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Bochesmalas

giovedì 27 febbraio 2014

Australasia - Twin Peaks Theme



Gli Australasia  rendono omaggio ad Angelo Badalamenti con la loro versione del tema principale di Twin Peaks. Inutile dire che, come sempre, la musica proposta dal progetto di Gian Spalluto è una meraviglia per le orecchie: strepitoso e originale ambient-post rock-post metal strumentale, evocativo e affascinante, come ben poche band al mondo riescono a creare.
La traccia si può scaricare gratuitamente dallo spazio bandcamp di Australasia.





Klandestina 1: María Constanza Tovar


L'arte di María Constanza Tovar (Bogotá, Colombia): pittura, tecnica mista.













mercoledì 26 febbraio 2014

lunedì 24 febbraio 2014

Barren Hope - Anaffa


I Barren Hope sono una band proveniente da Haifa, Israele. Sono attivi dall'inizio del 2012 e l'album oggetto di questa piccola recensione è il loro primo disco. "Anaffa" è composto da 8 tracce che si svolgono in poco più di 20 minuti di grande intensità, in un habitat sonico composto da un'oscuro paesaggio punk-hardcore con elementi crust, sludge, metal, doom e screamo.
L'album è un'autoproduzione, disponibile in versione digitale e fisica (in formato cd) nel loro spazio bandcamp. Per quanto attiene alla versione fisica di "Anaffa" bisogna dire che la bellissima stampa artigianale del dischetto è disponibile in sole 100 copie, ma pare che ne siano rimaste pochissime a disposizione (nel momento in cui scrivo solo quattro).
Già dall'iniziale Samsara i quattro mettono subito in chiaro le loro intenzioni con un attacco potente e ottime soluzioni sonore; una sezione ritmica rocciosa sulla quale spiccano il basso oscuro e minaccioso e un buon lavoro sulle pelli, assolutamente non banale. La voce sofferta del cantante e la chitarra ruggente e nera, ma non priva di soluzioni melodiche, fanno il resto. 
Con Sinking, la seconda traccia, riescono a fare ancora meglio: il basso è ancora più cattivo, la batteria fila veloce come un treno con picchi prossimi al blast beat. L'atmosfera è ancora cupa e claustrofobica, ma l'alternanza tra le grandi bordate hardcore e i cupi rallentamenti (ma non troppo) carichi di tensione, rendono il brano una goduria per le orecchie.
Footsprints in Sand è caratterizzata da ottime chitarre in vena di scorribande melodiche, mentre Submission è più sofferta, cupa e lenta nel suo incedere, nonostante le violente scariche di adrenalina che ne spezzano la trama. A questa traccia si ricollega la seguente Halls, oscura, rocciosa e potente nel suo mid tempo quasi rock e con le sue veloci accelerazioni hardcore in grado di far fare il classico salto dalla sedia.
Crowns ha una struttura ancora più complessa e piacevolmente contorta, con schitarrate metal, un basso figlio del dbeat e cambi di passo inebrianti che, in fase di rallentamento della velocità, sfumano nella successiva Foundations, canzone che prosegue sulla stessa linea della precedente: veloce e potente.
La conclusiva Il Faut Cultiver Notre Jardin è uno strumentale, lento e riflessivo, con la sola chitarra depurata da ogni distorsione a condurre verso l'ultimo dei 21 minuti del disco, verso il silenzio.

Un ottimo album.

Tracklist:

01.Samsara
02.Sinking
03.Footprints in Sand
04.Submission
05.Halls
06.Crowns
07.Foundations
08.Il Faut Cultiver Notre Jardin

autoproduzione - Shalosh Records - 2014


Il bellissimo artwork su carta riciclata è opera di Heron (http://heronehaifacity.tumblr.com) e la registrazione è stata affidata ad Eli Pikover all'Iscream Studios, il mixaggio e la masterizzazione ai Die-Tonmeisterei Studios a opera di Role.
Come dicevo, si tratta di un prodotto completamente DIY che porta il marchio Shalosh, una sorta di collettivo israeliano che si occupa di musica, arte e graffiti.
Nel paese "difficile" in cui operano, i suoni e le tematiche che ne scaturiscono non possono che essere cupi e sinistri. In una terra attraversata da tensioni perenni e problemi di un certo peso non poteva che provenire una colonna sonora del genere.