Due parole, un po' di considerazioni sparse e le sensazioni riportate in saccoccia dopo cinque giornate di campionato italiano e altrettante di Fiba Europe Cup, antipasti compresi.
Dopo la striscia di 7 vittorie (che va a fare pari con la medesima sequenza tirata giù da Pasquini) venuta dopo la sconfitta alla prima di campionato a Reggio, arriva un'altro, inaspettato, coito interrotto. Proprio sul più bello.
Di certo, una frenata ci può stare, per giunta se è avvenuta a casa del grande Meo Sacchetti e di TD12 (che comunque ci ha risparmiato con il suo clamoroso 0 su 0 al tiro). Non siamo mica Milano. Però anche questa volta come a Reggio Emilia la partita è sembrata sempre alla portata del Banco di Sardegna, anche questa volta la banda di Esposito è stata a lungo avanti e anche stavolta si è sprecato tutto in un finale con poco mordente, poca energia e una difesa allegra. Peccato. Ma non possiamo farne un dramma. La cosa che un po' preoccupa - non troppo per carità, non si tratta di niente di irrisolvibile - sono le 19 palle perse. Questo sembrava un problema brillantemente risolto tempo fa e invece si è ripresentato. Anche i pezzi migliori della collezione 2018-2019 ogni tanto hanno delle amnesie e qualche blackout di troppo.
Vabbé siamo ancora agli inizi di stagione e qualche pedina sta ancora cercando di prendere i giri giusti (vedi James e Spissu, tra gli altri).
In ogni caso finora su dieci gare ufficiali tra coppa, le due partite del preliminare e campionato, sono arrivate otto vittorie e solo due sconfitte. Un ruolino di marca niente male. Come dicevo all'inizio, dopo la sconfitta a Reggio sono arrivate nell'ordine: la vittoria a Lisbona nella partita di ritorno del preliminare di coppa, la vittoria in casa contro Varese, la vittoria in coppa in Inghilterra contro il Leicester, la vittoria a Brindisi, l'epica vittoria contro lo Szolnoki in coppa, la vittoria contro Torino e ancora in coppa in casa contro il Falco Vulcano. 7 perle messe nel sacco, che hanno portato al primo posto nel girone H di Fiba Europe Cup e al terzo nel campionato italiano. Sino a ieri.
Sembrava troppo bello per essere vero, ma non fa a distrarsi un attimo che arriva la botta rimediata a Cremona contro una diretta concorrente per la Final Eight e finanche per i playoff prossimi futuri. Forse questo stop, avvenuto contro una squadra sicuramente più gagliarda e motivata ma assolutamente non più forte né più attrezzata della Dinamo, può servire per riportare tutti con i piedi per terra e riprendere a lavorare a testa bassa. L'armeria di casa Esposito è decisamente ben fornita per poter superare anche questa delusione. Peccato che queste due sconfitte - Reggio e Cremona - fossero decisamente evitabili, ma non fa nulla. Intorno alla Dinamo di quest'anno c'è un grande entusiasmo e non sarà di certo un piccolo passo falso a far cambiare gli umori. Invece la cosa che un po' mi turba è il graduale - e forse irreversibile - intorpidimento del pubblico del PalaSerradimigni. Ho registrato un lieve, forse impercettibile, ma costante raffreddamento nei seggiolini del palazzetto a partire da un paio di stagioni fa sino a oggi. Una volta il PalaSerradimigni era una bolgia sempre e comunque, ora noto una certa rilassatezza, nonostante le coreografie e il solito encomiabile sostegno del gruppo del Commando (peraltro meno folto di una volta). Di certo quando c'è da scaldarsi il pubblico di Sassari si scalda ancora, eccome, ma quello che mi pare stia venendo a mancare è il sostegno continuo e rumoroso dalla prima palla a due sino all'ultima sirena. Qualche ruggine viene trascinata dalle annate post scudetto, ma una parte del giocattolo si è rotta nella stagione precedente con le contestazioni a Pasquini, al Presidente, la mancata qualificazione alla Coppa Italia e l'uscita dalla Champions, per non parlare della clamorosa assenza dai playoff. Ma forse c'è dell'altro, perché quest'anno la Dinamo non ha niente da invidiare a nessuno (Milano a parte, ovviamente): c'è un roster lungo di 12, anzi 13, giocatori veri e validissimi, uno dei migliori allenatori italiani e una società in perfetta salute, attiva ed esuberante come poche altre nel mondo. Eppure c'è qualcosa che non mi torna. Fuori dal palazzetto noto, come dicevo, tanto entusiasmo e la Dinamo nella bocca di tutti. Poi capita di assistere a una partita di coppa, dopo una bella serie di vittorie peraltro, e sentire persone che si lamentano della prestazione e degli errori, presunti o reali che fossero, quando si vinceva di ben 40 punti! Oltre questo e oltre allo scarso numero di spettatori (2000-2500 non di più) ho notato anche tanta distrazione, molte persone impegnate a smanettare allo smartphone o a chiacchierare, poco calore dagli spalti (Commando a parte, ovviamente) e la sensazione che la gente senta la vittoria come dovuta, come se non bisognasse combattere e sudare per ottenerla. Ho la sensazione che qualcuno non abbia digerito le ultime stagioni e ora abbia la pretesa di ottenere tutto e subito senza degnarsi neanche di sostenere degnamente questa grande squadra. Spero solo di aver sbagliato nel cogliere queste sensazioni. Vediamo come evolve la situazione.
Comunque ora c'è un'altra partita casalinga di EuropeCup contro il Leicester per riprendere la situazione in pugno e poi ci sarà l'anticipo di sabato contro l'armata veneziana. Dopo queste due partite, quella di coppa che servirà a smaltire le tossine di Cremona e, soprattutto, lo scontro con una della due prime della classe, serviranno per capire bene cosa può fare e dove può arrivare questa Dinamo. Io sono ottimista, molto ottimista.
Forza Dinamo!
Nessun commento:
Posta un commento