Il Natale si avvicina e il 2013, fortunatamente, si allontana. Come sempre buona parte dei "regali" che troveremo sotto l'albero non li possiamo scegliere noi: li porta Babbo Natale o chi per lui. Però si può ancora convincere qualche piccolo "dono" a posizionarsi tra i tanti "pacchi," previa rottura del salvadanaio o con l'aiuto di un'adeguata mazzetta per corrompere il Babbo (beh, siamo in italia).
Quest’anno sotto l’albero di natale troveremo il finanziamento ai partiti che ha nuovamente cambiato i connotati ma è sempre lì al suo posto, con nuovi connotati e un bell’aspetto, ma con il medesimo portafoglio gonfio e satollo. Ma oltre a questo bel regalo ci saranno altre gradite sorprese: l’IMU che ha subito un’ennesima mutazione in laboratorio, ha cambiato nome e pelle, ma è sempre più ingorda; la bellissima web tax che è praticamente un omicidio-suicidio da parte dell’iTalia e dei suoi politici tecnologicamente avanzati (nel senso che la tecnologia gli è avanzata e hanno deciso di metterla da parte); un ulteriore ritocco a “l‘equo compenso,” istituito per far ingrassare ulteriormente quelli della SIAE, che comporterà un aumento di costi dei supporti digitali, pc e smartphone, perché secondo il PD, gli alfani e i loro affiliati siamo tutti ladri e perciò dobbiamo pagare tutti (loro, invece si che sono onesti); l’ennesimo regalo alla lobby degli amici spacciatori di morte e distruzione con le slot machines; l’aumento dell’Iva che dovrebbe portare un bell’incremento dei consumi e salvare la patria, e non far chiudere le botteghe e far rinunciare i cittadini ad acquistare, ci mancherebbe pure; le province morte e risorte nel giro di pochi minuti, anche queste sottoposte al sapiente tocco del chirurgo plastico; la disoccupazione che continua a crescere sino ai livelli del terzo mondo o giù di lì; il debito pubblico che vola sempre più in alto e ormai è in fuga, e non lo piglia più nessuno; le attività commerciali che chiudono con una velocità simile a quella di un paese sotto i bombardamenti durante la guerra…e tante altre belle cose. Ci sarà da divertirsi.
Ma è Natale, siate felici… C’è la stabilità.
Una volta sbrigata la pratica degli auguri e del giubilo previsti dalla legge, posso procedere con il vero argomento di questo post. E siccome ho una particolare predilezione per il cambiamento e le novità (ma si, basta con i post tutti uguali…echecazzo!) questa volta vi parlerò di dischi, con qualche breve cenno dedicato ad alcune interessanti novità del pianeta underground e non solo…ehm…Praticamente è lo stesso post della serie “Dischi e discoboli” ripetuto per la quarta volta, senza alcun pudore né vergogna. Qui, semplicemente, ci sono i dischi che il discobolo ha perso per strada.
Qui, in queste pagine addobbate a festa, troverete alcune piccole (molto piccole) recensioni o pseudo tali di una decina di album che potrebbero concorrere a un posto sotto l’albero. Non si tratta necessariamente di capolavori assoluti da strapparsi i capelli e le unghie (quelli li dovreste trovare, forse, nella classifica dei migliori album che, come sempre, pubblicherò nei primi giorni dell’anno prossimo, ma non è detto che non ci siano anche molti di questi qui in quella lista) perché di London Calling, Seventeen Seconds, Unknown Pleasures o Chaos A.D., Master of Puppets e Reign in Blood non è che se ne vedano così tanti di questi tempi. È anche vero che per maturare bene, i buoni dischi, richiedono qualche anno e il giudizio definitivo lo può dare solo il tempo. Perciò non bisogna essere troppo severi con le nuove band e i nuovi album che potrebbero fiorire nel giro di qualche anno, senza alcun preavviso.
Spesso, poi, si tende a sottovalutare le ultime pubblicazioni di alcuni mostri sacri e si spendono lodi e proclami di ogni genere verso i primogeniti di codesti profeti fluttuanti; qualche volta può anche essere vero, ma spesso, molto spesso, i pregiudizi appannano la vista e impediscono di vedere un opera per quello che realmente è. Basta fare un giro per le vie del web (finché sono ancora aperte e navigabili) per leggere di patiboli tirati su in fretta e furia e fucilazioni di massa di chiunque abbia osato pubblicare un album diverso dai “grandi capolavori dei primi gloriosi anni.”
