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Bochesmalas

giovedì 16 maggio 2024

Fujifilm X100VI


Alla sesta generazione della serie X100 la piccola compatta giapponese mi è diventata nera. In questa variante si perde un po' del fascino retrò della versione classica e iconica silver, ma diventa più discreta e sicuramente più elegante. La nuova arrivata in casa Fuji è già diventata un caso ancora prima della sua uscita (vedi: Lo strano caso della Fuji X100VI) e ancora adesso, a distanza di alcuni mesi dall'uscita ufficiale, è praticamente introvabile e quando si riesce a localizzare un esemplare spesso supera i 2000 euro, a fronte di un prezzo di listino di 1.849,99. In buona sostanza la X100VI segue il trend del modello precedente, la fortunatissima X100V, in una folle corsa al rialzo e come e più di quella anche stavolta Fujifilm non riesce a stare dietro agli ordini. La casa giapponese ne ha spostato la produzione in Cina per la prima volta, per poter incrementare la produzione, ma nonostante ciò la richiesta supera di gran lunga l'offerta e la macchina è veramente molto difficile da trovare. Ancora adesso nello store ufficiale Fuji (https://eshop.fujifilm-x.com/it) la disponibilità in stock dura solo qualche secondo ed è pressoché impossibile riuscire ad accaparrarsi un pezzo. La macchina è uscita anche in edizione speciale limitata in occasione del novantesimo compleanno della Fuji in soli 1934 pezzi. Inutile aggiungere che sono spariti tutti subito. 
Comunque, una volta tra le mani, la X100VI trasmette le stesse piacevoli sensazioni del modello precedente. È piccola e compatta nonostante la stabilizzazione e il sensore cresciuto fino a 40 megapixel. Gli ingegneri della casa giapponese sono riusciti incredibilmente a mantenere più o meno gli stessi ingombri e lo stesso peso. La macchina sta comodamente nella tasca di una giacca e ci si può anche dimenticare di averla con sé. 
Esteticamente è quasi identica alla precedente: è stato solo spostato qualche tasto nella parte posteriore ed è cambiato il commutatore mirino ottico/elettronico nella parte anteriore che ora non presenta più il segno rosso al centro ma somiglia più a una rotella per dare la corda agli orologi di una volta. Per il resto è assolutamente uguale alla X100V, compreso l'obiettivo che è lo stesso: 23 mm f/2 (equivalente a un 35mm nel formato full frame). Come sono gli stessi gli accessori utilizzabili per renderla completamente resistente alle intemperie, ovvero filtri ((diametro 49mm) adattatori, paraluce, tappi e quant'altro,
Quello che è drasticamente cambiato si trova all'interno, dentro il cofano: sensore APSC da 40.2 megapixels (fattore di crop 1,5x) X Trans CMOS 5 HR e processore d'immagine X Processor 5, ovvero gli stessi dell'ammiraglia mirrorless XT-5, un motore da formula 1 dentro un corpo da utilitaria.
La macchinetta si fa apprezzare anche per tante altre piccole chicche che la arricchiscono come il filtro ND integrato da 4 stop, l'IBIS che agisce su 5 assi sino a 6 stop, il succitato mirino commutabile da ottico a elettronico da 3.89 milioni di punti. Migliorato anche il sistema di autofocus ibrido che ora si avvale della AI e riconosce svariati soggetti come aerei, treni, moto, auto e animali, oltre che umani ovviamente (con possibilità di fuoco su volti, occhio destro o sinistro) e ben 425 punti a rilevamento di fase e contrasto. Anche la sensibilità ISO è cresciuta e ora si parte da 125 nativi sino a 12.800 (64-51.200 in estensione). Lo scatto continuo è passato da 11 a 13 fps con otturatore elettronico e i video possono arrivare a 6k 30p o 4k a 60p, decisamente un bel passo avanti rispetto al precedente modello. Tuttavia per me che non faccio molti video non è che sia un elemento particolarmente interessante, ma sono certo che tanti gradiranno. Invece reputo molto più utile e interessante le possibilità offerte dal tele converter digitale che con un semplice tocco possono portare il 35mm nativo (equivalente) a 50mm o 70mm, praticamente ritagliando il file direttamente in macchina al momento dello scatto (solo sul file jpg, non sul Raw). Funzione utilissima per organizzare a proprio piacimento la composizione dello scatto e in questo viene in aiuto il sensore bello grasso da 40 megapixels.
La batteria, la NP-W126S, è la stessa del modello precedente che garantisce sino a 450 scatti in modalità normale, senza face detection, e poi è la stessa anche della XE-4 il ché non guasta per alternare le due macchine con la stessa fonte di energia. Anche lo schermo LCD inclinabile da 3" è lo stesso del modello precedente, con 1.62 milioni di punti e modalità touch attivabile/disattivabile.
Poi ci sono le bellissime ghiere old style che rendono splendida la macchina ma anche facile e intuitiva da utilizzare. Si possono regolare tempi, compensazione dell'esposizione e ISO (nella stessa torretta dei tempi, come nel modello precedente). Ci sono rotelle e pulsanti personalizzabili e il menu Q, anch'esso personalizzabile e utilissimo per mettere insieme i controlli preferiti. Le fantastiche simulazioni pellicola della Fujifilm si arricchiscono della nuova bellissima Reala Ace, che si va ad aggiungere alle altre 18. Insomma ce n'è per tutti i gusti, oltre a una grande varietà di filtri artistici, HDR, bracketing, esposizione multipla o panorama e molto altro. Con questa macchinetta ci si può divertire come un bambino con le matite colorate, armeggiando con il drive o anche fare foto professionali di alta qualità, regolando manualmente tutti i parametri. Sul web sono disponibili le "ricette" per fare crescere ulteriormente la famiglia delle simulazioni pellicola (https://fujixweekly.com/) aggiungendo e salvando impostazioni per creare effetti identici a vecchie pellicole come Agfa Ultra 100 o Kodak Gold 200, tra le altre. Le possibilità di personalizzare lo scatto (come anche l'estetica attraverso vari gadget come cinghie, paraluce, cover hot shoe, pulsanti di scatto o cover colorate adesive) sono praticamente infinite.
La X100VI sul campo di battaglia si comporta benissimo. Lo stabilizzatore fa il suo lavoro e ci si può allargare un po' con i tempi, anche 1/30 a mano libera senza troppi problemi e questo ritengo sia il fattore principale per fare l'upgrade dalla X100V a questo nuovo modello. La qualità di immagine è eccellente e anche il rumore digitale spingendo sugli ISO, nonostante i 40 megapixels, è decisamente accettabile se non addirittura ottimo. Anche se non si dovrebbe superare mai quota 3.200, meglio se 1.600, dato che è pur sempre una compatta APSC. In conclusione che altro aggiungere, la piccola Fuji non è solo un oggetto trendy, non è solo una bellissima macchina fotografica compatta, è proprio una filosofia, uno stile di vita. Un oggetto da portare sempre appresso che ci costringe a muovere i piedi anziché l'obiettivo per avvicinarci alla nostra composizione. La macchina definitiva per la street photography, forse anche più della fantastica Leica Q3 in quanto decisamente più compatta e leggera, oltre che più economica.

