Era inevitabile.
Una partita tra una squadra mediocre e una squadra solo poco più che discreta (pur con un paio di campioni veri nella rosa), con un arbitro mediocre e un'atmosfera irreale caratterizzata dai postumi di una sbornia, non poteva che finire così.
La prosopopea e il blasone non sono sufficienti per andare avanti in un mondiale e i giocatori che non ci sono non possono portare da nessuna parte. Gli undici fenomeni azzurri sono stati esaltati da stampa e pubblico famelico dopo la prestazione appena sufficiente con l'Inghilterra, una partita piena zeppa di errori e strafalcioni di ogni genere grazie, soprattutto, a una difesa modello scolapasta. Poi, però, passata la sbornia, sono arrivati i fischi e gli insulti a causa della prestazione pietosa contro Costa Rica e un'ulteriore infinita sequela di schifezze immonde nello scontro della vita con l'Uruguay.
La nazionale italiana è lo specchio fedele della nostra nazione: non c'è più nulla, solo chiacchiere, polemiche, fior di milioni sperperati a destra e a manca e...basta. Insomma il solito magna magna.
Ora seguiranno infinite polemiche e ancora chiacchiere e fiumi di stronzate...il morso di Suarez, l'espulsione di Marchisio (senza dubbio eccessiva) e le occasioni mancate; mancate talmente tanto che nessuno le ha viste.
Il fantasma di Balotelli che ancora vaga nell'afa brasiliana e gli altri zombie che sono ancora lì a spaventare i difensori uruguaiani. Eppure questi ultimi avevano paura sul serio, erano intimoriti dalla grande Italia e dallo spasimante della regina Elisabetta, ma nessuno ne ha approfittato.
La verità è che gli azzurri di questi ultimi anni fanno paura (e non mi riferisco solo a Paletta e Chiellini) per i quattro titoli mondiali che portano sul groppone e per il carico impressionante di stampa e business che si portano dietro, mica per il gioco. Da molti anni rimediamo epiche figure di merda prima dei campionati che contano che, inevitabilmente, non vinciamo più. Di sicuro non ci sono più i giocatori di una volta (e neanche le mezze stagioni), non ci sono più i vivai (non mi riferisco alle piante) e in generale il nostro calcio boccheggia... Ha bisogno di ossigeno e meno chiacchiere.
Se uno guarda le altre partite (ehm, Rai permettendo...), e non dico solo quelle di Argentina, Olanda o Brasile, noterà un'atteggiamento ben diverso dal nostro: loro, gli altri, corrono su tutti i palloni, lottano sino alla fine e cercano di segnare sempre e comunque.
Eppure il Prandelli aveva giocato la carta dell'orgoglio nazionale per caricare i suoi undici "guerrieri," ma forse l'hanno preso troppo alla lettera e hanno messo in campo il massimo dell'orgoglio che si può pretendere a un cittadino di questo paese, ovvero: zero, nulla, niente o poco più.
E si torna a casa...
Questo (finalmente) è l'ultimo post sul mondiale. Da domani si parla di altro...
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