mercoledì 18 giugno 2014

Oltre il muro del suono: chitarre da corsa e montagne russe


C'è gente che ha fretta.
Anche nel rock c'è chi ha la necessità di andare veloce, di correre più degli altri. Anzi, soprattutto nel rock, in certo rock indipendente, si ha sempre avuto la necessità di accorciare i tempi, di fare in fretta e arrivare subito al nocciolo della questione. Con l'avvento del punk, in tutte le sue forme, devianze e mutazioni, la canzoni si sono accorciate e i ritmi si sono fatti più veloci: riff, strofa, ritornello, riff, strofa, ritornello e...Fine. Tutto in un paio di minuti, a volte solo una manciata di secondi.
Dopo i tempi lunghi, dilatatati sino allo spasimo, del rock progressivo e psichedelico e dell'hard rock dei 70's, era inevitabile che si tornasse alla concisione del rock'n'roll delle origini dei 50's e 60's e si andasse anche oltre (molto oltre).
A partire dalla fine degli anni 70, in contrapposizione al rock ufficiale, l'underground si è popolato di numerosi baldi giovani armati di chitarre e dediti al ritorno allo spirito primordiale del rock: canzoni brevi e veloci, spirito selvaggio, violento e pericoloso; nessun fronzolo, imbelletto o orpello; la "giusta" attitudine e quintali di decibel e suoni distorti (o rumori?). 
Tutto questo rumore serve per la causa, per "lanciare" adeguatamente i propri pensieri e/o idee politiche, le proprie frustrazioni e descrivere i mali della società moderna, per stupire, scoccare e destabilizzare il sistema e il quieto vivere. 
Il messaggio va veicolato in modo chiaro e diretto e i tempi sono molto stretti. È fondamentale la necessità di farsi capire e arrivare al dunque in fretta. Bisogna correre veloce e morire giovani.
Arriva l'hardcore e subito dopo il d-beat, il grindcore, powerviolence, fastcore e il raw punk.
La batteria diventa un frullatore, il polso si sloga e le melodie si trasformano in urla, growl e rumori indefinibili. Il sudore gronda a fiumi.
La necessità di spingere il piede sull'acceleratore è un morbo contagioso, oltre al punk e ai punks, arriva a diffondersi anche in campo metal con i truci Motorhead prima di tutti, poi con il thrash, lo speed metal, il death metal e i blast beats fuori controllo del black metal. Poi arrivò il grindcore con i maestri Napalm Death del grandioso "Scum", i Brujeira, i Carcass e altri soggetti poco raccomandabili.
Nei tempi moderni non si può aspettare: bisogna avere tutto e subito...non si sa mai cosa può capitare nella vita.

In questo post veloce, assemblato in fretta e rifinito peggio, ho inserito alcune band hardcore, punk e metal che di solito viaggiano oltre i limiti di velocità, incuranti degli autovelox e della strage di punti della patente. Probabilmente non sono i più veloci in assoluto; ci sono tantissime giovani band che corrono più in fretta, ma queste qui (Dead Kennedys, Bad Brains, Negazione, New Bomb Turks, Os Estudantes e i grandi Motorhead) rappresentano al meglio il concetto di rock a 300 chilometri all'ora.
Forse non infrangeranno il muro del suono, ma bisogna accontentarsi...per ora.


Non si può non iniziare dai Motörhead, anche se forse non sono tra i violentatori di timpani più veloci in assoluto. Ma nel 75-77 erano sicuramente irraggiungibili.

Il grande Eddie "Fast" Clarke risponde all'esigenza di avere qualcuno che si contrapponesse alla "slow hand" di Eric Clapton e dei suoi simili, con un polso ipercinetico, riff veloci e tempi pazzeschi. Senza freni, senza perdere tempo. Un suono duro, grezzo e...veloce.

I Motorhead sono il gruppo heavy metal (o meglio hard-metal-rock'n'roll-punk) più amato dai punks di tutto il mondo. Già dai tempi di "Motorhead" (la canzone) "White Line Fever" e "Living Here" venivano spesso inseriti nel gran calderone del punk rock. Nel 77 incidevano per la Stiff e la Chiswick Records, piccole-grandi etichette PUNK, e la loro formazione classica a tre (Lemmy Kilmister, Eddie "Fast" Clarke e Phil "Animal" Taylor) del primo periodo della loro gloriosa storia (1975 - 1982) è quanto di più punk, grezzo, veloce e rock'n'roll abbiano mai prodotto.
Motorhead, Overkill, Ace of Spades, Iron Fist...













