Gli Univers provengono da Barcellona, sono attivi da diversi anni e hanno alle spalle una discografia di tutto rispetto con un album, "L'estat Natural" del 2014, un mini LP, "La Pedregada" del 2012, e svariati singoli. Con il nuovo album "Límit Constant", a mio parere, raggiungono la vetta della loro ricerca sonora tra le reliquie sonore degli anni 80 e 90, rivedute e corrette per stare al passo con i tempi. I suoni e l'atmosfera che respira in questi solchi sono debitori del post punk d'annata come anche delle varianti e variabili shoegaze, indie pop e synth pop, ma con lo sguardo proiettato avanti, al 2016 e oltre. Per intenderci i termini di paragone, giusto per dare un'idea, potrebbero essere The Cure che suonano shoegaze nel 2016. L'album si fa apprezzare per la sua freschezza e il perfetto equilibrio tra rumori e melodia. La scaletta scivola via che è un piacere tra un giro di chitarra preso in prestito da "A Forest" dei Cure (Rocaprevera), schitarrate più abrasive e ritmi sostenuti (Supera El Col-lapse) e una gran profusione di melodie indolenti e perfette che ci accompagnano piacevolmente sino alla degna conclusione affidata a "Barcelona JJOO."
Prima di giungere al finale da thriller di Dinamo Sassari-Vanoli Cremona c'è stata tutta una serie di incredibili e rocamboleschi eventi che hanno condizionato il risultato di una lunga striscia di partite, praticamente già vinte sino a pochi secondi dal fischio della sirena dei 40 minuti. Tutta una serie di eventi concomitanti che hanno creato una situazione alquanto intricata dalla quale non sarà facile venirne fuori.
C'è da dire che la Dinamo 2016-2017 è una squadra forte, sicuramente meglio strutturata di quella della scorsa stagione, anche se la genialità di professor David Logan (sempre sia lodato) avrebbe fatto comodo a questa squadra come a tutto il campionato italiano. Ma in ogni caso la Dinamo è partita bene con gli ottimi innesti di Darius Johnson-Odom, Savanovic, Lydeka, Lacey, Monaldi e Carter e le gradite riconferme di Stipcevic, Sacchetti, Devecchi e D'Ercole. Sono arrivate vittorie e prestazioni importanti e anche nelle sconfitte (vedi quella di Milano o quella di Reggio Emilia) si era visto un gran bel gioco e un'ottima reazione, a parte forse quella con Cantù in campionato e quella con l'AEK Atene in Champions League. Ma un momento di calo, qualcosa che non funziona negli ingranaggi e nell'alchimia del quintetto, ci può stare; è assolutamente normale, soprattutto per una squadra quasi completamente nuova che ha necessità di rodare certi meccanismi.
Poi, però, qualcosa si è rotto, la sfiga è arrivata giù con folate degne di un uragano e il thriller è diventato una cosa seria. Prima la sconfitta con modesto Szolnoki Olaj per un punticino all'ultimo secondo (73-72) il 26 ottobre, poi il 15 novembre la rocambolesca sconfitta interna con la corazzata Besikstas anche qui per un solo punto (79-80) allo scadere, nonostante la miglior prestazione stagionale della Dinamo. Ma ancora questo ci poteva stare: un disattenzione in un finale tirato, un po' di stanchezza, l'effetto serra, un moto astrale negativo o chissà cos'altro.
Il 17 novembre però c'è stato un qualcosa che sicuramente ha influito sugli ultimi risultati, ovvero l'incontro della squadra (ahimè) con Matteo Renzi (ne sa qualcosa Hilary Clinton). Da quel momento quelli che erano solo episodi isolati e assolutamente comprensibili e giustificabili sono diventati la norma. Secondo la legge di Murphy (o di Renzi?) "se qualcosa può andare male, lo farà" è così è stato: il 20 novembre contro Avellino in casa (70-75), il 22 contro il modesto Ludwigsburg in champions, ancora una volta per un punto all'ultimo secondo (79-80) e infine la gara di ieri 26 novembre, sempre in casa, contro la Vanoli Cremona, ultima in classifica nel campionato italiano di serie A.
Per questa partita già le premesse non erano le migliori. Il solitamente calorosissimo e spumeggiante Palaserradimigni era già prima dell'inizio della partita abbastanza moscio, silenzioso e poco colorato, quasi ci fosse nell'aria la solita tempesta di sfiga degli ultimi tempi. Si sentiva solo la curva del mitico "Commando" che non ha smesso un solo secondo di incitare la squadra e di cercare di far svegliare la massa del pubblico abulico e quasi rassegnato. Mancavano bandiere e striscioni di solito a cura di "Orgoglio Biancoblu",impegnati nella raccolta fondi all'esterno del palazzetto. Nell'aria c'era rassegnazione, paura e sfiducia, come in ogni thriller che si rispetti dove non ci si può fidare di nessuno. Tutti a guardare il tabellone e il cronometro, nonostante la Dinamo fosse sempre avanti (come quasi sempre) e tutto procedesse per il meglio, o quasi. Di certo, c'è da dire, che quella di ieri, nonostante fossimo sempre davanti nel punteggio, è stata una brutta prestazione, forse la peggiore insieme a quella di Cantù e Atene. Ma anche se non tutto funzionava per il meglio c'era pur sempre di fronte l'ultima in classifica che in fondo (a parte un monumentale Holloway con i suoi 31 punti) ha giocato da ultima in classifica, con grinta, forza e disperazione ma niente di più. In casa Dinamo, nonostante la titubanza e qualche errore di troppo, c'era un ottimo Lacey, il solito grande Savanovic, i punti di Johnson-Odom e la solita (o quasi) grinta di Stipcevic, insomma tutto (o quasi) quello che serviva per battere Cremona. Ma non è bastato, ancora una volta all'ultimo secondo, prima dell'ultima sirena ecco la beffa e il serial killer (la sfiga) si è preso per l'ennesima volta i due punti. Clamoroso al Cibali, si sarebbe detto in altri tempi. Ora invece di clamoroso non c'è granché, il giocattolo si è rotto e forse sarebbe auspicabile fare un salto a Lourdes, prima che il serial killer colpisca ancora.
