I Cult of Youth sono un'interessantissima band di New York dedita a plasmare nuovi suoni a partire da un contesto neo folk, post industriale e folk apocalittico (Death in June, Current 93…). In questo blog hanno trovato spazio in altre occasioni, soprattutto nelle classifiche dei migliori dischi di questi due anni di vita di questo umile contenitore di musica e immagini. Ora è giunto il momento di approfondire il discorso e di concedere loro qualche riga in più (poche perché siamo in periodo di crisi e la spending review impone il risparmio su tutto).
In origine i Cult of Youth erano solo il progetto personale del cantante, compositore e polistrumentista Sean Ragon. Il primo album "A Stick to Bind, a Seed to Grow" pubblicato dalla Dais nel 2008 era praticamente un suo album solista. Solo successivamente sono diventati una band vera e propria e hanno sfornato due capolavori assoluti: "Cult of Youth" del 2011 e "Love Will Prevail" nel 2012 pubblicati per la Sacred Bones. Due dischi che tracimano dalle inquiete acque del più classico e oscuro neo folk, per disperdersi in territori inesplorati e ricchi di fascino. Sono quel genere di album che inizialmente non si riescono bene a capire e a mettere a fuoco. Restano in sottofondo per qualche tempo a costituire una piacevole colonna sonora per il relax sul divano o le comuni attività che si svolgono tra le mura domestiche, preferibilmente al calare della sera. Ma quando il cervello si appropria di quelle melodie e di quei suoni fuori dagli schemi, è estremamente difficile rinunciarvi. Non si riesce a smettere di ascoltarli e non è neanche tanto semplice associarvi altri dischi di altre band. Quindi si è costretti a rimettere tra i denti del lettore cd The Pole Star, Garden of Delights, Lorelei, Path of Total Freedom, The Gateway, New Old Ways e le altre preziose gemme sonore che sono scaturite dalla penna di Ragon.
Tanto per dare un'idea, le sonorità espresse dalla band di Brooklyn sono caratterizzate da un riuscitissimo mix tra ritmiche e umori tradizionali del folk, esuberanti chitarre acustiche, atmosfere oscure non molto distanti da certo post punk, il neo folk, pop da camera, psichedelica, dark wave, elettronica, l'anarco punk derivato dai Crass e gruppi simili e molto altro. I loro dischi suonano moderni, nuovi e freschi come poche altre produzioni di questi ultimi anni e, pur essendo quasi completamente acustici (le chitarre elettriche e le distorsioni sono una rarità nelle loro composizioni), non difettano affatto di energia.
Provate a fare una visita in casa Ragon. Non ve ne pentirete, ne sono sicuro...
Formazione:
Sean Ragon - voce, chitarre, basso, tromba, synth
Glenn Maryansky - batteria
Christiana Key - violino
ning nong - percussioni
Beverly Hames - voce
Discografia:
A Stick to Bind, a Seed to Grow - 2008
Filthy Plumage in an Open Sea! - EP - 2010
Cult of Youth - 2011
Love Will Prevail - 2012
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