sabato 10 maggio 2014

Di foreste inesplorate, dell'eco di suoni lontani e della memoria evanescente



Non siamo mica qui a pescare chitarre nel mare tropicale...o si?


Si, anche questo è possibile (forse con l'aiuto di adeguate sostanze da viaggio, reali o virtuali). 


Cazzate a parte, questo post ha l'ambizione di essere una sorta di prologo (l'ennesimo, abbiate pazienza) a tutto quello che seguirà durante l'esplorazione della Foresta Vergine. Del resto il viaggio è appena iniziato, l'iceberg, laggiù in fondo, è immenso ed è necessario un gran lavoro per portare in superficie tutte le preziose gemme celate negli abissi.
In questo piccolo blog ho sempre provato a dare visibilità a suoni e dischi sepolti nel più profondo underground o giù di lì. Per chi è solito frequentare più o meno assiduamente queste pagine non è necessario aggiungere che il territorio di caccia prediletto di chi scrive è il Punk e tutto ciò che è venuto dopo. Quindi dal 1977 ai giorni nostri...punk, hardcore, dark, new wave, post punk, ma anche black-death-thrash metal, grindcore e tutte le devianze musicali possibili e immaginabili. Per quanto riguarda altre popolazioni che abitano nel pianeta rock, che comunque non mi dispiacciono affatto, ci sono tanti  blogger (ben più competenti di me) in giro nel web. 
Di certo gli scarsi mezzi a disposizione, il tempo esiguo da poter dedicare a un blog-mangia sonno come questo, non possono portare a grandi risultati. Non in questa vita, almeno.
Con il trascorrere del tempo, poi, i ricordi si affievoliscono, la memoria si appanna. I nuovi suoni, come avviene con le cellule del nostro organismo, rimpiazzano i vecchi. Si dimenticano dischi e band che prima scorrazzavano liberamente nelle grigie praterie dentro il cranio e, quindi, si rende necessaria un'operazione di riscoperta da effettuarsi in modo...come dire...più serio, forse, o comunque più approfondito, avvalendosi del contributo di più persone, di più ricordi e di più idee.

Con il progetto "Virgin Forest," creato dal genio di Evil Monkeys e al quale aderisce un folto gruppo di agguerriti blogger, armati di carta, penna, lente d'ingrandimento e chitarra, la caccia al sommerso, alla "musica dimenticata di anni passati e recenti,"  è ben altra cosa rispetto al lavoro di un sommozzatore solitario che deve combattere i mostri marini a mani nude.
"Virgin Forest" è una creatura viva, in continua evoluzione...Nutrita e allevata grazie al contributo di tante persone valide e creative.

Per questo ho deciso di aderire all'iniziativa e cercherò di far circolare il più possibile i link comunitari e dei blog e blogger coinvolti.



Anche qui, in questo luogo angusto e oscuro, è arrivata la "Foresta:"



Unknown Pleasures


La straordinaria community G+ di Virgin Forest, uno degli habitat migliori per le sette note nel web:





"Esiste un "sommerso" nella musica popolare dal secondo dopoguerra a oggi?
Lo chiediamo ad un gruppo di blogger che tracceranno percorsi nuovi alla ricerca di musica dimenticata di anni passati e recenti.
La community è aperta e sono benvenuti coloro che ci aiuteranno a rovistare nel sommerso per estrarre piaceri sonori rimasti ignoti o conosciuti a pochi..." Evil Monkeys