O comunque, come pare abbia detto lo stesso Pasquini sarebbe il caso di andare al mercato a comprare qualcosa di buono (un lungo? un leader? Logan?). Non ci resta che attendere, tenendo ben stretti i coglioni in mano e le spalle attaccate al muro, perché la fortuna è cieca ma la sfiga, è risaputo, ci vede benissimo.
Qui sopra il video della beffa finale.
Il roster della Dinamo Sassari 2016-2017:
Qui sotto, in camicia bianca, il presunto colpevole "innominabile":
Dopo il monumentale "Pure Reality" del 2014 e una manciata di singoli formidabili (riuniti nel disco Red/White, edito dalla Adagio830) è giunto il tempo del secondo album per i Dark Blue di mr. John Sharkey III, Andrew Mackie Nelson e Michael Sneeringer. Il nuovo nato si intitola "Start Of The World" e decolla subito nel miglior modo possibile con il trittico d'apertura Union of Buffoons, Be Gone Everyone (finora la canzone più bella del 2016, a mio parere), Never Wanted To Hurt You. A questo punto si potrebbe già chiudere questa sorta di inutile micro-recensione e andare tutti ad acquistare, ascoltare o rubare l'album, perché di materiale di questa levatura in giro per il mondo, credetemi, non è che se trovi poi così tanto. "La colonna sonora degli USA in decadenza" mantiene le promesse sino in fondo con melodie strepitose, liriche urticanti decantate dalla grandiosa voce di Sharkley III e un muro di suoni potenti quanto minimali. Il cocktail della premiata ditta Dark Blue è composto, come sempre, da materie di prima qualità: punk, post punk, pop, surf e rock che, probabilmente, in "Start Of The World" raggiungono la perfezione sia per quanto riguarda la coesione dei vari elementi e sia, soprattutto, per la qualità del risultato finale.
Anche quest'anno, perpuro caso, ci siamo ritrovati al tradizionale appuntamento con le Cortes apertas di "Autunno in Barbagia", svoltosi in quel di Olzai nei giorni 19 e 20 novembre. "Cortes Apertas" ovvero cortili aperti (in sardo cortile si declina al femminile) è una buona, anzi ghiotta, occasione per vedere antiche e vecchie abitazioni riaperte per l'occasione, dove vengono mostrate al mondo le antiche tradizioni del luogo, l'arte, i mestieri di una volta e l'artigianato e, soprattutto, le prelibatezze della cucina, con ricette tradizionali, dolci e altre leccornie. Tutto il circuito di Autunno in Barbagia è assolutamente da non perdere per chi ricerca l'autenticità e le tradizioni che si perdono nella notte dei tempi nel cuore della Sardegna. Perché la Barbagia in fondo è un'isola nell'isola e ognuna delle diverse tappe nei 28 paesi che vi aderiscono è in grado di offrire un salto indietro nel tempo dal quale non si può non ritornare più che soddisfatti (e sazi) grazie all'eccellente cibo e alla superba selezione di vini che si trova in ognuna delle località interessate dall'evento.
Olzai è un piccolo centro (meno di 900 abitanti) circondato dai monti. La cosa che salta subito all'occhio visitando questo bellissimo borgo è il magistrale utilizzo del granito nella maggior parte delle abitazioni. Il che rende piacevolmente uniforme la veduta d'insieme del paese e inoltre dona un'atmosfera d'altri tempi. Tra le altre cose si possono ammirare il vecchio mulino ad acqua risalente all'800 e ancora perfettamente funzionante, la casa museo del pittore Carmelo Floris, il bellissimo arginamento (risalente al 1921) del rio Bisine che attraversa il paese, i boschi e i nuraghi che lo circondano e tanto altro.
Le foto che seguono le ho scattate in quell'occasione, giusto qualche giorno fa. Ho cercato di non inserire scatti identici a quelli del post dell'anno scorso ma qualcosa ovviamente mi è sfuggita. D'altronde il paese è piccolo e le cose da vedere e ammirare sono sempre quelle anche se non hanno perso un pizzico del loro fascino. Tutte le fotografie non hanno subito modifiche in post produzione, anche quelle che appaiono un po' "strane" sono state create così al momento dello scatto, utilizzando le varie opzioni del menù della fotocamera.