 









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Una Leica Q3 e la Fujifilm X100VI truccata da Leica











mercoledì 8 maggio 2024

Dinamo Sassari: finalmente finisce la stagione 2023-2024

 


Cala il sipario sulla terribile stagione 2023-2024 della Dinamo-Banco di Sardegna, probabilmente la più brutta e deludente in 14 anni di Serie A. Per la seconda volta sfuma l'obiettivo minimo della stagione, ovvero il raggiungimento dei Playoff scudetto. Oltre a questo in precedenza erano sfumati la Final Eight di Coppa Italia e la Basketball Champions League nel momento cruciale dei Play-in. C'è da dire che l'inizio di stagione e ancora prima il pre-campionato sono stati costellati da una serie infinita di infortuni e acciacchi di ogni genere con 4/5 del quintetto perennemente in infermeria, oltre a qualche acquisto sbagliato. Il risultato è stato un inizio terrificante con una vittoria e otto sconfitte tra LBA e BCL, una roba mai vista da queste parti. Poi qualcosa si è aggiustato cammin facendo con il doloroso addio a Piero Bucchi (artefice di 2 quarti posti consecutivi ai Playoff) il siluramento di Whittaker e l'arrivo del play Jefferson al suo posto. Con coach Markovic e il nuovo play ci si è dimenticati presto del terribile girone di andata e della mancata qualificazione alla Coppa Italia (un altro appuntamento classico in casa Dinamo, con due di questi trofei in bacheca) e c'è stato il clamoroso exploit del mese di marzo con il trittico di vittorie contro le prime della classe, Bologna, Brescia e Venezia, che ci aveva illuso per un possibile quinto o sesto posto. E invece no, tre orribili sconfitte consecutive contro Pesaro, Napoli e Varese dove si è visto il peggio di 14 anni di Serie A concentrato in 120 minuti. Soprattutto le due gare casalinghe con Pesaro e Varese resteranno negli annali alla voce "momenti più brutti della storia della Dinamo." Dopo queste batoste subite da una squadra già salva e già in vacanza sono dovuti intervenire il presidente Sardara e coach Markovic a strigliare i ragazzi e a chiedere scusa a tifosi, sponsor e tutto il mondo Dinamo, quindi sono arrivate due vittorie finali con Scafati e Reggio Emilia che hanno chiuso la stagione. La Dinamo finisce al 10° posto con 28 punti (14 vittorie e 16 sconfitte) gli stessi punti dell'ottava (Tortona) contro la quale però abbiamo perso due volte, all'andata e al ritorno. Comunque i 32 punti di scarto rifilati alla quinta in classifica (Reggio Emilia) hanno reso meno amaro il boccone, tanto che i tifosi che hanno giustamente accolto la squadra con un striscione non troppo benevolo alla fine hanno applaudito tutti, e sopratutto il giovane Alessandro Dore entrato per la prima volta in campo in Serie A e uscito con due triple consecutive. Adesso è il momento di dimenticare quello che è successo in questo annus horribilis e pensare alla ricostruzione. Coach Markovic dovrà partire dalle fondamenta e fare tutto daccapo, pare che restino a Sassari solo Cappelletti e Bendzius. Dispiace che vadano via soprattutto i due centri Diop e Gombauld, autori nonostante tutto di una buona annata. Il primo è richiestissimo da tempo da club importanti e sicuramente merita una piazza importante, ma il francese è stato uno dei più continui in questa stagione e in molte occasioni, come contro Varese, l'unico a non mollare. Per il resto Gandini e Kruslin sono a fine carriera, Stefano Gentile aveva già abbandonato la baracca nel momento più delicato della stagione, McKinnie si era messo a giocare solo nelle ultime partite, Charalampopoluos è andato a corrente alternata e Treier non si è visto quasi mai, come del resto Raspino. Per quanto riguarda Tyree e Jefferson, niente da dire, sì hanno avuto anche loro qualche momento buio, ma la qualità non si discute. Se fossero rimasti non sarebbe dispiaciuto a nessuno. Ciao ragazzi. Si riparte da Bendzius e Cappelletti...