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Bochesmalas

lunedì 2 dicembre 2013

Dischi e discoboli - prima parte





Prima parte: La lotta con la Bestia (contiene alcune recensioni, non solo cazzate)


In questo periodo grigio e cupo, con il disastro in Sardegna, dove l'acqua e lo scempio del territorio da parte di speculatori, politici corrotti e condoni selvaggi, ha avuto come risultato una vera e propria strage degli innocenti, e con le scene pietose del tragicomico teatrino della politica che dimostrano ancora una volta che i problemi che affliggono l'Italia sono da ricercare nel nostro DNA, non c'è assolutamente niente da fare; ogni volta pare che si sia già raggiunto il fondo e, invece, si riesce incredibilmente ad andare sempre più giù, oltre ogni immaginazione (vedi aumento dell'IVA, la vicenda incredibile dell'IMU, i terribili Alfaniani sbarcati sulla terra, la storia infinita di Berluskoni e i suoi discepoli, i nuovi casi di magna-magna e spese assurde con i denari dell'allucinante finanziamento pubblico ai partiti...)

In questo periodo grigio e cupo, dicevo, agli umani che popolano gli spazi virtuali come questo rimangono solo due possibilità: o ci si ferma a piangersi addosso e si appendono penna, computer e idee al chiodo, o si cerca di andare avanti ugualmente, in attesa che qualcosa che non potrà mai cambiare cambi ugualmente...magari grazie all'intervento degli alieni.
Io ho scelto di continuare sulla mia strada, nonostante l'inkazzatura verso questa infame classe politica di ogni colore, assolutamente impossibile da tenere a freno, e che spinge a trasformare un blog come questo, dove si sono sempre trattati argomenti relativamente quieti e pacifici, quali arte, musica, libri o viaggi, in uno spazio quasi eversivo. Ogni tanto questa Bestia che cova dentro viene fuori e s'impossessa di qualche decina di righe in queste pagine ma, anche se è dura, molto dura, cerco di tenerla a freno e provo a stare dentro i margini del tema di questo blog.

Dopo questo breve sfogo che non c'entra assolutamente nulla con l'argomento di questo post (come quasi sempre, del resto, ma non è colpa mia, la causa di tutto ciò è la Bestia di cui sopra) veniamo al dunque... Qui sono riunite alcune micro recensioni di album appena usciti (Arcade Fire, Anna Calvi, Belgrado, Carcass, Falkenbach e Nightfall) e un paio relative a materiale risalente a un paio di anni fa (Os Estudantes e Fukpig). Sono tutte frutto degli sforzi per tenere a bada la Bestia e, anche se piccole e incomplete, potrebbero ritornare utili a qualcuno, giusto per farsi un'idea di cosa ci si può aspettare acquistando o scaricando uno di questi album. 
Io, come sempre, prima di recensire un disco lo acquisto, solo in qualche raro caso ho comprato l'album in un secondo tempo, ma questo è dovuto in genere alla scarsa reperibilità dell'oggetto in questione. Di solito preferisco le versioni in vinile, quando esistono, e, purtroppo questa fissazione comporta un esborso maggiore di denari, a meno che si tratti di materiale totalmente immerso nell'underground e nel D.I.Y.
Tutte queste nano-recensioni avrebbero meritato di crescere e, soprattutto, di stare in solitario, con tanto di nomi e cognomi lassù in alto, nel titolo. Purtroppo per i protagonisti e creatori di queste opere non è andata così e sono finiti dentro questo polpettone indigesto, dove anche i lettori si troveranno spaesati e armati di bottiglietta di Maalox (difficilmente chi apprezza gli Arcade Fire o Anna Calvi gradirà i Fukpig o i Carcass, e viceversa). Questi dischi sono stati riuniti come in una sorta di mega offerta promozionale adeguata al tempo di crisi.
Prima di procedere chiedo preventivamente scusa agli artisti e ai pochi lettori rimasti, con la speranza che il discobolo del titolo (che...ehm...sarei io) riesca a far conoscere questi album a più persone possibili, e che queste ultime riescano ad apprezzare questi suoni, vari e diversi, ma tutti di ottima qualità e che, magari, acquistino i relativi vinili o cd (il mercato discografico anoressico ringrazierà adeguatamente).