Dopo questo...ehm...breve preambolo ecco l'argomento di questo post. Qui ci sono 20 dischi di 20 band diverse (molto diverse) tra loro, ma accomunate dal medesimo destino: una scarsa, o comunque inadeguata,  notorietà nonostante l'eccelsa qualità della musica.
É anche vero che nel campo del punk e dei suoi derivati non è affatto scontato che la qualità produca i meritati frutti, almeno non in modo proporzionale alla consistenza della proposta. Trattandosi di musica indipendente, di generi e sotto-generi musicali che vivono ai margini dei grandi numeri, è abbastanza normale che un ottimo disco resti relegato nella ristretta cerchia di pochi intimi.
Si tratta di una logica conseguenza del fare parte di una scena che ha sempre fatto del Do It Yourself  uno dei suoi cavalli di battaglia. Perciò chi fa questa scelta non può pretendere di salire sulla scala del paradiso. Questa musica ha sempre vissuto grazie a piccole etichette indipendenti, con scarsi mezzi finanziari, grazie alle fanzine e a piccoli locali dove esibirsi. Poi ci sono anche le eccezioni (e non sono così poche) ma, appunto, si tratta di eccezioni.
Nella storia del rock indipendente ci sono state alcune realtà che sono riuscite a infrangere le barriere. Come, ad esempio, la Epitaph, la Earache, la Lookout, la Sub Pop o la Dischord, tra le etichette, o band come NOFX, Bad Religion, Fugazi, Nirvana, Offspring o Green Day.
Ricordo che, in tempi non sospetti, mi chiedevo come mai il primo album dei Green Day (39/Smooth del 1990) non fosse al primo posto nelle classifiche di tutto il mondo. Era pieno zeppo di "canzoncine melodiche." Ma era solo questione di tempo: i Green Day si avrebbero preso quanto dovuto qualche anno dopo e con loro anche buona parte della scena pop punk e hardcore melodico.
Ma nella maggior parte dei casi questo non è avvenuto, anche se nel nostro mondo non si sa mai cosa può capitare; tutto è possibile. Ci sono stati numerosissimi casi di revival di tutto quanto era possibile riciclare. Lo ska tirato a lucido da giovani punk con gli Specials, Madness, Selecter e The Beat a scorrazzare impunemente nelle classifiche di vendita, e un'etichetta intraprendente come le 2 Tone Records che sul finire degli anni 70 ha dato il la a un fenomeno che sembrava inarrestabile.
Negli anni 80 c'è stato il riciclo del garage punk anni 60 con band eccellenti come Fuzztones o Chesterfield Kings e la compilation Nuggets sbandierata come una bibbia.
Nei anni 2000 è stata la volta del post punk, anche qui in versione riveduta e corretta, con Editors, Interpol, White Lies e She Wants Revenge sugli scudi.
In mezzo c'è stato spazio per riprendere in mano il rock blues in versione alternativa (Jon Spencer e le band della scena lo-fi di etichette come la Sympathy o la In The Red), certo hard rock anni 70 e la psichedelia  (Jane's Addiction, Soundgarden e il grunge) e molto altro ancora.
Ogni volta che nasce e si sviluppa un revival si porta appresso anche i dischi storici e la band ispiratrici e, in questo modo, anche le formazioni più oscure e remote riescono ad avere un briciolo di notorietà e forse anche qualche euro.
Quindi c'è sempre speranza per tutti, nella musica, nell'arte, come nella vita.

Bando alle ciance, questi sono le band che ho scelto per questo post: ZAO, Dogwood, Diemonsterdie,  The Briefs, Epoxies, Orange, The Chameleons, The Sound, Abhinanda, Refused, Calla, Dead Man's Hill, English Dogs, Madrugada, Motocaster, Monster, Owls, The Big F, The Eighties Matchbox B-Line Disaster e Trusty. Tutte quante hanno già trovato spazio in questo blog in più di un'occasione. Niente di nuovo quindi; le ho solo riunite qui, nonostante le grandi differenze di genere e attitudine.

E questi sono i dischi:



ZAO - "Liberate Te Ex Inferis" 1999

Chi di voi è a conoscenza dell'esistenza del Christian Hardcore? Beh, esiste anche questa scena nel variegato mondo punk-hardcore e non è così esigua come si può credere. Ci sono innumerevoli band che si ispirano in qualche modo alla religione cristiana, mentre tanti altri colleghi che suonano musica simile non fanno altro che inveire contro la chiesa e la/le religione/i... Misteri della fede.


I più noti tra i punks evangelizzati sono gli No Innocent Victim, Underoath, As I Lay Dying, Norma Jean, Doogwood, Haste the Day, Thrice e ZAO, appunto. Si spazia dallo screamo-metalcore all'hardcore, dall'emocore al punk più classico. Ce n'è per tutti i gusti.
Si può discutere a lungo su questo argomento, ma lascio i giudizi ad altri. Per quanto mi riguarda non gradisco affatto questo tipo di commistioni, anzi oserei dire che non gradisco affatto le religioni e tutto ciò che le riguarda. Ma, ripeto, non sta a me giudicare questo aspetto.
Se si vuole approfondire l'argomento c'è anche il punk islamico (Taqwacore) o quello meno guerrafondaio ispirato all'Hare Khrisna (vedi i grandiosi Shelter e gli altrettanto bravi 108). Ma nessuna scena ispirata dalle gesta di dei e profeti può vantare un numero così alto di adepti come quella del christian hardcore. D'altronde siamo in occidente e il punk è una musica totalmente occidentale anche se, bisogna dire, si sta affacciando anche in molte altre zone del pianeta.

