Trentatré (più o meno) trentini entrarono al Palaserradimigni. Tutti (o quasi) e trentatré trotterellando... E ritornarono a Trento con 3 successi e la qualificazione alle semifinali in saccoccia.
Purtroppo finisce qui l'avventura della Dinamo-Banco di Sardegna nei playoff. Purtroppo non sono bastati i 5.000 del Palaserradimigni per allungare la serie e tenere viva la fiamma della speranza. La verità, secondo il mio modesto parere, è che la squadra è arrivata ai playoff nel suo periodo peggiore. Dopo i fasti e l'entusiasmo di buona parte del girone di ritorno (e anche un bel po' prima), delle ottime prestazioni in Coppa Italia e nella Champions League, la formazione di Pasquini si è lentamente spenta, prima con Venezia poi con Caserta nelle ultime due di campionato e infine nei quarti dei playoff. In parte è mancato il fisico (vedi gli infortuni a Lacey, Savanovic e Bell) ma soprattutto mi pare sia stato più che altro un problema mentale. Molti giocatori che hanno dato tanto, tantissimo, nel corso della stagione (soprattutto Stipcevic, Bell e Savanovic) si sono un po' spenti proprio sul più bello. Ed è stato un vero peccato perché alla fine in Gara 3 ha girato bene solo Lacey nonostante la lunga pausa dovuta all'infortunio. Alla fine il risultato è stato lo stesso dell'anno scorso (in quel caso i quarti di playoff si conclusero con il 3 a 0 di Reggio Emilia ai danni della Dinamo) ma c'è da recriminare perché ritengo tuttora che questa squadra sia più forte e coesa rispetto alla formazione dell'anno scorso e, inoltre, la Grissin Bon dell'anno scorso era ben più forte dell'Aquila Trento di questi giorni. Sembrava che proprio l'aspetto mentale, l'approccio alle partite, la capacità di reazione e la risposta nei momenti cruciali e più delicati fossero le principali caratteristiche della Dinamo 2016-2017, una squadra che non molla mai, e invece qualche ingranaggio è saltato. Sarà stato a causa di una stagione lunga e logorante, qualche elemento che non ha reso come ci si poteva aspettare (Josh Carter, giusto per fare un nome), l'età che avanza per qualcuno (Savanovic) oppure per tutti questi fattori messi insieme. Se si aggiunge un po' di sfiga (Trento in gran forma nei quarti quando invece era stato già battuto due volte in campionato, la visita di Renzi, molte partite perse all'ultimo secondo per un punto), qualche arbitraggio discutibile (anche in questi playoff), è pienamente comprensibile che arrivi un po' di sconforto e la scorta di energia mentali possa evaporare sui parquet più caldi.
Eppure in tanti (me compreso) ci avevano sperato sino all'ultimo. La vera Dinamo non era certo quella di Caserta o di Gara 1 a Trento. Su questo mi pare non ci sia alcun dubbio. Eppure la reazione nel campo di lotta greco-romana di Trento in Gara 2 aveva fatto sperare in una fenice che risorge dalle proprie ceneri con la previsione di una battaglia per la vita o la morte a Sassari in occasione di Gara 3. E invece non è andata così.
La formazione di Pasquini ci ha provato, ha messo dentro tutto quello che aveva nell'arsenale di questi tempi, grinta e orgoglio sino all'ultima goccia di sudore. Quella che è venuta a mancare è la precisione a canestro. "Piccolo e insignificante particolare" nel basket che ha pesato notevolmente sull'esito dell'incontro. Troppe palle perse da una parte e dall'altra ma la Dinamo, a differenza di Trento, non ha saputo approfittare degli errori dell'avversario. Non è riuscita a volare dopo il sorpasso e i numerosi riagganci al treno in corsa. Pazienza.
Comunque la battaglia di Gara 3 ha lasciato anche due feriti sul campo: Trevor Lacey con una frattura dell'orbita sinistra e Jack Devecchi con la frattura del setto nasale. Le aquile di Trento hanno picchiato duro in tutte e tre le gare, forse un po' troppo oltre i limiti della giusta foga agonistica. Ma è inutile stare lì a recriminare. Onore alla Dolomiti Energia Trentino che ce l'ha fatta.
Tuttavia, oltre a essermi giocato un pezzo di fegato e dopo avermi rosicchiato lo scroto per la delusione, non me la sento di dare la colpa a nessuno. Assolutamente. Ci mancherebbe altro. La Dinamo Sassari, infatti, ha disputato un campionato eccellente, ci ha regalato emozioni infinite e gioia immensa. Non per niente è la seconda squadra più seguita in Italia dopo la superpotenza Olimpia Milano. La società, il presidente Sardara, coach Pasquini, tutto l'incredibile pubblico di Sassari con in testa l'eccezionale gruppo Commando e le coreografie di Orgoglio Biancoblu, ci/mi hanno regalato una stagione memorabile anche se, alla fine dei conti, non si è vinto nulla. Ma non importa, sarà per la prossima volta.
Grazie ragazzi.
Dinamo Sassari - Banco di Sardegna - 2016 - 2017:
5 David Bell
7 Trevor Lacey
8 Giacomo Devecchi
10 Lorenzo D'Ercole
14 Brain Sacchetti
16 Tau Lydeka
20 Dusko Savanovic
23 Josh Carter
24 Rok Stipcevic
31 Gani Lawal
32 Diego Monaldi
35 David Lighty
99 Michele Ebeling
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Federico Pasquini
Stefano Sardara
Sei un grande.
RispondiEliminaCiao bro'...Non sarai un po' esagerato? Grazie comunque. Un abbraccio.
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