Gli Arcade Fire hanno voluto fare le cose in grande con un doppio album ambizioso e impegnativo; 14 ottime canzoni condite con spezie di ogni tipo: disco, elettronica, synth pop, indie rock, pop e un po’ di tutto quello che il market della musica, indipendente o no, può offrire. Il ritmo non manca sia in versione dance-afro-funk sia in salsa indie punk come nella parte finale del primo disco, con Normal Person e You Already Now e, soprattutto, la trascinante Joan of Arc che chiude in modo sublime il primo atto. 
Nel secondo disco l’elettronica prende il sopravvento e la qualità resta elevata, nonostante manchino brani esplosivi come la titletrack o la succitata Joan of Arc.







Il suo primo disco omonimo è stato una delle più gradite sorprese del 2011; un album folgorante come forse solo i primi dischi di PJ Harvey erano riusciti fare nello stesso ambito musicale. One Breath è secondo album di Anna Calvi, fresco di stampa con la sua splendida copertina e le sette note plasmate e riordinate con gran classe negli undici brani in scaletta. Il disco perde un po’ dell’urgenza e dell’effetto novità presenti nel primo album, ma guadagna in esperienza e maturità; scivola via piacevolmente con ballate molto riuscite (Sing to Me) o brani dall’impronta rock (Love of my Life). L’atmosfera creata dalla cantautrice inglese è notturna ed elegante con fiumi d’inquietudine che scorrono in lungo e in largo. In buona parte dei brani si alternano momenti di pacifica quiete a scariche elettriche e sprazzi carichi di tensione.








Markus Tümmers, alias Vratyas Vakyas, ha pubblicato in questi giorni il sesto album ufficiale della sua creatura Falkenbach. Come quasi tutto quello che è scaturito dalla sua mente in perenne ebollizione, anche il nuovo “Asa” è un magnifico affresco di suoni e atmosfere senza tempo. Anzi, forse con questa opera il polistrumentista tedesco è riuscito a immortalare in studio di registrazione uno dei suoi massimi apici creativi (Provate a dare un ascolto alla splendida Eweroun e a riuscire a non entusiasmarvi, o a lasciarvi trasportare in un viaggio nel tempo grazie alle meraviglie acustiche di Urfistanan Folk). Le nove tracce in scaletta riprendono con grande maestria tutto l’armamentario dei Falkenbach: folk acustico, black metal, epic e viking metal, parti melodiche e parti estreme, voci pulite e growl. Un capolavoro!







Un altro disco molto atteso, per quanto mi riguarda, è il secondo lavoro degli spagnoli Belgrado, una band dark punk che aveva suscitato l’interesse di molti appassionati con il precedente e ottimo album omonimo. Le coordinate sonore di “Siglo XXI” sono più o meno le stesse del suo predecessore, la band di Barcellona ha solo affinato l’amalgama sonoro. La band fa parte della nuova scena Death Rock che pesca, in percentuali differenti a seconda dei gusti e della sensibilità dei diversi musicisti, sia dal classico death rock americano, sia dal gothic rock e post punk come dall’anarcho-punk di origine inglese. 
in questo caso i Belgrado hanno centrato l’obiettivo alla perfezione e sono riusciti anche a scrollarsi di dosso buona parte dei riferimenti ai soliti grandi nomi della scena. La voce della cantante, poi, è molto interessante e riesce a dare un’impronta personale alla musica dei Belgrado (alcuni brani sono cantati in polacco, sua lingua madre). 








