A volte ritornano...ma questa volta è stata dura.
Il Giappone è una terra così affascinante e diversa da ogni altra che un po' alla volta, piano piano, ti rapisce e ti si incolla nei recettori giusti - che pare non attendano altro - nel bel mezzo della poltiglia grigia che abbiamo in dotazione.
Ti sembra di essere dentro a un cartone animato (o meglio un manga) dal momento che arrivi sino a quando saluti tutti e ritorni a casa, alla realtà. Ma è un cartone fatto dannatamente bene.
Certamente anche qui non mancano le contraddizioni: al largo delle coste giapponesi si continua a massacrare balene e delfini e altre specie protette ma i cani viaggiano in passeggino vestiti come bambini. Oltre questo aspetto quantomeno discutibile non mancano altre bizzarrie inquietanti e difficili da comprendere per gli occidentali. Per esempio non si può fumare per strada, ma non come avviene in USA dove si è vietato quasi ovunque ma si trovano numerosissime smoking area praticamente dappertutto e in generale i cittadini e i gendarmi sono abbastanza tolleranti. Nel paese del sol levante è un'impresa trovare uno di questi recinti per appestati all'aria aperta, e quando la ricerca ve a buon fine ci si trova in centinaia ammassati intorno a un paio di piccoli posacenere (a Tokyo ci si può trovare anche in migliaia sotto una cappa di fumo). Tutto questo potrebbe avere anche una sua logica che però va a scontrarsi clamorosamente con quanto avviene all'interno di molti ristoranti e locali pubblici al chiuso, dove si fuma alla grande senza che i settori per i fans della nicotina e i suoi detrattori siano separati in modo efficace. Negli alberghi c'è sempre una saletta modello camera a gas in stile nazista dove è consentito avvelenarsi in santa pace, ma fuori anche in un cortile isolato o nei pressi di un garage non si può neanche prendere in mano una sigaretta spenta.
Comunque, oltre a queste piccole stranezze senza senso, il Giappone offre un'infinità di piacevolezze per tutti i sensi: l'aria è pulitissima; i colori e profumi della natura sono uno spettacolo inebriante; il cibo è ottimo e appaga anche la vista; non c'è smog né inquinamento di alcun tipo (a Fukushima non ci sono stato però); il traffico è pressoché inesistente (se paragonato alle nostre città o ancora di più ad altre realtà dell'Asia come Cina o Vietnam) e in genere regna il silenzio anche in mezzo alla folla (non si parla al telefono nei locali pubblici né nei mezzi di trasporto, non si parla a voce alta nei treni o nella metro).
I mezzi pubblici viaggiano con una precisione mostruosa e inimmaginabile dalle nostre parti. La rete della metro copre tutto il territorio; è semplice e funzionale. Nelle stazioni i treni si fermano nel punto esatto segnato nel tuo biglietto corrispondente alla tua carrozza e l'immancabile fila, ordinata e silenziosa in stile nipponico, è velocissima.
Ma ci sono tante altre cose curiose e diverse dal nostro mondo caotico poco incline al senso civico e al rispetto delle regole: in Giappone è più facile vedere un drago che fa shopping al centro commerciale che non un comune cestino dei rifiuti. Se uno vuole buttare un pezzo di carta o una gomma da masticare se li deve mettere in tasca e riportare a casa o in hotel. Oppure si può andare alla ricerca di uno dei rarissimi esemplari di cestinum mondezzae vulgaris. Ma è un impresa; questi sono esseri in via di estinzione e se ne trovano solo alcuni nei pressi dell'area fumatori, all'esterno di alcuni negozi o nelle vicinanze di qualcuno dei numerosissimi distributori automatici di bevande, cibo o sigarette. Eppure, nonostante ciò, le strade, le piazze e i giardini sono di un pulito incredibile e sconvolgente.
Dopo qualche giorno in Giappone ti ritrovi fermo davanti a un semaforo rosso in una via deserta, con la gomma da masticare tra le dita e le tasche colme di cartaccia, e non ne sei consapevole; ti viene spontaneo, come se fossi da sempre giapponese. Quando scatta il verde, però, e ti ritrovi sulle strisce pedonali da solo con il nulla che ti circonda, un piccolo accesso di vergogna arriva immancabilmente.