In ogni caso, questi sono i dischi che stanno scorrazzando in questo blog in questi ultimi giorni, ore o minuti.
Se vi resta ancora qualche spicciolo in tasca, o se riuscite ancora a smanettare nelle riserve di caccia del download, potreste trovare in questo mucchio la vostra nuova “Silent Night” o la “White Christmas” in grado di allietare il grigio natale di quest’anno. Oppure no.
Perché, come al solito, i dischi e i generi infilati in queste pagine sono molto diversi tra loro. Anche se, lo devo ammettere, buona parte di questi sono abbastanza tosti e violenti. Proprio quello che ci vuole per godersi appieno la tipica atmosfera natalizia…
Nails - Abandon All Life
Il primo album ad uscire dal pacco è “Abandon All Life” dei Nails; un disco feroce e devastante che segue l’altrettanto bestiale “Unsilent Death,” pubblicato nel 2010.
Venti minuti, dieci brani, di violentissimo assalto hardcore, grindcore e death metal sparati in faccia senza pietà. Il disco, come il precedente, è prodotto da sua santità Kurt Ballou, come al solito impeccabile nell’erigere una montagna invalicabile di violenza sonora.
Un gran disco, tra i migliori partoriti da questo infame 2013.
Pyerxia - Feast of Iniquity
Un altro gioiellino adatto ad accogliere il bambin Gesù è senza dubbio “Feast of Iniquity” dei Pyrexia, potentissimo death metal made in New York, cresciuto e sviluppato su solide radici hardcore. Questo è il quarto disco di questa band ritenuta, non so se a torto o a ragione, una specie di succursale dei Suffocation, dato che sono della stessa città e si sono scambiati diversi membri nelle formazioni nel corso degli anni, ma per quanto mi riguarda questo è il loro disco migliore. Una bomba.
Pro-Pain - The Final Revolution
I Pro-Pain, invece, aggiungono quest’anno il quattordicesimo sigillo alla loro ricca discografia. Il nuovo disco “The Final Revolution” racchiude quanto di buono hanno proposto nella loro carriera ultra ventennale, ma riesce a rinvigorire ulteriormente la proposta musicale a base di NYCHC e massicce iniezioni di thrash metal; sicuramente meglio rispetto all'album precedente. Il disco è potentissimo e riesce a offrire 36 minuti di grande spasso, con un gran tiro e una manciata di ottime canzoni tra le migliori uscite dalla penna di Gary Meskil negli ultimi anni.
Un’altra bomba (forse è il caso di chiamare gli artificieri…)
Watain - The Wild Hunt
Con gli svedesi Watain di Erik Danielsson si passa a un black metal raffinato, oscuro ed estremamente interessante. “The Wild Hunt” è un viaggio affascinate nei tetri meandri dell’occultismo ed è arricchito da atmosfere affascinanti ed epiche, suoni maestosi e alcune tracce di metal classico, oltre ad avere spunti sperimentali che li spingono ben oltre i confini del genere.
Il disco è di una bellezza (nera come la pece) quasi sconvolgente e cresce esponenzialmente con gli ascolti.
Assolutamente da non posizionare accanto al presepe.
Komplott - Sei Vivo Sei Morto A Nessuno Importa
I Komplott sono un side project di Giacomo e Tadzio dei grandissimi Holy con la complicità di alcuni membri dei bolognesi death rockers Horror Vacui e dei Giuda. Il primo EP nato da questa strana unione è “Sei Vivo Sei Morto A Nessuno Importa,” 6 brani di eccezionale hardcore-crust-d-beat-raw punk, cantati (o meglio urlati) in italiano. Una mazzata sulle orecchie che aiuta a rinverdire la tradizione italica in ambito HC e ti riconcilia con la musica di casa.
Da avere, comprare o scaricare (no, meglio non scaricare, altrimenti i Letta’s brothers ti mandano i gendarmi a casa).
The Sounds - Weekend
“Weekend” è il quinto album dei The Sounds ed è anche il quinto gioiello sfornato da questi cinque svedesi, i quali, dall’alba degli anni zero sino a oggi, non hanno mai sbagliato un colpo. In questi solchi, infatti, è racchiuso ancora una volta il miglior pop disponibile per le orecchie umane del nuovo millennio, ma si tratta di un pop ad alto voltaggio, ipercinetico e multivitaminico; non è materia morbida per gente morbida.