Liberate Te Ex Inferis è il quarto album degli ZAO, band americana di Parkersburg, West Virginia, ed è, a mio parere, il loro miglior disco della loro eccellente discografia. Un album imponente e maestoso, quanto sinistro, oscuro, malsano, pesante e violento. 
La scaletta è suddivisa in cinque atti, ognuno dei quali contiene due canzoni ed è ispirato a un girone infernale. 
La musica che ci accompagna in questo viaggio tra fiamme e supplizi è quanto di più adatto a rendere l'atmosfera giusta: dark metalcore, o meglio, per essere più precisi, una terrificante miscela di quello che oggi chiameremo post-hardcore contaminato da certo metal estremo. Niente a che fare con molta di quella musica di bassa lega che in quegli anni veniva definita spesso impropriamente "metalcore."
Un gran disco.




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Dogwood - "Building A Better Me" 2000

Anche i Dogwood fanno parte della scena "Christian Hardcore," ma rispetto agli ZAO propongono una musica molto diversa. Qui siamo in zona hardcore melodico senza tracce di metal o altre contaminazioni. "Building A Better Me" è il quinto disco della band californiana e, anche in questo caso, è il gioiello di una discografia eccezionale (una raccolta, sette album, l'ultimo dei quali "Seismic" risale al lontano 2003). L'etichetta discografia è la Tooth & Nail, la stessa degli ZAO (in quel caso in collaborazione con la Solid State) e la principale artefice della diffusione di musica punk-hardcore con la croce sopra.
Quest'album è potente, veloce, diretto ed entusiasmante. La cascata di melodie della voce particolare di Josh Kemble riesce a far risplendere grandissime canzoni come There's a Room for Everyone, Mycro, la title track o Autographies. Ma gli altri dischi della band non sono da meno.
Perfetto per chi ascolta Lag Wagon, Bracket, NOFX o Bad Religion. Consigliatissimo a chi cerca melodie non banali e grandi canzoni capaci di camminare da sole anche se non ci fossero le distorsioni, la velocità e gli stop & go.





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DieMonsterDie - "Honor Thy Dead" - 2003


In assoluta contrapposizione a quanto viene proposto dalle band del girone christian hardcore c'è la scena Horror Punk, sicuramente ben più nota alle masse, principalmente per merito degli inventori di questo derivato del punk: i Misfits.
Qui di sani principi morali fondamentalmente non ce ne sono, e se è anche vero che molto spesso tra le innumerevoli band che ne fanno parte, o che si ispirano in qualche modo a essa,  l'aspetto goliardico e l'ironia prendono il sopravvento, in alcuni casi il legame con le tenebre e i suoi abitanti non è molto diverso da quanto avviene (o avveniva) in certe frange del black metal. 

Tra questi ci sono sicuramente i Diemonsterdie che, pur non disdegnando affatto l'aspetto melodico e una buona dose di ironia (nera, nerissima), si portano appresso un alone sinistro e pericoloso. 
Il loro graveyard shock'n'roll (così definiscono la loro musica) discende direttamente da quanto hanno fatto in passato band e artisti come Kiss o Alice Cooper, ma la dose di orrore, splatter e i fiumi di sangue sono ben più consistenti e inquietanti. Da questo punto di vista sono sicuramente più affini a GG Allin o Rob Zombie, soprattutto nelle vesti di regista.
Infatti il cinema horror, a partire dai grandi film della Hammer, dai rustici b-movies sino ai moderni splatter, ha un'importanza fondamentale nell'immaginario Horror Punk.
Altri elementi di primaria importanza sono il rock'n'roll e l'approccio melodico preso in prestito dagli anni 50 (Elvis e il rockabilly). Quindi non si possono non citare anche i magnifici Cramps e la versione moderna e in chiave horror del rockabilly: lo psichobilly, spesso molto vicino se non sovrapponibile in alcuni casi all'horror punk.
I DieMonsterDie hanno all'attivo 6 album, numerose raccolte, un paio di live e un bel po' di ep, split e bootleg. "Honor Thy Dead," il loro capolavoro, è stato pubblicato nel 2003 e successivamente ristampato nel 2007 (la prima immagine si riferisce a questa riedizione, la seconda è l'originale).
Gravedigger Girl, 1000 Corpses Walk The Earth,  Rotting in the Attic o le altre ottime canzoni presenti in questo disco sono quanto di meglio si possa ascoltare in ambito horror punk, oltre ai grandi Misfits, ovviamente.









