Fenriz e Nocturno Culto sono tornati. The Underground Resistance è il sedicesimo sigillo marchiato Darkthrone e, come recitano le note di copertina, è totalmente privo di ingannevoli copia e incolla e trucchi e imbelletti da studio di registrazione. Dritto in faccia, come al solito.
Rispetto ai lavori più recenti del duo norvegese, questo disco si discosta in parte dall'assalto black metal/hardcore punk/crust degli ottimi "F.O.A.D." e "Dark Thrones and Black Flags," anche se le molecole punkoidi sono ancora ben presenti in più di una traccia, e prosegue, invece, il riavvicinamento alle radici metal intrapreso già con il precedente "Circle the Wagons" del 2010.
Nei 6 brani in scaletta c'è molta carne al fuoco: black metal, heavy metal classico, epic metal, speed, thrash e punk. Il tutto sapientemente amalgamato dalle esperte mani di Fenriz e Nocturno Culto che si dividono equamente la scrittura dei brani e il ruolo dietro al microfono.
L'inizio con la micidiale, veloce e malefica, Dead Early non poteva essere migliore. Una botta punk-metal dall'anima thrash, che richiama alla mente un po' certi gruppi punk convertiti all'heavy metal (qualcuno si ricorda dei grandi English Dogs della "metalmorfosi"?) qualcosa dei Motorhead o dei primissimi Voivod e Celtic Frost. La successiva Valkyrie, targata Fenriz, è molto più varia, con una linea melodica non troppo distante da tentazioni di certo viking epic metal (Manilla Road), parti veloci e alcune linee di chitarra che richiamano la NWOBHM.
Le poche tracce contenute nel disco si succedono senza tregua con ottime variazioni sul tema, malefici assalti black'n'roll, ritmi thrash e il classico marchio di fabbrica Darkthrone. Non crea nessun problema all'ascolto neanche la durata dei brani, che potrebbe apparire eccessiva alla prima occhiata al retro copertina. Invece, durante l'ascolto, la conclusiva Leave No Cross Unturned, nonostante i suoi tredici minuti abbondanti di durata, si rivela la traccia più intrigante e interessante del disco. Parte come se fosse un brano di una oscura band della New Wave Of British Heavy Metal degli anni 80, con tanto di vocalizzi degni di King Diamond, e poi s'incattivisce con il suo trascinante riffone metal da rottura delle ossa del collo assicurata.
In conclusione, qualora non lo si fosse capito, un gran bel dischetto.
The cult is alive!
Tracklist:
01.Dead Early 4.40
02.Valkyrie 5.13
03.Lesser Men 4.53
04.The Ones Who Left Behind 4.47
05.Come Warfare, The Entire Doom 8.37
06.Leave No Cross Unturned 13.40
Peaceville - 2013
voto: 9
Fenriz: batteria, voce
Nocturno Culto: chitarre, voce, basso
La discografia dei Darkthrone:
Soulside Journey - 1991
A Blaze in the Northern Sky - 1992
Under a Funeral Moon - 1993
Transilvanian Hunger - 1994
Panzerfaust - 1995
Total Death - 1996
Goatlord - 1996
Ravishing Grimness - 1999
Plague Wielder - 2001
Hate Them - 2003
Sardonic Wrath - 2004
The Cult is Alive - 2006
F.O.A.D. - 2007
Dark Thrones and Black Flags - 2008
Circle the Wagons - 2010
Credo di essere uno dei pochi ad aver apprezzato la svolta heavy dei Darkthrone. A mio avviso non ha più senso senso registrare i brani su un misero quattro tracce. La musica (fortunatamente) si evolve, ma gran parte del pubblico rock e metal è tremendamente ottuso e conservatore. Pazienza...
RispondiEliminaHai pienamente ragione, i tempi cambiano e con essi anche la musica: non si può continuare a proporre sempre la stessa canzone e gli stessi suoni all'infinito (solo in pochi se lo possono, o se lo potevano permettere, forse solo Ramones, AC/DC e Motorhead). In ambito metal è molto difficile cambiare senza subire un linciaggio, ma i Darkthrone hanno molte frecce al proprio arco e questo, secondo la mia modesta opinione, è un gran disco.
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento!
P.S.: anche io sono tra quei pochi che hanno apprezzato i cambiamenti in casa Darkthrone
Ciao
Grazie a te per il riscontro, Ant!
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