Qui ci sono generose porzioni di indie rock, power pop, new wave, dance, synth pop e una spruzzatina di punk. Il tutto accompagnato da melodie irresistibili e ritmi sostenuti. Tra i 12 ottimi brani in sequenza spiccano Animal, la titletrack e rockeggiante Outlaw.
AFI - Burials
Gli AFI di Davey Havok hanno mutato pelle più volte nel corso della loro carriera, dagli inizi all’insegna dell’hardcore melodico duro e puro dei primi tre album sono passati all’infezione dark a partire da Black Sails in the Sunset dove alla struttura hardcore hanno aggiunto elementi horror punk e gothic rock. Negli ottimi dischi successivi (The Art of Drowning e Sing the Sorrow) hanno gradualmente incrementato la porzione dedicata alla materia oscura, ma anche quella riservata al pop, sino al capolavoro assoluto Decemberunderground del 2006. Nel frattempo sono arrivati successo e denari, qualche interessante collaborazione per non perdere i contatti con il mondo underground come il progetto elettronico Blaqk Audio o l’ugola prestata alla band horror punk Son of Sam nell’ottimo Songs from the Earth.
Poi, nel 2009, è arrivata quella mezza cagata di Crash Love, ma nessuno fortunatamente ha tirato lo sciacquone e ora è il turno di Burials, un buon album alternative rock a tinte scure, dove il pop, l’elettronica e qualche cellula residua delle origini punk, convivono senza problemi.
Institution - Domen Är Satt
Si ritorna a suoni e atmosfere più di frontiera con gli svedesi Institution e il loro “Domen Är Satt,” potentissimo e furioso D-Beat-Crust Punk cantato in svedese. La band è composta da membri di grandi formazioni della scena HC scandinava quali Totalitär, Meanwhile e Herätys, nomi che garantiscono un’elevata qualità degli ingredienti base e una sicurezza per il risultato finale. Il disco è composto da tredici schegge impazzite sorrette da un ritmo vorticoso che lascia senza fiato.
Grandissimo album.
Balzac - Blackout
I Balzac sono una band horror punk giapponese con all’attivo dieci album, svariati ep, split e un immenso merchandise (compresi pupazzi, cartoni, action figures) pari solo a quello tirato su dai maestri del genere, ovvero i Misfits. In patria sono molto noti e vendono un buon numero di dischi, qui in Europa, invece, sono una band di culto con un discreto numero di fedeli seguaci.
Blackout è il nuovo album. Il disco fa la sua porca figura all’interno dell’ottima discografia dei quattro di Osaka e garantisce una buona mezzora di hardcore, punk rock, metal e rumori e tracce d’elettronica presi in prestito dal digital hardcore, con tematiche oscure e inquietanti ma mai banali.
In linea di massima il disco è veloce, aggressivo e potente, ma non mancano le melodie a rotta di collo.
Eccellente ritorno.
Beastmilk - Climax
I Beastmilk di mr. Matthew “Kvohst” McNerney (già all’opera con il black metal dei Dødheimsgard e dei Code e con l’ensemble neo folk psichedelico Hexvessel) giungono all’atteso debutto a lunga distanza dopo un 7” EP e una cassetta con due brani.
Climax è composto da dieci tracce di post punk apocalittico (come lo definiscono loro) che trae origine dal post punk inglese, dalla dark wave come dal death rock americano, sin qui parrebbe niente di nuovo. Invece il disco di questi quattro finlandesi (in realtà tre finlandesi e un inglese: il McNerney succitato) è sorprendente per la qualità e il fascino irresistibile dei suoni che contiene. Le dieci canzoni sono dieci piccoli capolavori di suggestivo post punk, potente e scuro. Sarà anche per merito del solito Kurt Ballou che dietro al mixer riesce sempre a tirare fuori il coniglio dal cilindro, ma la qualità di Climax è indiscutibile, a prescindere dal nome del produttore.
Tra i migliori dischi usciti quest’anno.