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The Briefs - "Sex Objects" - 2004



Epoxies - "Epoxies" - 2002



Orange - "Welcome to the World of Orange" - 2004

Ritornando al discorso dei revival, presunti o reali che siano, negli anni 2000 c'è stato anche un ripescaggio delle sonorità e del look della new wave e del punk in puro 1977 Style. Per intenderci il riferimento di queste nuove e agguerrite band sono i Buzzcocks, i Devo, gli X-Ray Spex, gli Undertones, Gli Stranglers, i Penetration, i Generation X, gli Wire e tutta una serie di gruppi minori.
In questa nuova rivisitazione il look, gli occhiali e le tastiere di plastica, i colori e il pop riprendono il sopravvento a discapito della violenza. Non che l'energia manchi, anzi tutt'altro: molte di queste band tirano più di una mandria di buoi, ma sono le canzoni che si riprendono il loro spazio e con esse anche la melodia riacquista importanza.
Per intenderci, avete presenti i Decibel di Enrico Ruggeri? Ecco, l'immagine è quella...la musica pure (più o meno).
Nei primi anni 2000 c'è stata una fioritura esplosiva di occhiali colorati, nastro adesivo e colori vividi con tante bands irresistibili (The Briefs, Epoxies, Orange, Soviettes, The Stabilisers, Cyanide Pills, The Spits...).
In questa sede voglio spendere due parole su tre band e tre album a dir poco eccellenti.

I Briefs sono, o meglio erano, di Seattle; hanno all'attivo 4 album e una manciata di ep (successivamente raccolti nell'album "Singles Only," anch'esso imprescindibile). Si sono formati nel 2000 e sciolti nel 2008 anche se, pare, siano ancora in vita ufficiosamente.
Non è facile scegliere un solo disco dalla loro discografia io ho optato per "Sex Objects" del 2004, anche se lo zoccolo duro dei fans preferirà senza dubbio il primo mitico "Hit After Hit" o l'ultimo "Steal Yer Heart" del 2005.
Il disco in questione contiene 14 gemme grezze ed entusiasmanti di puro punk 77 assolutamente irresistibili. Grandi canzoni (Halfsize Girl, Antisocial, Orange Alert, Sex Objects, Killed By Ants..), energia a tonnellate e l'attitudine giusta.



Gli Epoxies di Roxy Epoxy sono stati una splendida meteora con soli due album, Epoxies e Stop The Future, che hanno messo a soqquadro la scena punk rock tra il 2002 e il 2005. Pare che siano ancora in attività, ma l'ultimo ep pubblicato (My New World) risale al 2007. Nel frattempo la cantante Roxy ha pubblicato alcuni album da solista.
In ogni caso "Epoxies," il primo disco, è un bellissimo concentrato di punk-new wave esuberante e ipercinetico estremamente piacevole all'ascolto. Un synth spumeggiante trascina i ritmi sostenuti e le melodie a rotta di collo...Un po' come se si trattasse di un amplesso orgiastico tra Lene Lovich, la prima Nina Hagen, i Devo e i Green Day. Assolutamente da non perdere...



Per quanto riguarda gli Orange devo dire che ero indeciso se inserire loro o gli ottimi Cyanide Pills (sicuramente più pertinenti all'argomento), ma alla fine ho deciso per "Welcome to the world of Orange" semplicemente perché è un disco fantastico, assolutamente perfetto nel suo genere. Sinora non sono ancora riusciti a ripetere l'alchimia perfetta dei questo album.
In questi solchi si respira l'aria del 1977 come anche l'atmosfera dell'hardcore californiano di Orange County (Adolescents, Social Distortion, Agent Orange) un vago sentore di certo nerd-indie rock (Weezer) e un pizzico di glam rock. Il cocktail è eccezionale e grandi canzoni come Affirmation Song, Cool Mexicans, No Rest For The Weekend o Orange sono una goduria assoluta.




