domenica 6 novembre 2011

Da qualche parte tra paradiso e inferno: Social Distortion







Nel 1978 Mike Ness e Dennis Danell diedero vita ai Social Distortion, mentre in contemporanea nascevano altri gruppi storici come gli Adolescents dei fratelli Agnew (i quali avevano preso parte alla fase embrionale della band di Ness); la California brulicava di talenti e amplificatori fumanti, e il punk rock dilagava nei vicoli e nelle cantine come un’epidemia.
L’album di esordio, lo strepitoso “Mommy’s little monster”, del 1983 portò fama e gloria ai quattro di Orange County ma, nello stesso tempo, arrivarono i primi problemi: i componenti della sezione ritmica (Liles e O’Brein, rispettivamente bassista e batterista) abbandonarono i Distortion nel bel mezzo di un concerto. Negli anni successivi Ness cominciò ad avere seri problemi con le droghe che lo portarono a fare numerose visite nei centri di disintossicazione, e anche qualche fugace apparizione nelle patrie galere; il gruppo si sciolse per un breve periodo.
Ritornarono in strada nel 1986 e due anni più tardi uscì finalmente il secondo album, “Prison Bound”, un disco eccezionale, seppur diverso rispetto al suo predecessore; la furia punk rock dell’esordio viene stemperata da contaminazioni della tradizione americana, country e rock classico (é presente anche una cover degli Stones, Backstreet girl); gli arrangiamenti si fanno più elaborati e le melodie assumono maggior rilievo, senza perdere tuttavia niente dell’impatto del suono dei Social Distortion.
Dopo quel disco una major, la Epic, li accolse nella sua scuderia e, sotto la sua ala protettrice, uscirono l’album omonimo del 1990, il successivo “Somewhere between heaven and hell” (due ottimi dischi “rock” che portarono un buon successo alla banda di Ness) e il bellissimo “White light, white heat, white trash” del 1996. Quest’ultimo lavoro segna un ritorno del gruppo a sonorità più dure e sarà anche l’ultimo frutto della collaborazione con la Epic.
Nel 1999 Mike Ness si cimenta nella carriera solista e incide due dischi (ottimi anche questi, tanto per cambiare) ancora più vicini al country, al folk e al rock rispetto ai lavori con i Distortion, ma il tutto rielaborato con il suo stile inconfondibile.
L’anno successivo muore il chitarrista Dennis Danell a causa di un aneurisma cerebrale ma la band, fortunatamente, non morì con lui; dopo qualche anno di dolore e ripensamenti uscì “Sex, love & rock’n’roll”, un album eccellente,  ispirato e sofferto, vecchio sano punk rock in classico Social Distortion style. 
L’ultimo lavoro “Hard times and nuresry rhymes” è stato sfornato solo pochi mesi fa, e giusto per rispettare l’abituale alternanza dei cicli ai quali ci hanno abituato, come le stagioni che si avvicendano, segna un ritorno a sonorità orientate al rock classico, con la presenza addirittura di una sezione fiati, ma con la solita, impagabile, classe.

In memory of Dennis Danell:


Gli “oggetti” da avere a tutti i costi sono parecchi (con i Social Distortion non si sbaglia ad acquistare a scatola chiusa), ma se proprio non si vuole esagerare sono da fare propri almeno i primi due dischi, white trash e sex, love & rock’n’roll.
Mommy’s Little Monster - 1983


Prison Bound - 1988


Social Distortion - 1990


Somewhere Between Heaven and Hell - 1992


Mainliner: Wreckage from the past - 1995 (raccolta di materiale del primo periodo della band, epoca “Mommy’s Little Monster” e giù di li)


White LIght, White Heat, White Trash - 1996


Live at the Roxy - 1998 (l’unico live ufficiale della band)


Sex, Love and Rock’n’Roll - 2004


Live in Orange County - DVD - 2004


Greatest Hits - 2007 


Hard Times and Nursery Rhymes - 2011











Gli album di Mike Ness da solista:















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