I Dead Kennedys dopo il capolavoro "Fresh Fruit For Rotting Vegetables" del 1980, pubblicarono l'EP in formato 12" "In God We Trust, Inc." nell'anno successivo: 8 tracce di violentissimo e velocissimo hardcore punk, tra le quali spicca una lunga e dilatata versione di California Über Alles, con una serie di furiose bordate hardcore inserite in una (apparentemente) quieta atmosfera da jazz club in modo sublime.
Oltre a questo classico del punk, rivisto e corretto, nel disco sono presenti alcune schegge impazzite sparate a folle velocità come Religious Vomit, Nazi Punks Fuck Off, Kepone Factory o Hyperactive Child.
I Kennedys stessi non hanno mai più composto niente di così veloce e urticante.









I Zeke sono sicuramente meno noti alle masse, ma in quanto a piede pesante non sono secondi a nessuno. Provengono da Seattle e anche loro, come (quasi) tutte le band trattate in questa pagina (ad eccezione dei Negazione, ovviamente) sono ancora in attività e in splendida forma.
Hanno all'attivo 6 album, qualche live e una manciata di EP e split, ma sono i primi due dischi (Super Sound Racing del 1995 e Flat Tracker del 1996) a farli entrare di diritto nell'olimpo della velocità.
In questi due dischi il loro infuocato hardcore-punk-rock'n'roll sorpassa un po' tutti. Nonostante la velocità folle i Zeke riescono ad infilare influenze rock, blues e rock'n'roll in un contesto ad alta gradazione punk.
Più che rock da Formula Uno questa musica può essere più adatta per fare da colonna sonora a corse clandestine con vecchie auto truccate e manomesse da meccanici malati di mente.
Allacciate le cinture di sicurezza (se ci sono).










In un post del genere non possono mancare i Bad Brains e i loro primi dischi del periodo hardcore punk in salsa rasta (1982 - 1985). Successivamente hanno mutato pelle più volte inserendo elementi metal, dub, funk, hard rock, alternative e crossover e pubblicando altri buoni dischi, ma molto diversi dai primi.
Le cartucce migliori le hanno sparate ad inizio carriera con la cassetta per la Roir "Bad Brains" del 1982, successivamente ristampata su cd, e lo spettacolare "Rock For Light" del 1983, prodotto da Rick Ocasek dei Cars.
I Bad Brains si erano formati ancora prima, in origine come band jazz-fusion-prog e, in seguito, con la denominazione attuale (nel 1977) si sono convertiti all'hardcore, mettendo a disposizione il loro notevole bagaglio tecnico per la causa punk.
La loro caratteristica più interessante, infatti, è sempre stata la straordinaria capacità agli strumenti, ma anche l'inserimento di brani di puro reggae giamaicano in una scaletta di velocissimo e furioso hardcore. Con la straordinaria voce di H.R. e le spettacolari montagne russe che si creano dalle sue corde vocali; con la chitarra funambolica di Dr. Know e l'eccellente sezione ritmica composta da Darryl Jenifer al basso ed Earl Hudson alla batteria, hanno costruito una creatura mostruosa e unica.
Pura goduria per orecchie fameliche...










I fantastici New Bomb Turks, soprattutto quelli del travolgente disco d'esordio "!!Destroy-Oh-Boy!!," sono una vera forza della natura, un qualcosa di irresistibile e, allo stesso tempo, di difficile da resistere per lungo tempo. Alla fine del disco, se lo si ascolta tutto d'un fiato, è necessario prendere qualche integratore di sali minerali o farsi fare una fleboclisi.

Loro hanno imbrattato gli spartiti con il rock'n'roll più rumoroso e devastante mai concepito da mente umana (sana). Destroy aggredisce i timpani con mitragliate di decibel che vanno ben oltre alla capacità di resistenza del fisico di un uomo medio. I suoni sono sporchi, lo-fi, distorti e violenti; la lancetta è bloccata sul rosso e i giri non calano sino all'ultima nota del disco.
Una bomba punk-garage-hardcore-rock'n'roll come non se ne trovano più. 
In seguito la band del folle Eric Davidson lasciò la Crypt per accasarsi dai tipi della Epitaph, smussò qualche angolo e ridusse leggermente la velocità, ma sempre con risultati eccellenti e una sfilza di grandi album.
Di sicuro era impossibile reggere quei ritmi a lungo e la logica conseguenza è stata una graduale "normalizzazione" del loro punk rock profondamente americano.








