sabato 11 febbraio 2012

Mark Lanegan Band - Blues Funeral


Dopo otto anni e numerosissime collaborazioni, sempre di eccellente livello (Isobel Campbell, Queen of the Stone Age, Soulsavers, Gutter Twins) Mark Lanegan ritorna con un disco solista. Bisogna subito dire, a scanso di equivoci, che l’attesa non è stata vana: il disco suona bene, elegante e raffinato come la copertina che lo contiene, la voce di Lanegan è sempre lo stesso prezioso scrigno di emozionanti meraviglie. Blues Funeral mantiene le promesse contenute nel titolo, ovvero il funerale del blues, anche se la “musica del diavolo” è comunque presente, nera, ricoperta di muschio e avvolta nella nebbia, oscura e profonda, ma non solo: il disco è attraversato in lungo e in largo da autostrade di suoni moderni e inaspettati fiumi di elettronica. Il vecchio blues notturno e la voce inconfondibile di Lanegan non sono mai stati così attuali, anche se, di tanto in tanto, pare di avvertire la presenza degli Screaming Trees, ma è solo un’impressione ben celata in qualche giro di chitarra e in alcune melodie. Il funerale del blues viene celebrato subito, all’inizio del disco. Il becchino ha la sua canzone: The Gravedigger’s Song, uno dei gioielli dell’album e, forse, il manifesto del nuovo corso di Lanegan; un brano intenso, una cavalcata dal ritmo sostenuto tra le ombre della notte, sospinta da un vento elettronico e da chitarre rugginose.  Segue il blues, nero e seducente, della bellissima, lenta ed emozionante, Bleeding Muddy Water. La terza traccia mantiene quello che promette sin dal titolo: Gray Goes Black, il grigio diventa nero, ed è un’altra perla oscura e ammaliante. La dolce ballata notturna Phantasmagoria Blues vale da sola l'acquisto dell'album. Non mancano le sorprese come i sinuosi ritmi dance di Ode to Sad Disco, o i suoni quasi post-punk della bellissima e sognante Harborview Hospital, anch’essa adagiata morbidamente su un prezioso tappeto di tastiere e ricami elettronici. Come, del resto, anche la conclusiva, e piuttosto sperimentale,Tiny Grain of Truth.
In conclusione il solito, imperdibile, capolavoro del signor Lanegan.
Gli alberi urlano ancora...



Tracklist:
1.The Gravedigger’s Song
2.Bleeding Muddy Water
3.Gray Goes Black
4.St. Louis Elegy
5.Riot in My House
6.Ode to Sad Disco
7.Phantasmagoria Blues
8.Quiver Syndrome
9.Harborview Hospital
10.Leviathan
11.Deep Black Vanishing Train
12.Tiny Grain of Truth
55:28
4AD - 2012
voto: 9
Mark Lanegan - voce
Alain Johannes - chitarra, basso, tastiere, percussioni
Jack Irons - batteria
Tra gli innumerevoli ospiti anche gli immancabili Greg Dulli e Joshua Homme.

Il blues è morto...Viva il blues!









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