. L'unica cosa che so è che non riconosco più la mia città.

Adios Nugoro amada...












































































































































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