È dal lontano 1975 che Mr. Lemmy e la sua premiata ditta ci offrono il rock'n'roll più grezzo e potente del pianeta, senza sbagliare neppure un colpo, nonostante gli anni che trascorrono inesorabili e l'agguerrita concorrenza. I Motorhead sono un'istituzione e dopo 21 album non c'è ancora nessuno su questo mondo in grado di sbatterli giù dal trono. Certo, qualche leggero calo lo hanno subito anche loro (più o meno intorno alla fine degli anni 90) ma si tratta pur sempre di piccoli e impercettibili cedimenti dovuti forse all'età o all'effetto serra. Io, del resto, non sono a conoscenza di un disco brutto pubblicato dai Motorhead. Ma questo Aftershock è una bomba hard & heavy di quelle che ti riconciliano con la musica rock; uno di quei rari dischi fatti ancora con sudore e tonnellate di energia, senza inutili orpelli né ritocchi con photoshop.
Qualcuno potrebbe obiettare che i Motorhead pubblicano sempre lo stesso album dal 1977 a oggi e che cambiano solo le virgole (e qualche volta neppure quelle) ma, invece, è proprio questo che si richiede a un nuovo lavoro di Lemmy e soci, altrimenti si comprerebbe un disco di qualcun altro (i Motorhead non sono mica gli Ulver o gli Anathema e nessuno, penso, si augura che lo diventino).
La verità è che loro sono uno dei pochi gruppi al mondo ad avere un suono unico e immediatamente riconoscibile dopo solo qualche frazione di secondo (forse solo gli AC/DC, i Ramones o i Bad Religion sono altrettanto inconfondibili).
La miscela dei Motorhead a base di heavy metal, hard rock, punk, blues e rock'n'roll non può variare più ormai, il marchio è depositato (anche se conta molte decine di imitatori e plagi).
Con ancora nelle orecchie l'ottimo predecessore, The World Is Yours, di tre anni fa, l'unboxing del nuovo materiale di questi tre vecchietti terribili non può che caricarsi di aspettative...e bisogna dire subito, a scanso di equivoci, che Aftershock alla prova dell'ascolto non delude affatto.
Questo disco trasuda energia da tutti i pori: Heartbreaker parte alla grande con il rischio di farti saltare giù dalla sedia se si è dimenticato il cursore del volume troppo in alto. Altri candelotti di dinamite sono End of Time, Going to Mexico, Queen of the Damned o Silence When You Speak To Me. Non mancano i blues sporchi e bollenti come l'ottima Lost Woman Blues o Dust and Glass.
Qualche leggero annebbiamento nella scrittura si presenta solo verso la fine: Knife e Keep Your Powder Dry non sono due capolavori, ma molti altri gruppi pagherebbero per averli in scaletta in un proprio disco. Per compensare, però, c'è la botta finale di Paralyzed.
Beh, non sarà il nuovo Ace of Spades, ma questo Aftershock è il "solito" gran bel disco dei Motorhead. Prendere o lasciare.
Tracklist:
01.Heartbreaker
02.Coupe de Grace
03.Lost Woman Blues
04.End of Time
05.Do You Believe
06.Death Machine
07.Dust and Glass
08.Going to Mexico
09.Silence When You Speak to Me
10.Crying Shame
11.Queen of the Damned
12.Knife
13.Keep Your Powder Dry
14.Paralyzed
UDR - 2013
Formazione:
Lemmy Kilmister - voce, basso
Phil Campbell - chitarre
Mikkey Dee - batteria