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The Chameleons - "Script of the Bridge" - 1983


The Sound - "Jeopardy" - 1980


Si cambiano completamente scenografia e dislocazione nello spazio e nel tempo con i magnifici Chameleons e Sound. Siamo nella grigia Inghilterra degli anni 80 e queste due band sono quanto di meglio ha prodotto il post punk nel suo periodo di maggior splendore. Certo i grandissimi maestri Bauhaus, Joy Division, The Cure,  P.I.L., Sisters of Mercy o Siouxsie and The Banshees sono sicuramente più noti al grande pubblico e hanno la loro innegabile importanza, ma queste due band rimaste quasi sempre nell'ombra hanno un'eguale rilevanza.
I loro due primi album, rispettivamente "Script of the Bridge" e "Jeopardy" sono da annoverare tra i dieci migliori dischi di sempre in un'ipotetica classifica del meglio del post punk e della darkwave di tutti i tempi. Anzi, si potrebbe aggiungere a questi due anche il secondo album dei Sound, il bellissimo "From The Lions Mouth" del 1981.

I Chameleons hanno pubblicato nel corso del loro periodo d'oro (dal 1981 al 1987) tre album strepitosi; si sono sciolti e riformati più volte e sono tutt'ora in attività. Hanno ispirato molte delle nuove band del cosiddetto post-punk revival degli anni 2000, ma fondamentalmente non se li è cagati nessuno.
Eppure il post-punk psichedelico, malinconico e melodico e la grande voce di Mark Burgess sono uno spettacolo indimenticabile. "Script of the Bridge" contiene 12 perle di inestimabile valore.




The Sound hanno svolto la loro attività dal 1979 al 1988; hanno pubblicato 6 ottimi album e poi sono rientrati nell'ombra. La depressione che colpì il cantante e chitarrista Adrian Borland fece interrompere prima del tempo la carriera della band. In seguito lui si dedicò a un'altalenante carriera solista e infine, il 26 aprile del 1999, si gettò sotto un treno e mise fine ai suoi turbamenti.
Restano, però, la grande musica dei Sound, le sue liriche ispiratissime e introspettive e gli 11 brani ruvidi e oscuri che compongono la scaletta di "Jeopardy." 



Non voglio aggiungere altro perché il post punk è un argomento che mi coinvolge in modo particolare e rischierei di dilungarmi in modo eccessivo... ed è risaputo che quando un articolo si allunga troppo va a finire la sua corsa nello scroto con tutto ciò che ne consegue.



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Abhinanda - "The Rumble" - 1998


Refused - "The Shape of Punk to Come" - 1998

La Svezia e il punk (come anche il metal e la musica alternativa in generale) hanno sempre vissuto in simbiosi. Sono tantissime le band eccellenti nate e cresciute da quelle parti, talmente tante da posizionare questa nazione forse solo dietro a USA e Inghilterra per consistenza della scena e qualità della musica.
Tralasciando il black metal, il death melodico o no, e l'indie rock, giusto per non dilungarsi troppo, da quelle parti si è sviluppata una scena hardcore punk di dimensioni ragguardevoli.
Dagli anni 80 in poi c'è stato un fiorire di compagini dal suono estremo e violento come Anti Cimex, Avskvm, Mob47, Crude SS, Wolfpack-Wolfbrigade, Disfear, Herätys, Martyrdöd e Totalitär,. Di questo tipo di sonorità Crust-d-beat e zone limitrofe ne ho già parlato in altra sede e prima o poi ci ritornerò in modo più approfondito.
Si è sviluppata anche una folta e influente scena che ruotava attorno all'hardcore melodico con band molto note e valide quali Millencolin, No Fun At All, Satanic Surfers e Randy.
In contemporanea anche un'interessantissima versione del garage punk in salsa svedese con sugli scudi gli Hives e The (International) Noise Conspiracy.
Ma in questo caso voglio parlare di suoni più innovativi e in qualche modo sperimentali che partendo dal puro hardcore senza compromessi (Raised Fist, primi Refused) si spingono oltre e lo superano, andando ben oltre (Abhinanda, i Refused e i grandi Nine di "Lights Out").
Si parte dalle commistioni con il metal o post-metal e la materia hardcore viene inglobata, centrifugata e superata nella "Forma del punk a venire," il manifesto degli immensi Refused. Il "nuovo rumore" che dal 1998 a oggi continua a ispirare e a tracciare la via a una moltitudine di band moderne.

I Refused hanno registrato tre soli album e un discreto numero di ep, hanno sparato le loro cartucce dal 1992 al 1998 sino al manifesto rivoluzionario di "The Shape of Punk to Come." Pare che si siano riuniti di recente e chissà, forse il futuro della band di Umeâ ci riserverà altre sorprese.





