In questo blog, di solito, non si tratta materia di questo tipo: di solito il pop e i prodotti destinati al consumo di massa non trovano alloggio in queste pagine...di solito.
In questo luogo, buio e sporco, mi occupo di ben altri generi musicali e, del resto, il pop da classifica ha ben altri spazi a disposizione nel web (fin troppi). In passato c’è stata qualche eccezione (qualche accenno sparso, qua e la, a proposito di Amy Winehouse o Adele) e ora tocca a questo disco di Elizabeth Grant (Lana Del Rey è il nome d’arte): puro pop che fagociterà le classifiche di mezzo mondo in breve tempo (è già primo in classifica in moltissimi paesi); un disco e un’artista che sono talmente perfetti da apparire quasi costruiti a tavolino (come buona parte della musica da super market, d’altronde). Eppure, dopo qualche ascolto distratto e poco convinto, la musica di Lana Del Rey s’insinua sotto la pelle e non lascia scampo. Poi ti ritrovi a canticchiare inconsapevolmente qualche ritornello sotto la doccia, per strada o mentre lavori. Ti guardi intorno per accertarti di non essere visto da nessuno, con un leggero senso di vergogna che colora le gote e, infine, dopo un breve esame di coscienza, ti viene in mente di correre nel negozio di dischi più vicino per acquistare qualche altra copia da regalare a qualcuno.
La musica racchiusa in questo dischetto è pop, molto pop (ovvero: musica facile per gente facile) ma non è solo questo, è molto di più: tra i solchi ci sono tracce indie, trip-hop, qualche leggera velatura dark, qualche tocco anni 50, grandi pennellate di pop orchestrale anni 60, alcuni accenni a David Lynch, tanti e archi e un generoso uso dell’elettronica, un po’ di musica nera, soul e hip-hop, ma soprattutto moltissime melodie irresistibili.
Dentro ce n’è per tutti i gusti, a patto che si lascino da parte i pregiudizi e si prenda l’oggetto per quello che è: un disco di musica leggera, ben fatto, ben confezionato e nato per essere venduto in mezzo alle scatolette di tonno e alle patatine.
I brani migliori, quelli che ti rimangono appiccicati addosso senza scampo, sono molti: la stupenda Born To Die, intensa, notturna e carica d’atmosfera; l’irresistibile Blue Jeans, sinuosa e fascinosa; Video Games, il coraggioso singolo che ha spianato la strada all’album, un brano lento e sognante; la dolce e soffusa Radio; Million Dollar Man dall’atmosfera noir, a cavallo tra certo trip-hop e vecchio jazz in qualche locale fumoso; Summertime Sadness che, come anche Blue Jeans, richiama qualche atmosfera in stile David Lynch.
I brani meno riusciti sono, invece, quelli più ruffiani e vicini a contaminazioni di plastica soul-hip-hop da videoclip di MTV come Diet Mountain Dew, la conclusiva This is What Makes Us Girls o Off To the Races. Molti non saranno d’accordo e sicuramente queste canzoni traineranno l’album ancora più in alto in classifica, ma a me non dicono nulla, o quasi.
Il disco è disponibile in due versioni: la standard e la deluxe edition, ma, sinceramente i tre brani in più della versione più ricca non aggiungono molto di più alla qualità del lavoro. A meno che non lo si trovi allo stesso prezzo è consigliabile acquistare la versione normale, sicuramente più snella e godibile.
Tracklist:
1.Born To Die
2.Off To The Races
3.Blue Jeans
4.Video Games
5.Diet Mountain Dew
6.National Anthem
7.Dark Paradise
8.Radio
9.Carmen
10.Million Dollar Man
11.Summertime Sadness
12.This is What Makes us Girls
Le tre bonus track della Deluxe Edition:
13.Without You
14.Lolita
15.Lucky Ones
Polydor - Interscope 2012
voto: 8
Ho aperto per caso questa pagina mentre cercavo qualche notizia su Lana Del Rey e leggendo il tuo pezzo mi sono trovato d'accordo con le tue considerazioni. Ho sentito solo tre brani dell'album e letto qualcosa su questa cantante, e l'impressione è stata quella di una chiara intonazione pop del lavoro, sia nello stile sia per quanto riguarda le chiare ambizioni commerciali.
RispondiEliminaTuttavia le atmosfere evocate dalle canzoni sono coinvolgenti e la sintassi musicale sembra appunto ricevere diverse influenze, alcune di chiaro segno retrospettivo. Proprio per questa stratificazione, che dà vita ad una musica inequivocabilmente pop ma un po' più "sofisticata" della media, l'album di Lana Del Rey può essere interessante. Non mi interessa a tal punto da correre a comprarlo ma ogni tanto fa piacere sentire alla radio qualche pezzo che non sia il pop insignificante e uguale a se stesso che dilaga nelle classifiche.
Si, condivido completamente. Io, comunque, l'ho comprato (non ditelo in giro!)...
RispondiEliminain "Blue Jeans" salta fuori James Dean... dopo innumerevoli ascolti di "born to die" ho avuto l'idea (in realtà è stata una chiamata) di dedicare una canzone del mio gruppo proprio a James Dean
RispondiEliminaDoktor Hell - CAVAVERMAN
Non l'avrei mai detto!
RispondiEliminaComunque ne approfitto per farti i complimenti per la tua band e il disco che avete fatto: gran bel lavoro!
Grazie per il tuo commento