Bestial Mouths - Bestial Mouths
Con i Bestial Mouths di Los Angeles si approda in un territorio scosceso, irto di difficoltà e inquietudine. L’atmosfera che si crea una volta poggiata la puntina sul disco è pesante e ipnotica grazie, soprattutto, alla voce particolare della cantante Lynette Cerezo (un po’ Lydia Lunch, un po’ Daimanda Galas, ma molto originale). Il suono che accompagna le taglienti litanie è costruito su una struttura minimal-synth-wave e rivestito da rumori post industriali e soluzioni originali, moderne, fredde e affascinanti.
Il disco omonimo è pubblicato dalla Clan Destine records e contiene 8 brani, 8 ottimi brani.
Doyle - Abominator
Doyle Wolfgang Von Frankenstein è, per chi non lo sapesse, l’ex chitarrista dei Misfits (ora saldamente in mano al solo Jerry Only). Doyle è la sua nuova creatura, dopo i progetti Kryst The Conqueror e Gorgeous Frankenstein. Fanno parte della partita il cantante Alex Story dei Cancerslug, il bassista “Left Hand” Graham e la vecchia conoscenza Dr. Chud alla batteria.
Abominator è un buon disco metal con ascendente punk, ma è più vicino agli altri progetti collaterali del chitarrista che non ai Misfits. Sono presenti attacchi thrashcore, passaggi doom-stoner e hard rock. In qualche frangente vengono in mente i Black Label Society, i White Zombie o lo stesso Danzig solista, ma il divertimento è assicurato.
Inquisition - Obscure Verses for the Multiverse
Gli Inquisition sono una band black metal proveniente da Calì in Colombia, anche se dal 1996 risiedono negli Stati Uniti. Come molte band di questo genere sono un duo, composto in questo caso da Dagon, voce, chitarra e basso, e Incubus alla batteria.
Obscure Verses for the Multiverse è il loro sesto album e, probabilmente, anche il loro migliore. Il disco porta come dote un ottimo black metal feroce e malvagio quanto basta, non privo di spunti melodici e di qualche tocco classic metal.
Direct Hit - Brainless God
Il secondo album degli americani Direct Hit! “Brainless God” è un inaspettato ritorno in grande stile ai fasti del punk rock e dell’hardcore melodico di qualche decennio fa. Inaspettato perché arriva in un periodo di relativa stanca del filone d’oro di un tempo (a parte i soliti grandiosi Bad Religion, NOFX e Pennywise) e inoltre perché non conoscevo questa band, né i loro precedenti dischi (l’album Domesplitter del 2011 e i ben 6 split pubblicati sino adesso). Il disco contiene 12 tracce clamorose e assolutamente irresistibili, come non si sentiva da parecchio tempo e neanche si prevedeva di sentire.
Da avere assolutamente.
Oblivians - Desperation
Ritornano sulle scene i grandi Oblivians, da Memphis, Tennessee, dopo un secolo di assenze ingiustificate (oltre dieci anni, forse di più) con sommo gaudio del mio impianto stereo. Sembrano passati secoli dai capolavori Soul Food, Popular Favorites, Play 9 Songs with Mr. Quintron o il primo 10” omonimo. Era il tempo del lo-fi, del punk blues e del garage rock più lercio e tossico del pianeta, delle mitiche etichette Sympathy for the Record Industry e Crypt Records. Ora, diversi secoli dopo, la band di Greg Cartwright, Jack Yarber e Eric Friedl riappare dal nulla con un gran bel dischetto, questo succulento “Desperation,” come se il tempo si fosse fermato a metà anni 90. Il disco nasce nello studio di Dan Auerbach e chissà che questo particolare non aiuti a diffondere la grande musica di questa grande band.
Coliseum - Sister Faith
I Coliseum con il nuovo “Sister Faith” giungono al traguardo del quarto album e proseguono nel percorso di continua evoluzione dalle origini hardcore punk. Il nuovo disco pare provenire dal catalogo Dischord di qualche anno fa; è pieno zeppo di noise, post-hardcore, indie rock, qualche traccia punk e numerose soluzioni sonore estremamente interessanti.