Gli Abhinanda sono sicuramente meno conosciuti, ma hanno pubblicato un buon numero di dischi, tra i quali spiccano 4 ottimi album, l'ultimo dei quali, The Rumble, manco a farlo apposta del 1998 e manco a sospettarlo ultimo lavoro della band, è un capolavoro assoluto.
Anche qui il concetto di hardcore viene superato; l'evoluzione e la ricerca di suoni nuovi si portano dietro molecole rock, garage, punk, noise e un'ottima vena compositiva.
Anche questo un gran bel disco.




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Calla - "Collisions" - 2005

Cazz...mi sto dilungando troppo. Va bene vorrà dire che i prossimi dischi avranno meno spazio, non me ne vogliano gli autori e gli appassionati, ma il tempo stringe e il post sta diventando mastodontico.

Con i Calla andiamo a sondare sonorità e atmosfere leggermente più quiete. Siamo nel campo dell'indie rock, in America, e lo splendido quarto album della band "Collisions" risale al 2005.
Questo è uno di quei dischi che ho ascoltato, gustato e consumato di più negli anni 2000.
Loro, i Calla, sono partiti dal post rock, hanno assunto pillole post punk, pop e noise, si sono nutriti di ambientazioni desertiche e umori metropolitani e infine hanno prodotto questo capolavoro. "Collisions" è stato spesso bistrattato dalla critica e non ha mai avuto la giusta attenzione, ma per quanto mi riguarda si tratta (appunto) di un capolavoro assoluto.
È pregno di un'atmosfera notturna, è attraversato da splendide melodie, rumori, distorsioni e momenti di quiete. 






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Dead Man's Hill - "Dog Burial" - 2007

Si cambia ancora con il belga Bart Piette e la sua creatura Dead Man's Hill. Il disco che ho scelto dalla sua sterminata (quanto interessante) discografia è Dog Burial uno bellissimo affresco sull'oscurità, condito da tensioni post industriali, elettronica, umori neo folk, dark ambient e darkwave, samples inquietanti, orchestrazioni neo classiche, voci d'oltretomba, una buona dose della magniloquenza del black più orchestrale ed epico, e splendide atmosfere gotiche.
Una manna dal cielo per chi ama il lato oscuro della musica.




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English Dogs - "Where Legend Began" - 1986

Forse molti di voi conosceranno gli English Dogs in versione hardcore punk di pura scuola inglese dell'album "Invasion of the porky men" del 1984 e forse qualcun altro conoscerà l'ultima incarnazione della band (Bow to None del 1994, All the World's Rage del 1995) non troppo distante da certo hardcore melodico. Ma nel mezzo, dal 1985 a questo disco e sino al successivo buco nero della storia della band, c'è stata una mutazione dei suoni della band grazie alla spinta del funambolico chitarrista Gizz.
Già con il secondo album, l'ottimo "Forward Into Battle" del 1985 i cani inglesi hanno iniziato a inserire elementi thrash metal e atmosfere epiche nel contesto sonoro punk hardcore. Con il successivo ep dal titolo profetico (Metalmorphosis) la mutazione è stata totale e l'album "Where Legend Began" ha chiuso il cerchio.
Il periodo storico nel quale si sono svolti i fatti era l'Inghilterra dei tardi anni 80, dove buona parte delle band storiche svoltavano verso il metal all'unisono: gli Exploited di "Death Before Dishonour" i Discharge di "Grave New World" i G.B.H di "A fridge Too Far" e, ovviamente, gli English Dogs.
C'è da dire che tutte queste band e questi dischi nonostante la conversione al metal lasciavano ben in mostra il corredo genetico punk e si sente, eccome.
Il punk metal in versione 1.0 riusciva a mantenere intatte tutte le caratteristiche del grezzo hardcore punk inglese al netto dei chitarroni roboanti di stampo heavy metal, tanto che solo dopo poche note si capiva subito che si trattava di punk che suonavano metal.

"Where Legend Began" è cucito intorno all'ispiratissima chitarra di Gizz Butt (in seguito noto per aver suonato con i Prodigy), non possiede i ritmi vorticosi di G.B.H e Exploited di quel periodo, ma riesce a creare una magnifica atmosfera epica, potente ed evocativa, senza però perdere molto dell'approccio grezzo e fracassone del punk. Non è facile da spiegare, ma il disco è bellissimo e le nove canzoni contenute sono decisamente riuscite. Nessun calo, nessun filler. Solo ottimo thrash/crossover.