In pieno mondiale di calcio non poteva mancare una band brasiliana. Loro sono gli Os Estudantes di Rio de Janeiro, ma non suonano samba né música popular brasileira, bensì un veloce e riuscitissimo hardcore punk accompagnato da interessanti liriche in portoghese.
Sino a oggi hanno pubblicato due album ("Album" del 2007, stampato in sole 100 copie, e "Pedras Portuguesas Na Sua Cabeça" del 2013, in 300 copie) e un EP in formato 7 pollici ("Perdão" del 2010).
Tutti i dischi sono stati pubblicati solo in vinile, ma sono molto difficili da trovare eccetto l'ep. In ogni caso non è un problema scovare la versione digitale in qualche blog o nel loro piccolo spazio bandcamp.

Mentre i mondiali continuano a svolgersi in orari assurdi e a temperature ancora più improponibili, nonostante le proteste dei cittadini brasiliani e il grande sperpero di denaro pubblico, Os Estudantes possono garantire l'atmosfera giusta prima di gustarsi una partita... Ammesso che si riesca a vederne qualcuna, dato che il nostro benamato servizio pubblico, la Rai, trasmette una sola partita al giorno al contrario di tutte le altre nazioni europee dove si possono vedere in chiaro TUTTE le partite.
Qui invece, nella "tv del fare," i soldi ci sono solo per sfamare le famiglie di Conti, Clerici, Fazio e Frizzi e per tutti i vari programmi di merda che infestano il palinsesto della tv di stato.
Se qualcuno vuole vedersi le partite dei mondiali, la champions league, la moto GP, qualche film, documentari o la formula uno, deve cacciare soldi a Sky. Come se non bastasse il salasso del canone tv...
È anche vero che questi sport sono diventati ormai dei grandi carrozzoni miliardari perfetti per inebetire le masse. Sono un calcio in faccia per chi muore di fame o ha perso il lavoro, per chi viene stuprato tutti i giorni da questa crisi, progettata e messa in atto (intenzionalmente) dai soliti manovratori con precisione chirurgica.
Ma i programmi tv della Rai, i vari Fazio, Vespa o gli innumerevoli apprendisti intrattenitori del piccolo schermo non è che costino di meno alla collettività o fagocitano meno soldi dall'amatissimo canone.
E poi l'umano frustrato, fustigato e sodomizzato, cassaintegrato e liofilizzato, deve pur avere il diritto di qualche ora di distrazione e di sano (o malsano?) intrattenimento, senza sborsare cifre esorbitanti per vedere 22 individui che rincorrono una palla. Non si vive di soli pacchi, veline, quiz, tele novelas e via cazzeggiando.
E allora viva l'Italia (no, Paletta no! Per favore!) il calcio e il Brasile.
E che vinca il migliore...o anche no.











Dal Brasile all'Italia (sarà così anche la finale del mondiale?).
Da noi, in questo paese di neo melodici, canzonette e cantautori, c'è sempre stata una scena hardcore punk di assoluta rilevanza mondiale. Può sembrare strano ma, in questo paese che cammina lento, lento come un bradipo, dove si fa un passo avanti e tre indietro, abbiamo avuto una marea hardcore che ha travolto l'underground mondiale con la forza di uno tsunami. Erano gli anni 80 e nei palchi di mezza Europa e degli USA lasciavano un'impronta indelebile band come Raw Power, CCM, Indigesti, I Refuse it!, Wretched, Declino, Impact, Kina, Negazione e tantissimi altri.
Anche in seguito e anche adesso abbiamo avuto e abbiamo tuttora band eccezionali come Cripple Bastards, Holy, Anti You, Coloss, Komplott, Death On/Off e numerosi altri terroristi sonori.
In Italia non c'è solo il catenaccio ad oltranza: c'è anche chi attacca e chi corre veloce.

La leggenda dei Negazione è stata scritta con inchiostro indelebile nella storia del rock grazie ad infuocate esibizioni live, due mitici EP ("Tutti Pazzi" e "Condannati a Morte nel Vostro Quieto Vivere" del 1985) un album monumentale (Lo Spirito Continua, 1986) e altri ottimi dischi come il più vario e contaminato "Little Dreamer" del 1988.
Ma è soprattuto con i primi EP e in particolare con il velocissimo "Condannati a Morte" che hanno dato il meglio delle loro "prestazioni velocistiche": Noi, Cannibale, Tutto Dentro, Ancora Qui, Incubo di Morte, sono delle mazzate hardcore punk incredibili. Senza nessuna tentazione metal, senza un attimo di respiro.







chiù hardcore pe' tutti...





















Forrest Gump:



In coda:

Virgin Forest, alla scoperta della musica sommersa.


2 commenti:

  1. Mi ricordo degli Shotgun Solution di Roma.

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  2. Si, grande band anche quella. In Italia ci sono state (e ce ne sono ancora) tante buone band hardcore/ punk.

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