domenica 9 settembre 2012

Dead Can Dance - Anastasis




Questo è un periodo strano nel quale, oltre agli stenti e sacrifici dovuti al declino della civiltà occidentale, accadono fatti insoliti ed eventi inaspettati. In questi ultimi anni pare che niente possa morire realmente e ogni cosa, ogni atomo di questa martoriata terra sia in grado di risorgere, nonostante tutto e anche a distanza di tantissimi anni. I coperchi delle tombe saltano via con una facilità incredibile e quando nessuno se lo aspetta più i morti possono danzare nuovamente e chissà per quanto tempo ancora. È altrettanto vero che, in qualche caso, alcuni di questi cadaveri riesumati o risorti sono ritornati nelle tombe con la stessa velocità con la quale sono riapparsi (vedi il caso dei grandiosi Bauhaus nel 2008 con Go Away White, ma quel disco non era all’altezza del resto della loro discografia) e qualche volta le resurrezioni non hanno portato alla pubblicazione di materiale nuovo (vedi il caso Pixies). I Dead Can Dance, come tanti altri gruppi che hanno scritto pagine fondamentali della storia della musica moderna, sono ritornati e hanno voluto esagerare: l’hanno fatto dopo sedici anni, ma se si ascolta questo nuovo album si stenta a crederci. Anastasis è un disco che ci si poteva aspettare vent’anni fa, non adesso (se non fosse per i suoni e la produzione decisamente al passo con i tempi). Eppure porta inequivocabilmente stampata la data di pubblicazione relativa all’anno corrente e, inoltre, le nuove foto del duo australiano stanno li a testimoniare l’inesorabile trascorrere degli anni, se non altro per quanto riguarda l’involucro esterno. Qui non c’è finzione né inganni. Si tratta semplicemente di classe, gran classe. Il tempo si è fermato e di certo non stiamo qui a lamentarcene.
Lisa Gerrard e Brendan Perry hanno scritto pagine memorabili della musica indipendente a cavallo tra i primi anni 80 e i 90. Hanno spaziato dalla darkwave all’ethereal, alla world music, all’ambient, o alla musica neoclassica o medioevale. Hanno dato vita a un proprio stile che è tutto questo e niente di tutto questo: i Dead Can Dance non si possono etichettare e, del resto, le etichette non servono a granché, se non a farsi una vaga idea, molto approssimativa e spesso fuorviante. 
Da quando, nel 1982, si sono trasferiti dalla loro Melbourne a Londra e hanno dato vita al sodalizio con la 4AD di Ivo Watts-Russell la musica oscura nel mondo ha subito un notevole scossone.
Ora, nel 2012, arriva questa “resurrezione” con Anastasis e i Dead Can Dance suonano ancora con un’intensità maestosa. La musica è evocativa e magniloquente. Densa quanto rarefatta in diverse occasioni. I suoni che colorano e plasmano le tracce del disco spaziano dal folk agli umori orientali all’ambient al sapore antico di musiche di altri quando e anche alle care vecchie atmosfere darkwave, rivedute e corrette per i tempi moderni. Spesso gli archi ricamano le composizioni sopra le quali si librano la voce profonda di Perry e i fascinosi vocalizzi della Gerrard.
Il disco comincia magnificamente con la quieta tempesta di Children of the Sun, accompagnata dalla voce evocativa di Perry. Le successive Anabasis e Agape sono affidate alla splendida voce della Gerrard e sono screziate da atmosfere antiche e forti ventate mediorientali. Gli archi e suoni d'atmosfera cinematografica decorano la bellissima Amnesia in compagnia nuovamente della voce di Brendan. La quinta traccia, Kiko, ci riporta nelle oscure notti dei deserti d'oriente, tra musica etnica e ombre darkwave. Ma le perle non sono finite: la sognante e romantica Opium è probabilmente la traccia più bella del disco; si muove sinuosa e magnetica su strati sonori di archi campionati, fiati, tamburi tribali ed elettronica. Il folk irlandese, atmosfere e suoni antichi colorano Return of the She-King e  Lisa Gerrard e la sua ugola aprono il loro scrigno di meraviglie. Chiude degnamente l'album All in Good Time, lenta e magnifica, con la voce di Perry assoluta protagonista.
In conclusione per questo clamoroso rientro non si poteva sperare in un disco migliore di questo...



Tracklist:
01.Children of the Sun
02.Anabasis
03.Agape
04.Amnesia
05.Kiko
06.Opium
07.Return of the She-King
08.All in Good Time

PIAS - 2012

voto: 8,5























I capolavori dei Dead Can Dance:



L’inizio di tutto questo, il mio preferito, Dead Can Dance del 1984



Garden of the Arcane Delights - 1984



Spleen and Ideal - 1985



Within the Realm of a Dying Sun - 1987



The Serpent’s Egg - 1988



Aion - 1990



Into the Labyrinth - 1993


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