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Madrugada - "Industrial Silence" - 1999

Anche dei fantastici Madrugada si è parlato in lungo e in largo in questo blog, ma non posso fare altrimenti che citarli di nuovo, perché a mio parere sono stati uno dei migliori gruppi di rock indipendente di tutti i tempi. 
In attività dal 1995 al 2008, hanno pubblicato 5 bellissimi album tra i quali spicca questo meraviglioso "Industrial Silence," opera prima della band norvegese.
Un suono ricco, potente e delicato al contempo; atmosfere uniche e irripetibili che avvolgono tutta la scaletta e una voce stupenda ad opera di Silvert Høyem, un po' Mark Lanegan, un po' Ian Curtis, un po' Morrison, ma molto sé stesso.
Una band con una personalità enorme, un fluire continuo di idee e grandi canzoni destinate a rimanere, per sempre. Il disco più americano mai prodotto in Norvegia.




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Monster - Gone Gone Gone/ A Bash Dem" - 1999

I Monster provengono dalla Svezia, hanno pubblicato due soli album: "Rockers Delight" nel 1997 e questo "Gone Gone Gone/ A Bash Dem" nel 1999. Poi, purtroppo, sono spariti nel nulla. Purtroppo perché si trattava di una band geniale capace di miscelare punk, soul, ska, reggae con grande energia e fantasia. Il primo disco è più legato al punk ed è prossimo a quello che si intende come Combat rock (sub-genere mutuato dall'omonimo album dei Clash che prevede una commistione di generi, ma anche un approccio politico alla musica) mentre il secondo è più maturo e ragionato e lo stravagante cocktail punk/soul giunge al suo culmine. Potente, trascinante ma anche dolce e ammaliante come in "Choose Me Again" che potete sentire in questo video. Un capolavoro da non lasciarsi sfuggire.




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Motocaster - "Stay Loaded" - 1994

Qui ritorna il rock, quello vero fatto da polvere e sudore, potenza e rumore. I Motocaster e la loro miscela hard-grunge-psych-rock in salsa acida sono scomparsi dopo un solo album e un paio di ep, ma la potenza di questo disco assolutamente DEVASTANTE resta ancora qui a girare in moto perpetuo nel lettore cd, una volta scoperto. Se non vi dispiace l'acido e i suoni iper saturi e ultra distorti, la bassa fedeltà e il rock allo stato puro questo è un disco da cercare con tutti i mezzi e/o da riscoprire senza indugi.




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Owls - "The Night Stays" - 2012

Un'altra perla rara, ma stavolta più recente. è l'unico album pubblicato sino a oggi dagli italici Owls, ovvero Eraldo Bernocchi e Lorenzo Esposito Fornasari in collaborazione con la voce del mitico Tony Wakeford (Sol Invictus). 
Strabiliante e fascinosa musica oscura che plasma le materie neo folk, darkwave, trip hop in modo geniale e irripetibile. Non aggiungo altro.






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The Big F - "Is" - 1993

Un'altra meteora degli anni passati, per l'esattezza dei 90's. The Big F hanno lasciato ai posteri due soli album ("The Big F" del 1989 e "Is" del 1993) e alcuni rari ep. 
Non sono dischi facili da trovare, neanche fossero del mesozoico, ma per fortuna c'è Discogs e qui si trovano con prezzi abbastanza ragionevoli. 
Il periodo storico nel quale inquadrare "Is" e il suo eccellente predecessore è l'avvento del grunge e lo sdoganamento dell'hard rock anni 70 da parte delle giovani generazioni del tempo.
E qui, infatti, in queste bellissime nove tracce troviamo uno spettacolare hard rock blues condito di psichedelia come anche da tracce jazz, e suonato divinamente da tre musicisti eccezionali.
Un disco potente e fantasioso come pochi che potrebbe fare coppia con l'altrettanto bello "Scenes From The Second Storey," risalente all'anno prima, di un altro trio fenomenale di quel periodo i God Machine.



