Finalmente, dopo lunghe attese, giunge il tempo del terzo album degli Estranged. I due precedenti capitoli (Static Thoughts del 2008 e The Subliminal Man del 2010) avevano favorevolmente impressionato una buona fetta della fauna dell'underground, anche da queste parti e tra gli abitanti di questo blog, in particolare. Il nuovo disco omonimo non delude affatto le aspettative, anzi, probabilmente riesce a fare ancora meglio. Niente di sorprendente ed estremamente innovativo, beninteso, ma di sicuro i tre di Portland possiedono una buona personalità e sono riusciti a tirare su una bella carrellata di ottima musica, ricolma di umori e atmosfere liberamente tratti dalla scena post-punk inglese dei tempi d'oro, ma condotta con il piglio e la giusta energia dei tempi moderni; giusto una mano di vernice fresca per rendere il prodotto più appetibile per le nuove leve.
I toni grigio-malinconici, ma non troppo, della voce e dei testi vengono sapientemente contrastati da ritmi elevati, schitarrate assassine e un gran dispiego di energia con inserti rock (fa una breve comparsata nell'ottima "Hide" anche una slide guitar) e garage.
Non mancano affatto le melodie avvincenti e trascinanti gestite dall'ottimo Mark Herman, autore anche di uno straordinario lavoro alla sei corde, ma anche la grintosa e potente sezione ritmica non è da meno: non si limita a svolgere il compitino ma, anzi ci mette molto di suo per la riuscita del suono di "The Estranged." Ne traggono giovamento una manciata di tracce che non si scordano facilmente come Fatalist Law, Hide, Languid Sky, Play For Keeps, Another Stab o la splendida The Ride che chiude l'album.
In definitiva un disco oscuro ma non troppo, intriso di dark punk, new wave e post punk, ma non solo. Sono sicuro che queste chitarre graffianti siano in grado di conquistare una più vasta parte di appassionati di musica rock indipendente. Dentro si possono scorgere gli Wire, i Cure meno oscuri e più chitarrosi o i Joy Division più grezzi e punk (i Warsaw) come anche qualche spunto garage punk o addirittura power pop, ma non è corretto parlare di influenze vere e proprie. Il disco va ascoltato per quello che è: ovvero il terzo eccellente album di un'ottima band; ha solo bisogno di due-tre ascolti di fila per esprimere tutto il suo valore.
01.Forever Been Erased
02.Fatalist Flaw
03.Hide
04.Languid Sky
05.Mark of Skin
06.Over and Over
07.Play for Keeps
08.Another Stab
09.The Ride
2014 - Sabotage Records - Dirtnap
Formazione:
Mark Herman - voce, chitarra
Derek Willman - basso
Keith Testerman - batteria
Non li consoco, ma da come li descrivi sarà bene che non me li faccia scappare, caro Ant... ;-)
RispondiEliminaGrazie Massi, penso che ti possano piacere.
RispondiEliminaNe approfitto per farti gli auguri per il compleanno del tuo bellissimo blog (li avevo già fatti tra le righe di un precedente post ma, quando ne vale la pena, è sempre meglio abbondare):))