Cavaverman - James Dead
I Cavaverman, invece sono italiani e suonano horror punk, o meglio, zombiepunk come lo definiscono loro. Sono in tre e in origine suonavano un buon punk rock classico con una voce femminile dietro al microfono (Viboras). James Dead è il titolo del primo album sfornato dalla nuova incarnazione e, bisogna dire, mette a segno un bel colpo già dalla prima prova: 14 canzoni riuscitissime, cariche di melodia e supportate da un buon tiro. I punti di riferimento sono da ricercare nelle varianti più melodiche e affini al rock’n’roll della scena horror punk: Calabrese, Mr Monster o The Rosedales.
Se vi piace il genere un ascolto è d’obbligo.
Ghost B.C. - Infestissumam
Arriva sugli scaffali di dischi, reali o virtuali, anche il secondo album della folle band di Papa Emeritus II, i Ghost B.C. La nuova enciclica, ehm…il nuovo disco si intitola “Infestissumam” ed è un bel campionario di heavy metal classico, hard rock e spunti progressive e psichedelici e addirittura pop. Lo spasso è assicurato da geniali trovate e azzardi di ogni tipo oltre al gradevole cocktail di tematiche horror e humor (nero). I suoni e le melodie scorrono piacevolmente in dieci brani di buon impatto, caratterizzati da una teatralità esagerata ma niente affatto pesante, anzi tutt'altro: questo è uno dei dischi più divertenti e piacevoli pubblicati quest'anno...In alcuni momenti sembra di sentire i Beatles in un'improbabile versione satanista. Una goduria.
Death Angel - The Dream Calls For Blood
I veterani Death Angel continuano a macinare thrash da una vita, ma non si stancano e non stancano affatto. Il nuovo The Dream Calls For Blood, dopo altri 6 dischi e trent’anni di carriera, possiede tutti i requisiti che un album speed-thrash metal deve avere: canzoni aggressive e veloci che non passano inosservate; suoni potenti e una tecnica strumentale fenomenale.
Basterebbe l’iniziale “Left for Dead”…
Lili Refrain - Kawax
Non conoscevo l’artista romana Lili Refrain, devo confessarlo. Nonostante avesse già pubblicato due ottimi album (Lili Refrain nel 2007 e 9 nel 2010) mi era sfuggita. Chissà poi perché.
C’è sempre tempo per rimediare: la nuova opera della chitarrista, performer e compositrice si chiama “Kawax” (Subsound records, Sangue Dischi) ed è un’affascinante, evocativo, cangiante e indefinibile concentrato di meraviglie sonore. 10 brani imprigionati nelle corde della sua chitarra, nei loop elettronici e tra le sue corde vocali. Dentro c’è psichedelia, etehreal, elettronica, dark wave, metal, ambient, folk, blues e chissà cos’altro.
Cleo T - Songs of Gold and Shadows
Cleo T è un’artista francese di Parigi che si può inquadrare in qualche modo come una via di mezzo tra un Nick Cave e le sue murder ballads, l’ethereal folk e il dark cabaret. il suo disco d’esordio “Songs of Gold and Shadow” emana fascino senza tempo, tra il fumo e il sapore del whisky di un locale affollato e un’orchestra jazz sullo sfondo. Un noir pop molto piacevole.
Dark Times
Per concludere questo faticoso e lunghissimo (e assolutamente non esaustivo) viaggio tra le novità discografiche, un breve cenno su una band di Oslo che non ha ancora pubblicato un album, ma solo un paio di EP.
Loro sono i Dark Times e fanno parte delle scena norvegese “Balck hole crew” ovvero una sorta di folle unione tra il punk e il black metal in diverse varianti. Tra i più noti rappresentanti di questa realtà ci sono i grandissimi Okkultokrati e gli Haust e, appunto, i Dark Times.
La musica che propongono questi ultimi è, forse, meno violenta delle altre due band citate, ma non meno interessante. I tre di Oslo inseriscono nel contesto punk e hardcore anche sonorità di estrazione indie e noise, oltre al metal, immancabile in terra norvegese. Un altro particolare che li differenzia è senz’altro la voce femminile (i Dark Times sono composti da un maschio e due fanciulle).
Amen.
Quasi tutti non li conosco. In attesa di colmare tale lacunosa lacuna mi sento di dare ugualmente la mia preferenza ai gruppi con le belle gnocche. Quale, per esempio, Lili Refrain.
RispondiEliminaMhh...considerazioni profonde! Invece io ti consiglio gli Oblivians, i Direct Hit e i Komplott...sono sicuro che ti piaceranno. Prova: soddisfatti o rimborsati! :)
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