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The Eighties Matchbox B-Line Disaster - "Horse of the Dog" - 2002

Tre album, una mezza dozzina di singoli e tre EP e poi la fine inaspettata per una delle più promettenti band inglesi degli anni 2000. I tre album (Horse of the Dog del 2002, The Royal Society del 2004 e Blood & Fire del 2010) sono in perenne rotazione nella bocca del mio lettore cd da un bel pezzo e, sino all'ultimo momento, ero indeciso su quale scegliere per la riesumazione della salma. Alla fine mi sono reso conto di avere una lieve preferenza per il primo, questo "Horse of the Dog," che penso sia in grado di conquistare tutti con la sua carica di energia.
I cinque di Brighton, in questo caso, riescono a mettere in fila 10 piccoli-grandi classici di rock ad alto voltaggio.
La musica che scorre in questo disco è un esuberante garage punk a tinte scure; gli Eighties maneggiano con maestria lo psychobilly, l'horror punk, il blues e il rock e li piegano al loro servizio, come i Cramps ci hanno insegnato.
Per chi non può fare a meno di "Songs The Lord Taught Us," dei dischi dei Gun Club o dei Flesheaters, quest'album può rappresentare una botta di vita.






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Trusty - "Goodbye Dr. Fate" - 1995

Per concludere questa estenuante cavalcata all'inseguimento della musica più "timida" e "inafferrabile" mi sono affidato ai Trusty, band americana in attività dal 1989 al 1997.
Tre album ufficiali di grande pregio: "Trusty" del 1990, "Goodbye Dr. Fate" del 1995 e "The Fourth Wise Man" del 1996.
La scelta per questo post è caduta sul secondo disco, lo splendido  Goodbye Dr. Fate, l'album della firma presso la prestigiosa Dischord e anche quello dei cosiddetti cinque minuti di notorietà.
Loro provenivano dalla scena punk hardcore, ma con il tempo si sono evoluti sino a giungere ad una forma musicale molto particolare e immediatamente riconoscibile. 
Le quattordici tracce presenti in scaletta offrono un eccellente campionario delle varie sfaccettature del loro suono: hardcore evoluto intriso di indie rock e stupefacenti melodie.
Quando li ascoltai la prima volta, tanto per rendere l'idea, mi fecero venire in mente una specie di strano ibrido tra i Beatles e i Minor Threat...ma, forse, non ero troppo lontano dalla realtà.




Grazie per l'attenzione e... Buon ascolto.


Virgin Forest, what else?

8 commenti:

  1. no, no, qui si apre un "nuovo problema", per modo di dire... Non non possiamo fare in modo che questo venga disperso. Questo post (come altri, questo più di tanti altri, in realtà) non possiamo lasciarlo affondare negli abissi del web. Vedremo come fare... ma questo tempo/impegno/passione NON deve essere "sommerso".
    Ciao!
    Grazie!

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  2. Grazie a te Evil, grazie davvero...
    ma non era mia intenzione farti sgobbare di più. L'idea di questo post (in origine) era solo di fare un po' di pubblicità all'iniziativa, mettere due immagini e di far circolare i vari link...poi, sai com'è...una cazzata tira l'altra e le "due righe" iniziali sono un po' ingrassate.

    ciao!

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  3. Un post semplicemente grandioso, Ant! Massi.

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  4. Grazie Massi!!!...troppo buono.
    Mi sono incastrato in un girone infernale...da un piccolo post che doveva essere è diventato forse troppo lungo e pesante.

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  5. A proposito di ritardi, mi sto sottoponendo ad autoflagellazione, per non avere letto questo fantastico post antologico.Ti chiedo scusa,.Vedi com'è il web? E' diventato frenetico come la vita di tutti i giorni e cio' ci impedisce di gustare la bellezza di questi atti creativi..E poi è anche vero che quando i post sono fatti con cura e passione questa cosa viene subito trasmessa a chi li legge.
    Suggestivo ed intrigante,Passerò innumerevoli altre volte per leggere con calma. Per ora vado via a coda bassa, ma ritornerò prestissimo.
    grazie ed un carissimo saluto!

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  6. Grazie mr.Hyde, non devi scusarti, ci mancherebbe pure. Per riallacciarmi al mio commento sul suo bellissimo post, ho rimandato la lettura un sacco di volte, l'avevo anche messo tra i "preferiti" per consultarlo dopo con calma, ma alla fine ce l'ho fatta.
    In effetti il tempo per leggere tutto non c'è...C'è una marea di roba nel web e si può affogare facilmente.
    Ognuno di noi ha solo una testa a disposizione (quando non la si perde facilmente, come spesso mi accade).
    Grazie ancora.
    A presto!

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