Premetto che quando si parla di Peter Murphy non posso essere imparziale e non ho alcuna intenzione di sforzarmi di esserlo adesso. Non potrei mai non essere generoso con un padre, un fratello maggiore, un amico. I Bauhaus sono stati uno dei mattoni più solidi e importanti per la mia costruzione, crescita e sviluppo, ben più del calcio e delle vitamine.
Ma devo dire che mr. Murphy fa di tutto per facilitarmi il compito: non ha mai fatto un disco meno che buono nel corso della sua quasi trentennale carriera solista e, anzi, è riuscito a plasmare alcuni gioielli di pura magia sonora come Deep del 1989 e Dust del 2002, ma anche l’eccellente Ninth, pubblicato un paio di anni fa. Quell’ultimo disco saltato fuori dopo 7 anni di silenzio aveva sorpreso un po’ tutti per la gran profusione di elettricità, energia rock e canzoni sempre a fuoco.
Il nuovo Lion non è così immediato come il suo predecessore ma riesce ad andare anche oltre; ha solo bisogno di qualche giro in più sotto il laser del lettore cd.
In queste undici tracce Peter Murphy mischia le carte ancora una volta: dentro si scorge il maestoso gothic rock di altri tempi, qualche accenno darkwave, fiumi di elettronica, electro pop, grandi e maestose aperture sinfoniche, e uno scheletro duro industriale, grazie al tocco di Youth dei Killing Joke, che produce e suona nell’album. Perché la presenza di Youth si fa sentire su tutta la scaletta; tanto che se si è distratti, nei momenti in cui si ferma la meravigliosa ugola di Murphy, si potrebbe anche credere di avere nei timpani un disco dei Killing Joke. Si può avvertire anche "l’influenza" dei Nine Inch Nails dell’amico Reznor, ma lo scambio di cortesie tra i due è sempre stato reciproco. Poi, quando le parole riprendono a sgorgare, con il classico tono basso del vampiro di Northampton, o con un inaspettato (e riuscito) registro alto, i dubbi vengono immediatamente spazzati via: qui c’è solo Peter Murphy.
Il disco si apre con il singolo “Hang Up,” forse la canzone più diretta del disco, ma non la migliore del ricco menù: elettronica, dura e industriale, con il suo ritmo martellante è un antipasto perfetto.
Già con la traccia seguente si può assaporare il primo capolavoro: “I Am My Own Name” nasce in mezzo a profumi ed essenze mediorentali, poi sviluppa una melodia perfetta che si libra su un terreno elettronico.
Il rumore elettronico funge da humus anche per la crescita di “Low Tar Stars.” Qui però il ritmo electro-funk è più sostenuto ed è sorretto da chitarre fragorose.
Dopo tre brani potenti e rumorosi arriva “I’m On Your Side,” una ballata malinconica, dolce e soffusa, con una splendida melodia e i synth ammalianti che scorrono al di sotto.
Non c’è tempo di riprendere fiato che arriva un altro gioiello: “Compression” parte lenta, oscura e notturna, per poi acquisire velocità e spessore con il passare dei secondi.
Con “Holy Clown” e il suo basso ruspante che ne da il via, pare di risentire per un attimo i Bauhaus: l'atmosfera è quella giusta, gli arrangiamenti pure; con il chorus e le chitarre rockeggianti che subentrano dopo, la canzone muta in un interessante ibrido post-punk pop-rock.
L’ottima “The Rose,” lenta, intensa ed evocativa fa da ponte ad altri due pezzi forti della scaletta: la strepitosa “The Ghost of Shokan Lake” con le sue ombre gotiche e l’anima folk, ed “Eliza,” ritmata, elettrica e contagiosa.
La chiusura dell’album è affidata alla magnifica “Loctaine” e alla maestosa ed epica titletrack.
Qualora non si fosse capito “Lion,” per quanto mi riguarda, è un disco fantastico.
Come se non bastasse tutto questo c’è anche un bonus disc live registrato in occasione del “Mr Moonlight Tour” per festeggiare il trentacinquesimo compleanno dei Bauhaus. 10 brani storici nei quali l’atmosfera magica dei Bauhaus appare e si forma a tratti, evanescente e sfocata, ma quando succede i brividi sono assicurati. In ogni caso con una scaletta del genere è impossibile sbagliare e le soddisfazioni, come anche i colpi di coda della nostalgia, sono assicurati. Non si poteva chiedere niente di meglio.
Tracklist:
01.Hang Up
02.I Am My Own Name
03.Low Tar Stars
04.I'm On Your Side
05.Compression
06.Holy Clown
07.The Rose
08.The Ghost of Shokan Lake
09.Eliza
10.Loctaine
11.Lion
Nettwerk - 2014
Bonus disc:
Moonlight Tour 2013 - Live - 35 Years of Bauhaus
01.Double Dare
02.In The Flat Field
03.A God in An Alcove
04.Silent Hedges
05.The Spy in the Cab
06.Bela Lugosi's Dead
07.The Passion of Lovers
08.Stigmata Martyr
09.Hollow Hills
10.Spirit
Bonus Tracks nella versione in vinile:
- Gabriel
- I Am My Own Name (Youth remix).
Un grande, non delude mai!
RispondiEliminaHai assolutamente ragione. Non si può dubitare di Peter...
RispondiEliminaCiao Diego.