I Carcass sono tornati in sala operatoria con il nuovissimo Surgical Steel a distanza di dodici anni dal discusso “Swansong” che aveva messo fine alla prima incarnazione della band. Fortunatamente, però, Bill Steer e Jeff Walker, con i nuovi Daniel Wilding e Ben Ash in formazione, non hanno ripreso il discorso da quel disco ma sono andati a ritroso nel tempo sino a Heartwork e oltre. 
Surgigal Steel è una gran bella botta di death metal più o meno melodico, con grandi passaggi debitori dell’heavy metal classico e assalti degni del feroce gore-grind da anatomia patologica con tanto di cadaveri in decomposizione, colate di sangue e, soprattutto, grande musica.
Un ritorno spettacolare, oltre ogni più rosea aspettativa.







I Nightfall da Philadelphia prima di questo “Fear,” pubblicato quest’anno, avevano rilasciato due ottimi antipasti in formato 7” tra il 2006 e il 2010. Questo nuovo, interessantissimo, disco contiene 15 violente mazzate di feroce d-beat, Raw Punk in parte influenzato dall’hardcore giapponese e svedese, ma con ottima personalità, suoni potentissimi, ritmi vorticosi e tanto rumore.
Uno dei migliori dischi punk pubblicati quest’anno.
Da ascoltare a volume adeguato.






Un disco (anzi tre) non nuovissimo, ma assolutamente imperdibile è il secondo lavoro dei Fukpig “Belief is the Death of Intelligence,” pubblicato nel 2010 in sole 300 copie (100 su vinile e 200 su compact disc). I Fukpig sono una band di Birmingham, in Inghilterra, nata come progetto collaterale da membri di altri due grandi band estreme quali gli Anaal Nathrakh e i Mistress. Rispetto alle più note formazioni dalle quali i Fukpig hanno preso vita, qui s’inserisce nel contesto di metal estremo, in comune con le band madri, una forte componente crust punk hardcore o, come meglio preferiscono definirla loro, Necropunk.
Il disco è un ferocissimo assalto a base di grindcore, d-beat, black, death e crust, assolutamente devastante, oscuro e malefico, che garantisce una mezzora di rara intensità.
Gli altri due album (“Spewings from a Selfish Nation” del 2009 e l’ultimo “3,” pubblicato sul finire del 2011) non sono da meno e, oltretutto, sono più facili da trovare (nel sito della Devizes Records). Ma “Belief is the Death of Intellingence” è semplicemente un capolavoro assoluto, uno di quei dischi che meritano di essere portati con sé in un isola deserta. 

Un ringraziamento speciale a Paul Kenney.









Un altro gioiello raro (anzi rarissimo) è l’incredibile disco d’esordio dei brasiliani Os Estudantes, denominato in modo geniale “Àlbum.”
Oltre a questo disco gli Os Estudantes hanno all’attivo altro ottimo materiale: l’Ep “Perdao” del 2010 e il recente “Pedras Portuguesas Na Sua Cabeça” del 2012.
Questo bellissimo vinile giallo è stato stampato in sole 100 copie nel 2007, e quando si poggia sul piatto garantisce una goduria assoluta a base di hardcore e punk dei tempi d’oro di origine americana, con un tocco originale dovuto alla lingua portoghese e al gran tiro di cui sono capaci. Una sfilza di grandi canzoni brevi, grezze e veloci con un tiro micidiale. 
Da avere a tutti i costi (se ci riuscite).

Grazie a Titus Bresthell del mitico blog “Radio Molotov” e, soprattutto, a Mike.















Una splendida fanzine inglese che si occupa di hardcore e punk in un piacevole old style con eccellenti allegati musicali in vinile.








2 commenti:

  1. arcade fire e anna calvi hanno voluto fare dei dischi belli ambiziosi ed epici. forse hanno mirato troppo in alto, forse non sono riusciti al 100%, però comunque ben vengano album del genere...

    tra gli altri, mi intrigano i belgrado!

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  2. Sono assolutamente d'accordo con te!...forse è riuscito leggermente meglio il tentativo degli Arcade Fire, ma siamo li.
    Grazie per il tuo commento!

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