sabato 2 maggio 2020

wet market


C'è chi si sollazza con una zuppa di pipistrelli e chi preferisce invece un bel piatto di spaghetti al pomodoro. Il mondo è bello perché è vario, si potrebbe pensare. Se non fosse che le abitudini alimentari di una buona fetta della popolazione mondiale generano alcune mostruose bestie come il nuovo coronavirus che ci sta massacrando in questi mesi.
I mercati umidi sono diffusi principalmente nel sud dell'Asia. Vengono chiamati così per l'abitudine di bagnare continuamente i pavimenti per "ripulire" dai resti della macellazione e dai fluidi biologici. In questi mercati si vendono alimenti deperibili come carne, pesce, frutta e verdura spesso in condizioni igieniche precarie, tanto per usare un eufemismo. Tuttavia oltre al cibo più o meno normale, in questi luoghi si possono anche trovare animali vivi, sia di allevamento sia selvatici, ma anche cani e gatti come nel terrificante mercato di Yulin o anche in altri luoghi della Cina, Corea e Vietnam del Nord. Questi poveri animali, oltre ad essere maltrattati e torturati, spesso vengono macellati in loco con inevitabile contorno splatter a base di sangue e liquidi biologici che vanno a formare fiumi di liquami. Oltre a tutto ciò si va ad aggiungere il cocktail di vapori nebulizzati in un salutare aerosol. Gli animali vivi tenuti in piccole gabbie anguste e in condizioni igieniche disastrose vengono scelti dai clienti, macellati in diretta e a volte consumati sul posto in un festival di insetti, parassiti, odore di sangue, escrementi e altre schifezze inenarrabili.
In questi meravigliosi luoghi sono venuti fuori l'Aviaria, la Sars, l'influenza suina e ora anche il terribile Sars-Cov-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus-2) responsabile della pandemia Covid-19 (COrnavirus Disease 2019). Non in tutti i mercati umidi si vendono e si macellano animali selvatici o rari, ma in quelli dove questa discutibile pratica viene messa in atto si crea il terreno ideale per la zoonosi, ovvero una malattia infettiva che viene trasmessa da un animale all'uomo. In questo caso il salto di specie del virus è avvenuto con tutta probabilità dal pipistrello all'uomo.
Perché in questi meravigliosi mercati dell'orrore si macellano e si mangiano anche i pipistrelli e questo avviene non solo in Cina, ma anche in buona parte del sud est asiatico, in Indonesia, in Malesia, in Vietnam. Oltre a questi animali (e ai loro virus) potete trovare anche serpenti, struzzi, ratti, topi, rane, tartarughe, volpi, uccelli, pangolini, scimmie, oltre a cani e gatti e animali di allevamento.
In questo blog ho scritto spesso di quanto avviene a Yulin in occasione del festival della carne di cane il 21 giugno di ogni dannato anno e delle innumerevoli petizioni internazionali per sollecitare il governo cinese alla chiusura definitiva di questo immondo scempio. Ora l'occasione per ritornare in questo girone infernale è la pandemia in corso e le nuove petizioni per far proibire in tutto il mondo i wet market. In particolare ho preso spunto dalla petizione rivolta all'ONU da parte di Animal Equality Italia (trovate i link in fondo al post).
In questi giorni la Cina e il Vietnam hanno espresso la volontà di chiudere questi mercati, ma non ci è dato sapere né come né quando né, tantomeno, per quanto tempo. Poi, visto quanto è accaduto a Yulin, non c'è da fidarsi troppo. Questi paesi dalle usanze strane (basti pensare alla strage di animali in via di estinzione a causa della loro insensata medicina tradizionale) e dalla abitudini alimentari contro natura, per quanto abbiano una storia millenaria, sono da sempre una fonte inesauribile delle peggiori epidemie. Dato che in tutto il mondo si sta pagando con migliaia di vite umane il loro menù di merda è lecito attendersi che anche loro paghino in qualche modo il conto, magari iniziando con la chiusura dei wet market. Sarebbe un toccasana per tutto il mondo, per noi, per gli animali e anche per i cinesi. 















































































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ANIMAL EQUALITY 
WET MARKET: mercati bagnati dal sangue








2 commenti:

  1. MINNEAPOLIS (Stati Uniti) - "Il Coronavirus perdurerà ancora 18-24 mesi, fin quando il 60-70% della popolazione mondiale sarà contagiato. Il vaccino aiuterà, ma non arriverà in tempi brevi: non prima di una non precisata data nel 2021". È questa la previsione del 'Center for Infectious Disease Research and Policy' dell'Università del Minnesota, confermata alla Cnn dal direttore del Cidrap, Mike Osterholm ("L'idea che finirà presto sfida la microbiologia") e da un altro autore dello studio, Marc Lipsitch ("L'immunità di gregge si sviluppa gradualmente nella popolazione").

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    1. Eh si, pare che rimarrà a lungo con noi questa graziosa bestiola...

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