Oltre questo un'altra cosa che sorprende appena si posa il piede (quasi sempre scalzo) sul suolo giapponese è l'estrema cortesia dei camerieri, negozianti o semplici cittadini. Ci si torva sommersi da inchini e ringraziamenti senza soluzioni di continuo. Se solo giri la testa in direzione di un cameriere te ne arrivano due o tre a chiedere cos'altro desideri. Oltretutto non sono ammesse le mance e se lasci qualche spicciolo sul tavolo il cameriere ti verrà dietro per restituirtelo. Di certo i concetti di onestà, accoglienza e cortesia sono molto diversi dai nostri. In Giappone, del resto, non esiste la cosiddetta micro-criminalità. Tutti lasciano biciclette (senza lucchetti), oggetti, vasi di fiori e quant'altro all'esterno e nessuno tocca niente. Gli scippi, i furti e gli imbrogli non li conoscono affatto.
È una specie di paradiso della legalità dell'ordine e della pulizia.
La polizia serve solo per dare informazioni o, al limite, per chiedere i documenti a un presunto minorenne che fuma nella smoking area.
Però se qualcuno non rispetta le regole, se salti una fila o fai il furbo il giapponese si incazza e quando avviene sono cazzi senza dolcificante. A noi è capitato di fare un passo in più nel buffet della colazione per essere ripresi come scolaretti, o anche di accendere una sigaretta una piazza e venire assaliti da una donnetta alla quale mancava solo la katana. In ogni caso niente di grave o irreparabile: l'italiano quando vuole riesce sempre a saltare la fila o a fumare di nascosto, come sempre.
Eppure i giapponesi ti sorprendono anche dopo essere stato lì, in mezzo a loro, tanti giorni: arrivi all'immenso aeroporto Narita di Tokyo è trovi tantissimi addetti a tua disposizione; tutto è semplicissimo, chiaro e intuitivo. Passi i controlli del check in, passaporti e sicurezza con una velocità impensabile nel resto del mondo e ti ritrovi sull'areo senza neanche accorgertene. E questo non è un aspetto di poco conto, soprattutto non lo è stato per noi dopo il disastroso caos all'aeroporto di Amsterdam e la conseguente perdita del volo di coincidenza: un giorno in meno in Giappone e una torsione dello scroto senza precedenti. Perché forse non vi ho detto che nel paese del sol levante quasi nessuno parla in inglese (per esempio per ordinare il cibo lo indichi con un dito sul menù o usi un iPad) in Olanda invece lo parlano benissimo. Eppure in Giappone riesci a farti capire senza alcun problema e trovi tantissime persone che si sforzano per aiutarti (se cerchi qualcosa ti accompagno sempre sino al punto esatto che stai cercando) all'aeroporto di Amsterdam invece no...sono parecchio stronzi e hanno un'organizzazione di merda.
Per concludere questo post non mi resta che consigliare vivamente a tutti un salto in Giappone, possibilmente però senza passare da Amsterdam e senza prendere un volo KLM.
Qui sotto trovate qualche foto pescata a caso dalle tante schede SD che ho riportato dalla "gita fuori porta". Come sempre ho escluso le immagini dove sono presenti i partecipanti al viaggio e di conseguenza non necessariamente queste sono le foto migliori, ma penso che rendano ugualmente una piccola parte della bellezza di quei luoghi e di quelle città.
In questi giorni pubblicherò una serie di post su ogni località visitata.
Ne approfitto per ringraziare Barbara, Stefano, Antonio, Tiziano, Sara, Federico, Ilaria, Beniamino, Anna, Doriano, Stefania e tutte le splendide persone incontrate in Giappone.
Me gustó conocer algo más de Japón a través de tus fotos y lo que cuentas.
RispondiEliminaMe sorprendieron algunas cosas que al mismo tiempo me agradan mucho.
Ahora entiendo mejor porque dicen que es un lugar tan maravilloso :)
¡Abrazos, mi querido ant!
Hi dear Marga!
RispondiEliminaEstoy muy satisfecho de que las fotos y mis comentarios en Japón habrán sido útil. De hecho, es un lugar maravilloso y sorprendente (y muy extraño). En los próximos días voy a publicar una serie de artículos sobre las ciudades. ¡Muchas gracias!
abrazos
Ciao!